Emissioni e polemiche, per Ast si parla di CO2

Ha tenuto banco nei giorni scorsi la questione relativa ai dati Arpa e a quelli dichiarati dall’azienda di viale Brin. Ma occorre fare chiarezza

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Il tema della situazione ambientale di Terni rappresenta da sempre il più ghiotto argomento di scontro politico per le opposizioni locali. A riportarlo alle cronache negli ultimi giorni sono stati diversi episodi, a partire da una dichiarazione firmata dai gruppi consiliari di M5s e Pd al Comune di Terni, in cui si sosteneva che «la situazione ambientale della città è sempre molto grave, ma le ricette di questa amministrazione continuano a vertere solamente intorno al traffico veicolare e ai caminetti domestici». Per continuare con le parole del consigliere regionale del M5s Thomas De Luca che ha ribadito all’incirca lo stesso concetto e infine con l’intervento di Federico Pasculli, del M5s che, riaffermata l’identica posizione ha aggiunto un dato in più, sostenendo che «la cosa sconcertante è che Arpa nell’inventario delle emissioni del 2015 cita 150 mila tonnellate di emissioni circa per tutto il comparto industriale ternano, mentre Ast da sola autodichiara oltre 300 mila tonnellate di emissioni dirette».

Si parla di CO2

Fare leva sul tema ambientale è del tutto legittimo da parte delle opposizioni, purché le informazioni siano corrette. Il dato relativo alle 300 mila tonnellate di emissioni che vengono autodichiarate da Ast, infatti, è riferito alle emissioni di CO2; tale inquinante, come dovrebbe essere ben noto, non ha impatti sulla qualità dell’aria su scala locale e non è da prendere in considerazione su questo specifico argomento. Le emissioni di CO2 infatti vengono annualmente soggette a formale accurata verifica da parte di enti di certificazione accreditati dal ministero dell’Ambiente e calcolate secondo quanto previsto dalla Direttiva Europea (Emissions Trading), emanata in linea con gli impegni sanciti dalla ratifica ed entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. Il dato è meglio interpretabile se lo si legge in termini di emissioni specifiche (cioè rapportate all’unità di prodotto, nel caso di Ast riferite quindi alle tonnellate di acciaio) e se paragonato a quello di altre tipologie di industrie.

La soglia imposta

Le emissioni specifiche di Ast sono infatti pari a circa 0,34 tonnellate di CO2 equivalente per ogni tonnellata di produzione, mentre la Commissione Europea ha stabilito un coefficiente di emissione per l’acciaio altolegato (come è quello prodotto da Ast) pari a 0,352 CO2/ton acciaio (Decisione 2011/278/UE); Ast è pertanto al di sotto del valore di riferimento specifico stabilito dalla UE per il settore industriale di appartenenza.

Cosa è cambiato nel tempo

Tra le altre cose da ormai più di un anno e mezzo, Ast si è dotata di un nuovo impianto per la generazione di vapore in maniera innovativa che consente allo stabilimento di elevare al 70% del totale la quota di vapore prodotto senza l’utilizzo di combustibili fossili. Contenendo i consumi di metano, Ast riduce le emissioni di CO2 in atmosfera per un quantitativo pari a 30 mila tonnellate annue. Per il proprio ciclo produttivo lo stabilimento di Terni utilizza oltre 230 mila tonnellate di vapore all’anno che, normalmente, viene prodotto con combustibili fossili all’interno di caldaie. Già dalla fine degli anni ‘80 oltre il 30% di questo vapore è prodotto attraverso recuperi di calore, evitando, per quanto possibile, emissioni in atmosfera. Con l’obiettivo di ridurre ulteriormente l’impatto ambientale e al contempo aumentare la propria sostenibilità, Ast ha individuato la possibilità di incrementare la produzione di vapore recuperato da cascami termici. Con il generatore di vapore a recupero di calore (GVR), l’azienda ha portato al 70% la quota di vapore prodotto senza l’utilizzo di combustibili fossili, evitando così l’immissione in atmosfera di grandi quantitativi di anidride carbonica. Per dare una dimensione del miglioramento apportato, le 30 mila tonnellate annue di CO2 non immesse, corrispondono ai consumi di 15 mila famiglie: dunque, è come se un terzo degli abitanti di Terni non utilizzasse più il gas naturale per soddisfare i propri fabbisogni energetici.

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