di S.F.
«Se prendiamo in considerazione il numero di comuni, nove Regioni (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) hanno il 100% di comuni interessati da aree a pericolosità da frana P3 e P4 e /o idraulica P2; a queste si aggiungono la Provincia di Trento, l’Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania e la Sicilia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%». Questa è la base dell’edizione 2018 del rapporto ‘Dissesto idrogeologico in Italia, pericolosità e indicatori di rischio’ dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: in Umbria un’area di 8,1 chilometri quadrati sono considerati a rischio pericolosità frana molto elevato, mentre per quel che concerne la pericolosità idraulica c’è un rischio massimo per 231,8 chilometri quadrati di territorio (2,7% sul totale).
IL RAPPORTO COMPLETO ISPRA 2018
Frane e alluvioni
L’Ispra usa una classificazione a quattro livelli per il rischio frane e tre per quello idraulico. Si parte dalle prime: oltre agli 8,1 chilometri quadrati (su un totale di 8464 chilometri quadrati di territorio regionale) P4, ovvero a rischio molto elevato, l’Umbria ha ulteriori 484,8 km² P3 (area a pericolosità frana elevata), per un dato combinato del 5,8% rispetto al totale (492,9 km²). Sommando tutti i livelli (P2 e P1 sono rispettivamente rischio medio e moderato) l’area umbra coinvolta arriva a quota 1.196,5 km², il 14,1% sul totale.
Perugia e Terni
Per quel che riguarda la divisione provinciale, a Perugia – mosaicatura Ispra 2017 – le aree P4+P3 (rischi più elevati) per il rischio frane è di 357,8 km² su un totale di 6.337, poco più del 5%. Per Terni sale la percentuale: in combinata si arriva a 135,2 km² su 2.127, pari al 6,4%. Su base regionale, rispetto alla mosaicatura del 2015, si registra un aumento dello 0,1%.
Pericolosità idraulica
In questo caso il livello P3 (rischio elevato) coinvolte 231,8 km² su 8.464 totali, pari al 2,7%. La provincia perugina (rimanendo sempre sul P3) è coinvolta per 173,3 km² su 6.337, mentre quella ternana pe 58,4 km² su 2.2127; in entrambi i casi non cambia il rapporto percentuale, 2,7%. In combinata (rischio frane P4+P3 e idraulico P3) i comuni umbri con aree a rischio sono 92 su 92. Nello specifico sono 12 su 59 per Perugia (20,3% per P3 o P4) e 5 su 33 per Terni (15,2% per i livelli di maggior rischio).
Popolazione
In Umbria la popolazione a rischio residente in aree P4 per frane sono 1.137 su 884.268 (nel rapporto c’è dato Istat risalente al 2011), 15.836 per pericolosità P3; considerando tutti i livelli di rischio la percentuale è del 19,7% (173.953); in provincia di Perugia sono coinvolte 300 persone per il P4 (su 655.844), nel ternano 837 su 228.424. Facendo la somma P4+P3 il perugino si attesta all’1,7% sul totale (11.452), Terni il 2,4% (5.521).

Edifici, imprese e beni culturali
Rimanendo sulle frane, gli edifici in Umbria in zona P4 sono 689 su 238.983, aggiungendo il livello P3 si arriva a 6.671 (il 2,8% sul totale); infine il calcolo con tutti gli indici, che porta la regione a quota 48.390 (20,2% su totale). In provincia di Perugia sono (P4) 230 su 180.702, nel ternano 459 su 58.281. Quindi le unità locali di imprese: in aree di rischio frana (P4) sono 62 su 75.262 in Umbria, numero che sale a 2.977 sommando il livello P3 (1,2% sul totale). In provincia di Perugia sono 25 su 57.104 (P4), in quella di Terni 37 su 18.158; in entrambi i casi si viaggia sotto il 2%. Chiusura con i beni culturali: in Umbria, quelli in aree P4, sono 57 su 5.667, mentre salgono a 263 unendo le P3; nella provincia di Perugia sono 27 su 4.783, nel ternano 30 su 884. Sommando tutti i livelli di rischio si arriva a 1005 per la provincia perugina (21%) e a 113 per il ternano (12,8%).