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Home » È proprio il caso di riaprire le scuole?

È proprio il caso di riaprire le scuole?

di Redattore
4 Gennaio 2021
in Apertura 5, Coronavirus, Cultura, In evidenza
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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di P.C.

Aggiornamenti: L’Umbria verso il rinvio

Se lo stanno chiedendo un po’ tutti e ora, dopo settimane di confronti sui trasporti, esce allo scoperto pure l’assessore Luca Coletto, non esattamente uno qualunque: è proprio il caso di riaprire le scuole il 7 gennaio?

SPECIALE COVID – UMBRIAON

L’annuncio disatteso

La considerazione nasce dopo settimane in cui fra i dirigenti regionali di sanità e trasporti, quelli della scuola e larga fetta dell’opinione pubblica, si discute sulle modalità attraverso le quali far tornare in classe i ragazzi, dopo che la ministra Lucia Azzolina, prima di Natale, aveva annunciato gaudente l’accordo per il rientro in classe, con «misure specifiche, territorio per territorio, e subito operative», coinvolgendo anche il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che sottolineava il lavoro delle prefetture, per «definire modelli organizzativi condivisi». Anche il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, sottolineava come la priorità del governo fosse «riportare in aula dal 7 gennaio anche gli studenti delle scuole secondarie». Peccato che subito dopo, quando si è capito che nel periodo natalizio i dati dei contagi, anziché scendere, cominciavano a risalire, si è cominciato a nutrire più di qualche dubbio.

Il primo piano del governo

Si ricominciò quindi a fare percentuali – ora 75%, ora 50% – condendo il tutto con una serie di misure per limitare gli assembramenti dentro, ma soprattutto fuori le scuole: la differenziazione degli orari di ingresso e di uscita dagli istituti scolastici, articolata in due fasce (prevalentemente 8-14/10-16); la flessibilità in entrata (ad esempio, 7,45-8,00; 9,30-9,45); l’articolazione delle attività didattiche in 6 giorni, con frequenza il sabato, a turno; la riduzione a 45/50 minuti delle lezioni. Per i trasporti, sulla base di una intesa in conferenza unificata, deciso un piano di finanziamento per consentire di supportare la riapertura garantendo il distanziamento all’interno delle vetture.

La rivalutazione dopo il decreto Natale

Nel periodo dal 7 gennaio al 15 gennaio 2021, la percentuale è stata ridotta al 50%. In particolare, in Umbria, si è a lungo dibattuto sugli ingressi scaglionati 8-10 (50% degli studenti alle 8 e 25% alle 10). Confermati i servizi aggiuntivi ai trasporti con bus riempiti solo al 50% della capienza, mezzi aggiuntivi rispetto all’ordinario e la possibilità di utilizzare una app per prenotare il posto. Questo ad oggi. E, si spera, dal 7 al 15. Poi dal 16 gennaio, col nuovo Dpcm, si vedrà.

I dubbi di Coletto (e non solo)

Ora arriva la presa di posizione di Luca Coletto che, appena dimesso dall’ospedale per Covid, ha avuto modo di riflettere a lungo e probabilmente anche per questo è arrivato a un’uscita tranchant: «Bisogna scegliere se salvare vite o riaprire le scuole», ha dichiarato al Corriere dell’Umbria. Meno tragico ma sulla stessa linea il dirigente scolastico perugino Silvio Improta che, sempre dal Corriere, pur nella convinzione della opportunità di riportare gli studenti sui banchi, nutre forti perplessità sulla ripartenza delle superiori, sottolineando come al primo caso tutto tornerebbe in discussione e auspicando una riformulazione dei protocolli nell’obiettivo come, ad esempio, fatto nel mondo del calcio.

Anche i sindacati perplessi

Mentre la Gilda dice no all’ingresso unico e sì agli scaglionamenti («L’ingresso unico alle 8 riproporrebbe l’identica situazione già verificatasi in settembre-ottobre, con un rischio di contagio elevato per gli insegnanti, gli alunni e le loro famiglie e la certezza di dover richiudere le scuole dopo poche settimane»), Flc Cgil e Rete studenti medi Umbria ribadiscono che la differenziazione di ingressi e uscite non è praticabile («Le fasce proposte a priori dalla Regione non considerano i problemi della comunità scolastica, le difficoltà di carattere organizzativo, le differenti esigenze di natura didattica, da cui dovrebbero, invece, discendere i profili orari possibili»).

Il post dell’assessore Fioroni

Dopo il no del’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, arriva anche quello del collega di giunta, Michele Fioroni. «Sarebbe auspicabile – spiega l’assessore con le deleghe economiche – che il governo valuti con attenzione l”opportunità della riapertura delle scuole in presenza il 7 gennaio, un orizzonte temporale troppo ristretto, che non consentirebbe nemmeno di valutare eventuali effetti di contagio dovuti alle festività, nonostante le chiusure previste. Basterebbe solo un po’ di buon senso. Aspettare almeno 15 giorni per capire l’andamento dei contagi derivanti dalle festività, magari ipotizzando il terminare il primo quadrimestre in dad». Fioroni, che specifica di parlare a titolo personale, prende anche le distanze dallo stesso Coletto: quest’ultimo aveva spiegato che il vero problema è quello dei trasporti scolastici. Così Fioroni: «Ridurre il problema dei contagi al solo settore dei trasporti è un errore, ignorando del tutto alcune dinamiche nei flussi degli studenti da casa a scuola e da scuola a casa».

«Taxi e Ncc per integrare trasporto pubblico locale»

Il capogruppo della Lega in Regione, Stefano Pastorelli, segue l’input di Coletto: «Alle condizioni attuali il rientro in classe il 7 gennaio rischierebbe di compromettere un delicato equilibrio, come già accaduto dopo la riapertura del 14 settembre. Non possiamo permetterci di vanificare i tanti sacrifici fatti dai
cittadini umbri durante le festività e gli sforzi profusi dal sistema sanitario regionale per giungere a risultati positivi in termini di numero di contagiati e indice Rt. Non siamo solo noi a pensarla così, ma molte regioni, anche quelle guidate dalla sinistra, hanno palesato dubbi sull’effettiva possibilità di garantire la didattica in presenza in piena sicurezza e lo stesso hanno fatto i sindacati nazionali del mondo della scuola. Torniamo a ribadire la necessità da parte della Regione Umbria di stipulare convenzioni con i titolari di taxi e Ncc (noleggio con conducente), al fine di integrare il trasporto pubblico locale, per garantire sia la mobilità che la sicurezza anti contagio».

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