Norcia, San Benedetto: «Il monastero rivive»

Il priore, padre Benedetto Nivakoff, racconta come i monaci stanno lavorando duramente per riportare la situazione alla normalità

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di Padre Benedetto Nivakoff, O.S.B.
Priore del monastero di San Benedetto a Norcia

Ora che è passato poco più di un anno dal primo terremoto e ci avviciniamo al primo anniversario del crollo della basilica, la vita del monastero sta finalmente tornando alla normalità.

IL TERREMOTO

Dopo aver inaugurato il nuovo chiostro il 17 settembre, abbiamo trasportato nel nuovo edificio uno dei membri più delicati della comunità: Tertulliano, la tartaruga del nostro chiostro. Gli abbiamo costruito appositamente una casetta in terracotta.

I lettori abituali dei nostri aggiornamenti ricorderanno che la nostra tartaruga è qui con noi da circa 15 anni e che di solito segue il calendario monastico, va in letargo intorno al 14 settembre, giorno in cui iniziamo il digiuno, e si risveglia a Pasqua, quando festeggiamo e comincia la nuova vita.

Altri segnali di vita che tornano alla normalità sono la presenza di un impianto idraulico (prima dovevamo fare 100 metri per recarci al bagno esterno) e i rintocchi delle campane della nuova torre alle 03:15 del mattino.

Queste belle cose nella nostra vita sono benedizioni divine che però non ci impediscono di ricordare nelle nostre preghiere i bisogni di tutte quelle persone che soffrono per altri disastri e affrontano altre sfide. Notizie di terremoti, uragani, incendi e violente distruzioni giungono fino alla nostra porta. Ci invitano a supplicare l’aiuto di Dio per le vittime e per le loro famiglie.

A volte ci chiedono come facciamo ad avere notizie di tutte queste tragedie, lontani come siamo noi monaci quassù a monte. Solo i superiori del monastero usano internet, ma c’è un volontario laico che per noi raccoglie tre o quattro storie dal mondo ecclesiastico e dal mondo secolare. Queste storie vengono affisse il lunedì su di una bacheca di annunci importanti. Quando la notizia di eventi tragici arriva durante la settimana, essa viene affissa sulla bacheca della preghiera quotidiana che i monaci guardano ogni volta che entrano in chiesa. Inoltre, il flusso regolare di visitatori, le conferenze con relatori esterni, e gli articoli letti in refettorio aiutano i monaci a tenersi informati.

I pasti nel refettorio sono un’altra parte della nostra vita monastica tornata alla normalità. Dopo 11 mesi di pietanze offerte dai nostri amici del luogo, finalmente all’inizio di settembre abbiamo costruito una cucina e abbiamo ripreso a cucinarci i nostri pasti. Il menu? Uova, formaggio e pesce sono gli alimenti base perché non mangiamo carne. Questi vengono generalmente accompagnati da pasta e verdure fresche. Poi ci sono le feste nazionali, ad esempio abbiamo festeggiato il 12 ottobre con il nostro fratello brasiliano, Don Gregorio, che ha preparato una cena tradizionale della sua città.

Il legame tra il refettorio e la cappella è particolarmente tangibile in simili ricorrenze. Nella cappella preghiamo per la nostra patria, per i nostri amici e per la nostra famiglia. Nel refettorio ci rallegriamo per le benedizioni che ci sono state date attraverso loro e chiediamo a Dio di condividere le Sue benedizioni con coloro che ne hanno più bisogno.

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