Elettrocarbonium, Mise ‘dimentica’ Sgl

Terni, doccia fredda dopo la notizia della convocazione del vertice: il governo non ha invitato la multinazionale e tornano i dubbi

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Nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo che è arrivata la doccia fredda. La convocazione per il 19 gennaio, arrivata martedì da parte del Ministero dello sviluppo economico, per un vertice nel quale discutere del possibile futuro dell’Elettrocarbonium di Narni, è monca.

Manca Sgl Il Mise, infatti, ha spedito un invito in meno rispetto al previsto: sono stati infatti convocati gli enti locali, l’Elettrocarbonium e i sindacati, ma non la Sgl. E non è un segnale incoraggiante, visto che la multinazionale aveva chiaramente detto di non essere interessata a discutere ed a trattare sui possibili costi di bonifica del sito: Sgl ha messo in preventivo circa 7 milioni di euro, ma per sborsarli vuole una dichiarazione che la liberi da ogni possibile futura richiesta.

Il sindacato Fabrizio Framarini, segretario regionale della Femca Cisl è perplesso: «Sinceramente è difficile, al momento, esprimere una valutazione su questa decisione del Mise – spiega – e voglio solo augurarmi che si voglia utilizzare il tempo che manca, fino al 19, per convincere Sgl a sedersi al tavolo ministeriale. Altrimenti rischiamo di andare a Roma a fare una scampagnata senza nessun valore pratico».

La Regione Il vice presidente della regione Umbria, Fabio Paparelli, prima che questo emergesse, martedì ha detto  in consiglio regionale che «ci sono stati due contratti fino al 31 dicembre 2015, che hanno attribuito in comodato d’uso lo stabilimento e gli impianti alla Elettrocarbonium, condizionandone l’efficacia alla sottoscrizione di un accordo di programma che definisse le vicende ambientali e le prospettive industriali e di continuità produttiva del sito».

La storia Paparelli, intervenendo in aula su richiesta del consigliere Eros Brega (Pd), ha spiegato che «la conferenza di servizi attivata per la definizione delle procedure e obbligazioni di natura ambientale ha ritenuto di dover richiedere alla Sgl ulteriori approfondimenti rispetto al piano presentato. A tale fine è stato assegnato il termine del 15 febbraio nella prospettiva della successiva sottoscrizione dell’accordo di programma e quindi della risoluzione della clausola sospensiva contenuta nei contratti originariamente stipulati. Il 4 gennaio 2016, dopo numerosi incontri convocati dalla Regione e dopo fitta corrispondenza tra le parti, Sgl ha trasmesso ad Elettrocarbonium la richiesta di riconsegnare gli stabilimenti nel termine di 20 giorni».

Il vertice Il vice presidente della Regione ha poi sottolineato che «la Regione ha fatto la propria parte concedendo 140 mila euro di incentivi per la riassunzione di parte 70 occupati attuali e 1,4milioni per possibili investimenti che però l’azienda non ha ancora utilizzato. Obiettivamente è interesse delle imprese coinvolte e del territorio che si addivenga ad una soluzione che passi attraverso la stipula dell’accordo di programma evitando la deindustrializzazione e gli impatti occupazionali dell’area e consentendo il rispetto degli obblighi sulla base del rispetto delle norme vigenti. La richiesta di restituzione del sito ci ha indotto a chiedere una urgente convocazione del tavolo nazionale per ricercare soluzioni utili a salvaguardare la continuità produttiva e i livelli occupazionali. Non spetta certo alla Regione in generale inserirsi nei rapporti contrattuali tra due imprese. Serve un piano industriale per sostanziare la prospettiva produttiva comunque ci deve essere un rispetto rigoroso delle norme sulla bonifica. Dobbiamo tenere insieme la necessità del rispetto delle norme ambientali con la salvaguardia del sito e dei posti
di lavoro».

Brega-Liberati  Sulla relazione di Paparelli sono intervenuti Eros Brega (Pd): «Aspettiamo la convocazione del tavolo nazionale al ministero e rinviamo il dibattito sull’argomento alla prima seduta utile dell’assemblea. L’impegno prioritario sarà comunque di salvaguardare i 70 posti di lavoro rimasti»; e Andrea Liberati (M5S): «Abbiamo incontrato a Narni delle persone coinvolte nella vicenda, che ci hanno manifestato forte malessere. Abbiamo compreso che un Piano industriale non c’è. Tre giovani sono stati già licenziati. Va fatta chiarezza anche sul profilo ambientale. Esiste un problema enorme con la trielina, che in un campione ha superato di 12.800 volte la soglia massima. Il ferro è anche 30 volte oltre la soglia. La bonifica non può essere messa in secondo piano. Dobbiamo evitare di fare false promesse, che poi vengono al pettine».

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