Cammino di Santiago: «Ti cambia la vita»

Sara Gargagli, operatrice della Croce verde di Ferentillo, ha iniziato il percorso il 30 luglio. In nove giorni ha macinato 311 chilometri e l’8 agosto è arrivata

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di Alessandra Vittori

«Fatelo perché cambia la vita». Sara Gargagli, operatrice della Croce verde di Ferentillo, ha iniziato il Cammino per Santiago di Compostela il 30 luglio. In nove giorni ha macinato 311 chilometri, esattamente la metà del tragitto completo, e il 10 agosto è tornata in Italia.

Pronti, partenza… «Il 29 luglio sono scesa dall’ambulanza, sono andata a Ciampino e ho preso il volo per Madrid. Da lì ho preso l’autobus per León». Sara ha cominciato a preparare il suo viaggio dallo scorso ottobre. Guida alla mano, ha preso la sua decisione e a febbraio ha comprato il biglietto aereo per evitare eventuali ripensamenti. «L’unica cosa che non volevo fare era comprare il biglietto di ritorno. Infatti, l’ho ‘preso’ poche settimane prima della partenza, agli inizi di luglio». Dal punto di vista fisico non ha fatto granché. «Ho iniziato il mese prima del viaggio a camminare un po’ a Terni, nelle zone di montagna. Non sono mai stata una grande camminatrice, ma dovendolo fare ho fatto una vera e propria scoperta. Ho attraversato punti della mia città e delle zone circostanti mai visti. Le zone di Borgo Rivo, Cesi, il sentiero della Croce, fino ai percorsi della Cascata delle Marmore dal lato di Collestatte», ha detto Sara.

…Via Alle 3,40 della mattina del 30 luglio Sara si è messa in viaggio. Zaino in spalla è partita con un ragazzo conosciuto a Madrid. «Sono stata baciata dalla fortuna – dice -. Era l’inizio. Ero insicura e avevo anche paura, ma l’incontro con quel ragazzo, e la partenza con lui, mi ha aiutata molto». Dopo 3 giorni passati insieme, consumando le suole delle loro scarpe, ha percorso dai 30 ai 40 chilometri al giorno, da sola.

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Da sola per scelta «È inevitabile. A un certo punto sei costretto a lasciare chi incontri, ma io l’ho fatto anche per scelta». Sara aveva deciso di affrontare questa esperienza da sola e così ha fatto. «Metto un punto alla mia vita e ricomincio», questo il ‘motto’ che l’ha spinta a partire. Voleva affrontare una cosa nuova, esplorare la sua interiorità, ma anche mettere alla prova il rapporto con il suo fisico. «Volevo conoscermi, capire fino a quanto potevo forzare e quanto no. Mi sono spinta troppo oltre molte volte. Appena sono tornata a Terni, infatti, sono dovuta ricorrere alle cure del pronto soccorso perché avevo una gamba talmente gonfia che temevo una flebite o un trombo, invece era solo causa dello sforzo». Ma non è tanto il rapporto con il proprio fisico a cambiare, quanto il rapporto con se stessi.

«Un’esperienza che cambia la vita» Sara è buddista perciò non ha deciso di affrontare questo lungo percorso mossa da una spirito profondamente cristiano, ma di una cosa è certa: «È un’esperienza che cambia la vita, dal punto di vista umano e morale». Tutto mentre sei in viaggio cambia, ha spiegato, si mette in discussione la propria vita, si rivaluta tutto, si iniziano a capire le piccolezze che si hanno intorno tutti i giorni di tutta la vita e che, solitamente, non vengono notate, e quindi non sono neanche apprezzate». Ma non finisce qui.

Conoscere te stesso Il percorso di permettere di fare una vera e propria scoperta: te stesso. «Camminare da soli fa riflettere e fa capire molte cose di noi stessi», dice Sara. «Moltissime volte mi sono ritrovata a inveire contro me stessa a voce alta, una volta ho fatto anche finta di parlare al telefono per non farmi prendere per matta, ma la maggior parte delle volte c’ero solo io in quella lunga lingua d’asfalto». La paura di partire da sola, i punti che voleva raggiungere, è riuscita in tutto. «A volte volevo smettere, prendere un taxi e tornare in aeroporto, ma ho resistito. Un giorno è stato tremendo; ho sbagliato strada e ho percorso 8 chilometri in più sotto una pioggia torrenziale. Arrivata a Sarria volevo solo un albergo a quattro, cinque stelle, non meno, con tutti i comfort. L’ho trovato – racconta-. L’ingresso però era vicino a quello dello ostello parrocchiale. Volevo solo essere coccolata dall’agio e dal benessere, ma ho scelto l’ostello».

Tappi per le orecchie Viaggiare ti permette di conoscere te stesso, ma anche tante altre persone, ma soprattutto tante culture diverse dalle tue. «Tutte le notti dormi nelle camerate degli ostelli, in cui, insieme a te, ci sono minimo 14 persone. Con loro devi condividere tutto, diverse culture, ma soprattutto diversi odori. Devi anche imparare a fidarti, anzi devi scegliere di fidarti. Tu sei in quella stanza con 14 sconosciuti e tutto quello che hai di più prezioso, il tuo zaino, è lì, incustodito. Ma il clima che si instaura è un clima di assoluto rispetto. Dopo 5 minuti che hai conosciuto una persona è come se la conoscessi da tutta la vita e inizi a raccontarle tutto e a dividere tutto, anche il russare di tutti quelli che sono con te. Nella notte c’erano momenti i cui i tappi per le orecchie iniziavano a volare da tutte le parti».

Tutto bellissimo, o quasi Tutte le città che Sara ha incontrato sul suo cammino l’hanno affascinata, così come è rimasta stupita dall’atteggiamento delle persone del posto. Tutti sempre allegri e accoglienti, racconta, ma una cosa non le è piaciuta: gli ultimi 10 chilometri del percorso. «Dall’aeroporto di Santiago al centro della città sembra ci camminare nella zona industriale di Terni, vicino all’inceneritore. Per fortuna erano gli ultimi chilometri».

L’arrivo «Ho tenuto duro e anche se verso la fine in molti si sono offerti di portarmi lo zaino, vista la situazione della mia gamba, ma non ho mai accettato. Dovevo farcela da sola e poi lo zaino è stato il mio unico compagno di viaggio, senza mi sarei sentita totalmente persa». Arrivata nella piazza centrale ha slacciato le cinghie, l’ha buttato in mezzo alla piazza, si è sdraiata e le lacrime hanno iniziato a scorrere sulle sue guance.

Il mal di cammino «È come il mal d’Africa. Il mal di cammino esiste. Io lo provo da quando sono tornata in Italia. Parti e devi confrontarti con la tua vita, durante ti rendi conto che tante cose che fai le fai perché bisogna vivere, ma non vale la pena farle. Io sto cercando di cambiare – dice Sara -. Dopo il cammino fisico inizia quello mentale. E fatelo, fatelo, fatelo, perché cambia veramente la vita».

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