Da Perugia al Festival di Venezia: Jacopo, attore in ascesa

Il 31enne perugino Jacopo Costantini dopo tante esperienze ha debuttato nel cinema con ‘Est’ di Antonio Pisu. Ora vive a New York con la fidanzata e i sogni nel cassetto sono tanti

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di Danilo Bazzucchi

Jacopo Costantini è un attore in forte ascesa professionale, nasce a Perugia nel 1989, maturità al liceo Alessi. Proprio durante le scuole superiori si avvicina al teatro, iscrivendosi ad un corso di recitazione organizzato da Liminalia. Qui scopre il sacro fuoco per il palcoscenico, viene selezionato dalla scuola di teatro di Bologna ‘Galante Garrone’ dove si diploma nel 2010, frequenta poi l’Accademia di Arte drammatica del teatro Quirino di Roma, con Lello Arena, e a fianco dell’attore napoletano fa il suo esordio in teatro con ‘Miseria e Nobiltà’. Poi tanto teatro con la compagnia teatrale Plautino di Sarsina e con il teatro di Sacco e lo Stabile dell’Umbria a Perugia, fino ad arrivare ad oggi con il debutto al cinema con ‘Est’ e la presentazione al Festival di Venezia. Attualmente vive a New York con la fidanzata Angela, una ragazza sudcoreana di professione soprano, conosciuta a Perugia ad un concerto.

Allora Jacopo, com’è cominciata tutta la storia, come si fa a partire da Perugia ed arrivare al festival di Venezia?

«Tutto è iniziato a scuola facendo il laboratorio teatrale di Liminalia con Silvia Bevilacqua e Francesco Torchia, facevamo due ore a settimana, ma dato che a me piaceva tanto, sarei stato ore e ore a lavorare. Una volta finito il liceo ho provato ad entrare nelle migliori scuole di recitazione italiane e sono stato preso a Bologna, alla scuola di teatro ‘Galante Garrone’, pur essendo molto giovane rispetto ai miei compagni di accademia. Dopo Bologna ho fatto un altro anno a Roma all’accademia del Quirino, ero più grande e maturo e questo mi ha permesso di capire meglio i meccanismi e da qui è partito tutto perché in accademia fecero dei provini interni per una produzione nazionale teatrale e fui scelto. L’attore principale e protagonista era Lello Arena, che era anche il mio insegnante all’accademia, e con lui ho fatto una tournèe di due anni, 150 repliche in tutta Italia insieme a tutta la compagnia. Lo spettacolo era ‘Miseria e Nobiltà’ e io avevo una bella particina ero il marchesino, l’unico ruolo dove non si doveva parlare in napoletano. Dopo questo ho fatto altre lavori sempre a teatro con la compagnia teatrale Plautino di Sarsina e a Perugia con il teatro di Sacco prima e lo Stabile dell’Umbria poi. Al cinema ‘Est’ è stato il mio debutto nel circuito ‘ufficiale’, ma in realtà avevo già debuttato in un film indipendente: ‘Te lo dico pianissimo’ del regista Pasquale Marrazzo.

Quale ruolo ha avuto la tua famiglia quando gli hai detto di voler fare l’attore, voglio dire ti ha incoraggiato o magari ha cercato di dissuaderti dicendoti, come spesso accade, che è lavoro precario e che è molto difficile arrivare in vetta?

«Devo dire che i miei familiari mi vedevano molto felice sul palco e quindi non mi hanno negato questa felicità, certo questo è un mestiere che ti mette continuamente alla prova e spesso ti chiedi se il gioco valga la candela, ma devo dire che loro mi hanno sempre incoraggiato pur ricordandomi di tenere ben saldi i piedi per terra e non sprecare il mio tempo. Per mantenermi ho fatto anche altri lavori come per esempio nell’organizzazione di Perso film, un festival documentaristico».

Che idea ti sei fatto dell’ambiente dello spettacolo, per quanto lo frequenti da poco, è un ambiente selettivo, meritocratico oppure contano ancora le conoscenze e le frequentazioni di certi ‘giri’?

«Per quanto riguarda l’ultimo film ‘Est’, quello che viene presentato a Venezia, il regista, che è Antonio Pisu figlio del grande Raffaele, si è imposto dicendo chiaramente che voleva degli attori nuovi, giovani e non le solita facce, che è un po’ il problema del cinema italiano, dei volti freschi insomma. Per dire lo stesso Lodo Guenzi, pochi lo sanno, ma ha fatto l’Accademia di Udine che è molto importante e questa scelta è stata per noi una grande opportunità ed è merito del regista, anche se poi comunque abbiamo dovuto sottoporci ai provini e quindi siamo stati selezionati fra tanti. Per quanto riguarda il teatro è una cosa un po’ più complessa, devi essere la persona giusta al momento giusto, ma quel momento lo devi comunque creare e quindi dipende molto anche da te».

