Trecentomila euro: questa la cifra che una dottoressa ternana 68enne, oggi in pensione e giร in forza alla struttura di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Narni della Usl Umbria 2, dovrร versare all’azienda sanitaria a titolo di risarcimento danni. La decisione รจ stata assunta dalla Corte dei Conti dell’Umbria che ha emesso la sentenza a seguito del procedimento avviato dalla magistratura contabile. La vicenda รจ legata ad un parto avvenuto ad inizio 2009 nel nosocomio narnese, durante il quale il feto aveva subito uno stato di grave sofferenza respiratoria, riportando danni cerebrali. La conseguente procedura di risarcimento nei confronti dei familiari del nascituro si era chiusa con una transazione nell’ambito della quale la Usl Umbria 2 aveva dovuto versare 300 mila euro. Una somma che, alla luce delle risultanze delle consulenze tecniche, la procura regionale della Corte dei Conti dell’Umbria ha inteso contestare alla professionista, in ragione delle presunte responsabilitร relative all’accaduto. Conclusioni che i giudici di via Martiri dei Lager – presidente Piero Carlo Floreani, giudici Rosalba Di Giulio e Pasquale Fava – hanno fatto proprie, condannando la dottoressa a risarcire l’azienda sanitaria per la stessa somma liquidata a suo tempo con la transazione. Nel motivare la decisione, la Corte dei Conti afferma che ยซdalla documentazione versata in atti emerge come alla convenuta sia imputabile una condotta gravemente colposa che ha determinato il danno riportato dal paziente e conseguenzialmente prodotto, a cascata, un pregiudizio indiretto alla finanza pubblica. Il rischio fetale ipossico durante il travaglio, poi verificatosi, avrebbe potuto essere scongiurato da un’attivitร prudente, diligente e perita che avesse correttamente interpretato il tracciato, che manifestava chiari segni cardiotocografici di allarme. Un’azione tempestiva avrebbe certamente evitato il pregiudizio in danno del bambino, nato in condizioni gravissimeยป. Scontato l’appello da parte della difesa della 68enne che cercherร , di fronte ad una delle sezioni centrali d’appello della Corte dei Conti, di far valere le proprie ragioni.