«Ecco perché ho fatto quel dito medio»

Intervista video all’uomo (non un ‘ragazzotto’ come lo avevamo definito) di cui abbiamo parlato la settimana scorsa. Pubblichiamo anche la sua lettera aperta

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Lo avevamo definito ‘ragazzotto’, in realtà è un uomo maturo (ha quasi 50 anni) con l’anima ribelle e una vita incredibile, che ci ha raccontato solo a telecamere spente.

In questo periodo è a Perugia e fa il rider. E quel giorno, viaggiando contromano col suo scooter, ha fatto il dito medio alla Google Car.

Un gesto che ha dato la stura a mille interpretazioni, a cui lui, in forma anonima, ha voluto rispondere con una lettera. Ce l’ha consegnata concedendoci anche un’intervista video.

Ci ha anche raccontato che lui con Google Maps ha in realtà un rapporto bellissimo perché lo aiuta molto nel suo lavoro e perché, grazie a street view, ha ritrovato una foto della nonna affacciata al balcone (e ce l’ha mandata per mostrarla).

Il resto potete ascoltarlo dalla sua voce nel video e leggerlo nella lettera che ci ha inviato.

IL DITO MEDIO A GOOGLE CAR – LEGGI

La lettera

Sembra di essere ritornati al 2006. Magari, aggiungo io, perché sicuramente si stava meglio di adesso. Avevamo appena vinto i mondiali di calcio ed il mondo aveva bisogno di sapere cosa avesse realmente detto Materazzi a Zidane per meritarsi quella testata. Io non ci scriverò un libro. Ho altro da fare. Tutti hanno dato per ovvio e scontato che quel gesto fosse rivolto alla Google Car.

Mi chiedo come mai nessuno si sia posto il dubbio che magari, affacciato alla finestra della propria abitazione in Via Fabretti, ci fosse un mio amico che di solito saluto mostrandogli il dito medio? Perché alcuni ne hanno tratto occasione per riversare su Perugia e sui perugini le proprie frustrazioni e le proprie insanabili inferiorità. Altri, per esprimere giudizi di altissima moralità, quando probabilmente annoverano nel loro armadio scheletri ben peggiori.

Altri ancora, per lamentarsi di come un gesto del genere possa meritare le luci della ribalta, non accorgendosi di aver contribuito, con il proprio like o il proprio commento, ad alimentarne la tanto biasimata viralità: la cosiddetta amplificazione. Un applauso a chi, con il proprio commento, ironicamente ed al solo scopo di farsi una risata, l’ha fatta fare anche a me.

Per tutti gli altri, provo un’immensa compassione. La libertà d’espressione tutela proprio questo tipo di persone, persone che altrimenti non avrebbero alcun valido motivo di vedere pubblicato il proprio sterile pensiero. Persone che neppure si rendono conto di spargere odio gratuito, di perdersi in un qualunquismo fine a se stesso, molto più grave e biasimevole di quel dito medio.

Ma ci sono sempre il Covid ed il conseguente lockdown su cui scaricare, di questi tempi, le responsabilità delle proprie insensate azioni. Siete fortunati!!! Ed allora, se proprio dobbiamo trovare un destinatario di quel dito medio, credo che a meritarselo siano tutti coloro che, con i propri odiosi commenti, ne hanno tratto occasione per dare il peggio di se, dimostrando ancora una volta, semmai ve ne fosse bisogno, che il web può facilmente diventare uno strumento di diffusione dei peggiori sentimenti umani, qualora utilizzato impropriamente.

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