Ho letto che adesso vivi a New York insieme alla tua ragazza. Come mai questa decisione e che fai lì, ne approfitti per studiare o riesci a lavorare?

«È una cosa molto particolare perché lo stesso giorno che dovevo sottopormi all’ultimo provino del film mi è arrivato il visto (quello a lungo termine) per gli Usa. Quindi sono andato al provino a cuor leggero, perché pensavo: se non mi prendono vado in America. Invece mi hanno preso, ma grazie a questo tipo di visto (ho messo parecchio tempo per prenderlo) ho la possibilità di entrare ed uscire dagli States quando voglio, che mi permette di tornare in Italia a lavorare. A New York trovi lavoro molto facilmente, nei ristoranti italiani naturalmente, e quindi lavoro per mantenermi e poi studio recitazione, ho trovato un coach fenomenale che ti prepara benissimo per i provini e uno che ha lavorato con Peter Brook, con Harold Clurman, con Stella Adler. Adesso è quasi un anno che studio con lui e mi sento molto più preparato e pronto per fare i provini, più sicuro di me stesso».

Vivi insieme alla tua fidanzata: possiamo sapere come si chiama, dove vi siete conosciuti, cosa fa? Qualcosa su di lei insomma.

«La mia fidanzata si chiama Angela Jihee Kim, è una ragazza sudcoreana che 6 anni fa studiava italiano a Perugia, lei è un soprano e l’Università per Stranieri le chiese di fare un piccolo concerto in un evento che si teneva all’Accademia di belle arti a San Francesco al Prato. In questo evento avevo una parte anch’io, recitavo un paio di monologhi, ci siamo conosciuti e non ci siamo più lasciati, anche se per 4 anni è stato un amore a distanza perché io ero qui e lei a New York, l’estate lei veniva in Italia e in inverno io, tra una tournee e l’altra, andavo a trovarla in America, solo che non potevo lavorare perché ancora non avevo il tipo di visto adatto per farlo (quello a lungo termine) che invece adesso possiedo. Una volta ottenuto, ho fatto una scelta, ho pensato che a New York potevo lavorare, mantenermi e anche studiare. Tornando ad Angela, la mia fidanzata, lei è una cantante lirica e lavora al Metropolitan Opera House, anche se adesso è ferma per via della pandemia».

Ci parli un po’ di ‘Est’ (dittatura last minute) di Antonio Pisu, il film con cui ti presenterai a Venezia? Come ti sei trovato con i tuoi compagni di lavoro Lodo Guenzi e Matteo Gatta? Loro, se non sbaglio, sono alla prima esperienza sul set.

«Con Lodo Guenzi e Matteo Gatta ci siamo trovati veramente molto bene, al di là delle risposte formali e scontate, ed è merito anche questo di Antonio Pisu perché ci ha chiusi per 4 giorni in una stanza dicendoci: ‘adesso facciamo le prove dei personaggi e voi diventate amici’ e così è stato, dato che il film è un road movie che si basa sull’amicizia di tre ragazzi che si ritrovano in un viaggio più grande di loro e che ne usciranno cambiati anche nei rapporti personali».

Hai passato da poco i trent’anni, un’età giusta per fare un primo bilancio, il tuo com’è?

«Io sono una persona entusiasta di natura e quindi sono molto contento di quello che ho fatto fino ad ora, ovviamente so benissimo che devo lavorare e studiare tanto per migliorarmi, ma se guardo sotto di me posso dire di aver fatto già tante cose».

Finiamo con la classica domanda: quali sono i tuoi progetti attuali e quali futuri? Se ti chiedessi qual è il tuo sogno nel cassetto, ammesso che ne hai uno, probabilmente mi risponderesti il Premio Oscar. Restando con i piedi per terra, invece, qual è?

«Mi piacerebbe tanto lavorare per una serie tv, anche italiana. Si tratta di prodotti molto ben fatti e competitivi che ti permettono di esplorare molto di più il personaggio, a differenza di un film che è un prodotto di un’ora e mezza mentre una serie magari è fatta di 10 puntate che sono in realtà 10 films. Basta prendere come esempio Don Matteo che è un serie tv realizzata bene e con intelligenza, gli attori sono tutti di formazione teatrale. Ho conosciuto la casting director che è un’esperta di recitazione come pochi se ne trovano in Italia, quindi il mio sogno è quello di fare una serie tv, in Italia o magari in America. Prima o poi chissà».

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