Elezioni politiche 2022: giovani fra impegno e un astensionismo che inquieta. Parlano loro

Il rapporto fra ragazzi e urne non è mai stato semplice. In questa fase però sembra prevalere la sfiducia: nonostante l’età

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di L.M.

Perché è importante che i giovani vadano a votare? La domanda merita risposte precise e approfondite. Secondo uno studio portato a termine dalla rivista Will, l’elettorato degli under 35 in Italia è di circa 10 milioni di persone, a fronte degli over 50 che coprono una fetta maggiore, pari a 26 milioni di persone. Alla luce di ciò, appare scontato come i temi dell’attuale campagna elettorale non riguardino specificamente i giovani, quanto gli interessi di un’altra fascia d’età, quella composta dalla fetta più grande di elettori.

Sfiducia

Il rapporto tra i giovani e la politica è principalmente caratterizzato da disinteresse e sfiducia, anche se la speranza è l’ultima a morire: probabilmente i giovani, e suona davvero male, non sperano più in un cambiamento. La ‘new generation’ ha ereditato dalle generazioni precedenti precarietà lavorativa, motivo per il quale oggi si parla di reddito di cittadinanza e lavori poco dignitosi. I giovani spesso vedono nella politica una scatola vuota, piena soltanto di promesse non mantenute. Che abbiano perso interesse nella politica è un dato certo, anche se, questa fase patologica non colpisce la totalità dei ragazzi: una parte di essi, infatti, si mostra attenta alle problematiche del nostro Paese. Ne abbiamo ascoltati alcuni, che hanno opinioni diverse, per farci un’idea più precisa.

Le voci

Simone: «Io a 22 anni ancora non ho mai votato, non mi è mai interessata la politica e credo che questo mi accomuni a molti altri ragazzi. All’interno della mia famiglia si parla poco di politica e non è un argomento di cui parlo spesso nemmeno con i miei amici. Alla base, almeno per me, c’è il non sentire quell’esigenza di informazione che presumo ci debba essere per argomenti del genere. L’educazione civica è una tematica che dovrebbe essere affrontata maggiormente anche nelle scuole, cosa che spesso non viene fatta o viene fatta male. Io il 25 settembre non so se andrò a votare anche se, in questo momento, capire quello che sta succedendo in Italia è importante. La situazione oggi non è ottimale, probabilmente andando a votare contribuirei a formare una classe dirigente idonea e meritevole dell’incarico assegnatogli. E anche vero, però, che ad oggi non mi sento rappresentato da nessun partito, perché le cose che dicono sono molte ma, come si dice, ‘tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare’. Nessuno dei candidati fino ad ora eletti hanno mai rispettato, o in parte, quanto promesso in campagna elettorale».

«No, non andrò alle urne – dichiara Gianmarco (20 anni) -. Purtroppo oggi come oggi non ho più stimolo nell’andare a votare, semplicemente perché non vedo nessun margine di miglioramento in nessuno dei partiti, non vedo azioni concrete di aiuto per i cittadini, per i lavoratori e per i giovani. Vedo ormai un progressivo degrado. Ho perso le speranze nella politica e questo non dipende da me; in un momento delicato come questo, dove c’è bisogno di aiuto vero per i cittadini che si trovano ad affrontare degli enormi problemi, trovo ridicolo il fatto di far cadere un Governo».

«Il 25 settembre andrò a votare – dice Gloria (21 anni) -. Quella che ci viene data è un’occasione che non tutti possono vantare, la possibilità di contribuire al futuro del Paese e, di conseguenza, al nostro. È un diritto che non va dato per scontato e che ci riguarda da vicino. Attraverso il voto possiamo esprimere la nostra opinione, stabilire in quale posto vogliamo vivere. Spesso questa opportunità viene sottovalutata, soprattutto dai giovani, forse perché l’attuale situazione ha contribuito a deporre le speranze nei confronti della politica italiana. Il nostro dovere è informarci attingendo ai mezzi che abbiamo a disposizione, decisamente fruibili nella nostra epoca storica, confidando in un imminente cambiamento. E anche in questi momenti che si fa la storia».

Andrea (20 anni) dichiara che andrà a votare perchè ritiene che, al giorno d’oggi, «il voto sia ciò che più si avvicina al concetto di interazione tra popolo e Governo. Purtroppo molti cittadini non votano e penso che l’astensionismo sia il più potente veleno per una democrazia, in quanto essa si basa proprio sull’espressione del popolo. Di solito le persone si astengono dal voto perché non si rispecchiano negli ideali politici propinati dai partiti ma, personalmente penso che la motivazione sia da ricercare nella perdita di interesse nei confronti della vita politica del nostro Paese».

Francesco (21 anni), rappresentante degli studenti all’università di Bologna, spiega: «Io faccio politica attiva nel piccolo. Nelle comunità che frequento. Penso si debba partire dal basso. Ho fatto il rappresentante degli studenti a livello regionale, in Toscana, nel parlamento degli studenti. Adesso sono consigliere nel dipartimento della mia università. Gli studenti sono i meno considerati e oggi più di ieri hanno bisogno di una voce, di un sindacato. Sono indipendente perché tale mi sento. La mia bussola è la Costituzione Italiana e chi mi ha eletto. Non so se mai entrerò in un partito nazionale. Ad oggi non mi sentirei a mio agio. Troppi compromessi al ribasso. Andrò a votare, con molta incertezza e sconcerto per le giravolte della nostra classe politica. Non posso non votare, ho 21 anni e a questa età non si può gettare la spugna. Bisogna sempre partecipare, anche se chi non vota, in un certo senso, lancia un forte messaggio, spesso frainteso».

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