Elettrocarbonium, politica scatenata

Narni, Sel-Sinistra italiana e Forza Italia all’attacco dopo la definitiva conclusione dell’avventura di Michele Monachino

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Nella giornata di giovedì era arrivato l’annuncio di Sgl: «Da parte nostra non siamo più disponibili ad intrattenere alcuna trattativa con alcun soggetto che sia in qualunque modo collegato o collegabile a Elettrocarbonium e desideriamo confermare che stiamo per agire nelle sedi competenti per rientrare finalmente in possesso del nostro sito industriale». Adesso parla la politica locale.

Michele Monachino

Michele Monachino

L’accusa «Sel-Sinistra Italiana di Narni esprime grande insoddisfazione per il mancato accordo tra le parti per la procedura amministrativa di licenziamento collettivo dei lavoratori dell’Elettrocarboium. Questo testimonia, se ancora ce ne fosse stato bisogno, l’incapacità e l’irresponsabilità dell’Elettrocarbonium, che deve al più presto pagare le spettanze ancora dovute ai lavoratori e abbandonare immediatamente il sito industriale, affinché le istituzioni possano creare le condizioni per ricercare nuovi investitori capaci di garantire un futuro industriale ed occupazionale dell’area».

«Ignorateli» Per scoraggiare Elettrocarbonium dal tentare ennesimi rinvii all’abbandono dell’area, Sel-Sinistra Italiana di Narni chiede «che i rappresentanti delle istituzioni locali, a partire dal sindaco e dagli esponenti della giunta comunale, interrompano ogni rapporto con i loro rappresentanti che hanno ormai compromesso da tempo il loro rapporto con i lavoratori e la città».

Sgl Carbon 1

Uno sciopero

Le colpe Sergio Bruschini (Fi), presidente commissione garanzia e controllo del consiglio comunale di Narni, fa notare che «abbiamo assistito all’ennesimo fallimento. Solito comunicato laconico di commiato e di possibili soluzioni di là da venire. La vicenda purtroppo per i lavoratori e la città si avvia ad un epilogo sul quale solo il tempo e un’analisi più approfondita dei vari passaggi chiariranno di chi è la responsabilità. A meno che non si chiuda all’italiana: tutti colpevoli e quindi nessun colpevole. Ovvio parliamo di responsabilità politica nella conduzione della vertenza».

La sicurezza Bruschini, però, mette in risalto anche un altro aspetto: «Ora la fabbrica comunque rimane e con essa rimangono macchinari e prodotti necessari ai processi di lavorazione. C’è necessità di garantire comunque la sicurezza degli impianti. Diverse situazioni sono già state segnalate e vistosamente evidenti, vedi le segnalazioni luminose (ormai spente da tempo; ndr) della ciminiera. Poi non ci sono anche serbatoi della pece, serbatoi di oli e sostanze varie necessarie ai processi di lavorazione ancora presenti e stoccati in fabbrica? I sistemi di protezione e antincendio sono controllati e funzionanti? Coloro che ancora sono presenti nell’impianto, impiegati e dirigenti hanno ancora garantito il rispetto degli ambienti di lavoro? Acqua potabile servizi igienici? I sistemi di controllo delle acque reflue gli scarichi a fiume sono controllati e a norma?». E si rivolge ai sindaco, Francesco De Rebotti: «In qualità di massimo responsabile della salute e sicurezza dei cittadini e del territorio ha attivato gli organi preposti al monitoraggio e controllo? Credo sia imprescindibile farlo onde evitare alla beffa anche il danno».

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