L.P.
Diciotto tappe, venticinque chilometri al giorno, sentieri sparsi tra i boschi e, da un capo all’altro del cammino, due diversi mari. Dopo quello del ‘Cammino di Santiago’, umbriaOn racconta un altro viaggio.

L’impresa E’ l’estate di Andrea Tittarelli, 34 anni, due lauree e un master alle spalle oltre che una cooperativa-fattoria sociale ideata e gestita da lui per l’inserimento, non solo lavorativo, di soggetti svantaggiati e con problemi psichici. Un’estate diversa rispetto a quella di tanti suoi coetanei. Partito il 22 agosto da Portonovo di Ancona, dopo 400 chilometri a piedi attraverso i boschi e i sentieri del centro Italia, Andrea arriverà l’8 settembre a Orbetello, in provincia di Grosseto. Dall’Adriatico al Tirreno a piedi, venticinque chilometri al giorno. «E’ stata una cosa abbastanza improvvisata – racconta – aspettavo il momento giusto per tentare l’impresa, diciamo. Quest’estate c’è stata l’occasione e così, in due o tre giorni, mi sono preparato e sono partito».

In treno, lunedì mattina, è partito da Viole di Assisi dove vive e ha raggiunto Ancona. Con un autobus è arrivato a Portonovo e alle undici è iniziato il ‘suo cammino’. Si è lasciato dietro il mare e la spiaggia, la città , e si è addentrato nel bosco del parco del Conero. In cinque ore è arrivato a Osimo, la sua prima tappa. «E’ un viaggio abbastanza improvvisato, l’ho organizzato in appena tre giorni. Aspettavo questo momento da tanto tempo. Ho cercato i sentieri, mi sono fatto una mappa e sono corso a comprare uno zaino». Il suo è un cammino che mette alla prova sé stesso oltre che di concentrazione personale. Arrivato a Osimo racconta: «Dopo la prima tappa ho le gambe a pezzi, cuore e testa a mille».
Preparazione Non ci vuole una gran preparazione atletica per affrontare un viaggio del genere, spiega. Andrea cammina un’ora tutti i giorni, nel week end allunga il passo e fa trekking sul Subasio. «Ma oltre a un minimo di preparazione atletica, serve quella psicologica. E’ da lì che viene la forza e la concentrazione. Io faccio meditazione due ore al giorno, tutti i giorni. Poi serve anche il respiro e una grande forza di volontà . Dopo i primi venticinque chilometri posso solo dire che non vedo l’ora di continuare, nonostante una doccia calda e poi fredda per far ripartire la circolazione alle gambe».
Gli studi Giovane eppure con una grande esperienza alle spalle, Andrea era uno stakanovista. Assieme a due colleghi ha lanciato la filiale di banca etica del gruppo Intesa a Perugia e, nel frattempo, ha fatto nascere la cooperativa sociale La Semente. «Negli ultimi anni ho cambiato l’ottica. Lavoravo più di 12 ore al giorno, portando avanti due progetti importanti contemporaneamente. Poi ho deciso che volevo vivere un altro tipo di vita. Così ora lavoro quasi la metà e vivo meglio». Grandi responsabilità nella metà delle ore lavorative di prima «perché si può dare il massimo senza perdere tempo. Sono fortunato, mi rendo conto. Posso lavorare nello stesso settore in cui mi sono specializzato e per cui ho studiato». Dopo una laurea in Ricerca e programmazione sociale a Perugia, Andrea si è trasferito a Forlì dove ha studiato Tecniche di raccolta fondi, poi un master a Trento in Management del no profit.

Il ‘suo’ cammino Da lì «i pianeti si sono allineati – dice – e ho capito che cosa avrei voluto fare». Anche grazie alla sua esperienza familiare è nata così La Semente, una fattoria sociale e cooperativa che organizza e crea percorsi lavorativi e di recupero per persone affette da sindrome di autismo. Ma questo pellegrinaggio tra due mari e due appennini, dice, non è una fuga dalla realtà , anzi. «Il consulente del lavoro mi ha detto che dovevo recuperare ferie arretrate – racconta Andrea – così, a fine agosto, sono partito». Un percorso diverso dai tanti pellegrini, non per forza solo religiosi che, ogni anno, fanno il cammino di Santiago. «Il mio è un cammino altrettanto spirituale, ma meno ‘di moda’.
Le tappe Attraversando due Appennini e tutta l’Italia centrale ho pensato che avrei potuto attraversare sentieri ugualmente suggestivi e spirituali. Ripassando anche a casa mia, ad Assisi». Da Osimo infatti, Andrea procederà attraversando alcuni paesi delle Marche fino al confine con l’Umbria, da Nocera si sposterà ad Assisi, poi Gualdo Cattaneo, Todi, Civitella del Lago, Orvieto e poi ancora Bolsena, Onano, Sorano, Pitigliano, Manciano, Capalbio e, infine, Orbetello.
Preparazione «Oltre alla preparazione psicofisica – racconta – serve solo saper fare lo zaino. Ho comprato un quaranta litri, e ho portato via poche cose a dire il vero. Tessuti tecnici che asciugano rapidi la sera, la borraccia da due litri che prende la forma dello zaino, il poncho per evitare la pioggia. Sacco a pelo e accendino per un bivacco qualora non dovessi raggiungere la tappa prefissata un giorno». Niente bussola, i moderni ‘esploratori’ usano il Gps. «L’ho legato al braccio – dice sorridendo – è indispensabile per chi non è un esperto come me. Assorto nei pensieri rischio di perdermi, con il Gps mi sento più tranquillo».
Paure Zaino leggero, con l’indispensabile, niente musica né libri «leggo già tantissimo durante l’anno, questa è l’occasione per stare solo con me stesso e i miei pensieri. Ho portato solo un taccuino con la mia mappa e le mie annotazioni da fare in cammino». Per la notte si è segnato alcuni B&B in cui riposare, con tanto di cucina in cui poter preparare qualcosa. «Venticinque chilometri al giorno sono tanti, eppure la sera preferisco cucinare. Non ho paura – ammette – dopo i trent’anni inizia l’assestamento e l’unico mio timore è quello di fermarmi».