FarmaciaTerni, il Cda: «Lavoriamo gratis»

Il Cda dell’azienda mette in fila una serie di motivazioni che – a suo avviso – impediscono le modifiche statutarie e la vendita ai privati

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Il Cda di FarmaciaTerni non molla e, anzi, rilancia. Dopo aver fatto sapere al Comune che la vendita ai privati non sarebbe fattibile, rincara la dose: spiega le motivazioni e lancia una ‘provocazione’ destinata a far discutere.

Prima contestazione «L’assemblea dei soci non potrà deliberare efficacemente sulla prospettata modica dell’articolo 5 dello Statuto societario, con la quale si intende aprire la compagine sociale a soggetti privati». Secondo il Cda, infatti, la normativa vigente «stabilisce che la società in house (tale è “FarmaciaTerni – S.r.l.”) può essere costituita e mantenuta e può beneficare degli affidamenti diretti “solo se non vi sia partecipazione di capitali privati”. Orbene, la prospettata modifica statutaria, se posta in discussione e deliberata dall’assemblea dei soci, determinerà una trasformazione genetica della società con automatica la cessazione dell’affidamento diretto a “FarmaciaTerni – S.r.l.” della gestione delle farmacie in titolarità al Comune di Terni. Sicché, venuta meno la possibilità di conseguire l’oggetto sociale costituito da detto affidamento diretto, si dovrà procedere all’immediato scioglimento e messa in liquidazione della società. La cessazione dell’affidamento diretto potrebbe essere suscettibile, peraltro, di possibili ricorsi da parte di soggetti esterni che potrebbero vantare la messa a concorso delle farmacie, stante l’uso anomalo delle concessioni amministrative». 

Seconda contestazione Secondo il Cda, poi, anche l’ipotesi di modifica dell’articolo 16 dello Statuto societario, «con la quale si intende introdurre un Amministratore Unico in sostituzione del Consiglio di amministrazione composto di tre membri, presenta alcuni aspetti critici che, tenuto conto della attuale durata del mandato dell’Organo amministrativo, nonchè del particolare scrupolo con cui l’attuale C. di A. conduce la gestione sociale, potrebbero far sorgere problemi di legittimità della delibera in sede di assemblea societaria con relativi profili di responsabilità patrimoniale. Ci si riferisce, in particolare, non tanto alla forma dell’atto, quanto alla sostanza delle motivazioni espresse nelle premesse della delibera, laddove si precisa che la scelta di sostituisce il C. di A. con un Amministratore Unico è dettata da: disposizioni di legge (art. 11, comma 2, del D.Lgs n. 175/16), esigenze di semplificazione degli organi societari per accrescerne la capacità decisionale, per provvedere ad una immediata riduzione dei costi di gestione». 

I dettagli Sempre secondo il Cda di FarmaciaTerni, peraltro, la normativa prevederebbe «che siano le stesse società a controllo pubblico a decidere, con delibera motivata dell’assemblea societaria, in merito alla scelta della governance, optando per un consiglio di amministrazione composto da tre o cinque membri ovvero che sia adottato uno dei sistemi alternativi di amministrazione e controllo», mentre «appare ridondante il collegamento fra le “esigenze di semplificazione” e “la capacità decisionale”, in quanto detta “capacità” attiene più alle qualità professionali degli amministratori che non al numero dei componenti dell’organo amministrativo. Va rilevato, al riguardo, che sono state proprio le specifiche competenze specialistiche degli attuali membri del C. di A. che hanno supportato e sostenuto la gestione ordinaria ed i fatti di amministrativi di carattere straordinario della Società, con enormi risparmi sul piano di costi amministrativi che altrimenti sarebbero dovuti gravare sul bilancio societario per apporti professionali esterni (consulenze) o assunzioni di personale amministrativo laureato». E poi, precisa il Cda, «in ordine alla preventivata “riduzione dei costi” va rilevato che l’Amministratore Unico (che dovebbe sostituire – per tempi di lavoro, carichi professionali e responsabilità – gli attuali 3 amministratori) non potrà che percepire un compenso uguale o superiore a quello, assai modesto, attualmente erogato al Consiglio di amministrazione in carica», perché «una quantificazione minimale di un compenso all’amministratore unico, determinato al di sotto dei parametri già in uso presso la società, potrebbe dare luogo alla pretesa di un maggior corrispettivo in sede di valutazione e determinazione giudiziale, con relativi interessi e rivalutazione».

Gratis Poi i tre membri del Cda di FarmaciatTerni calano l’asso: «Stante l’incertezza di fatto e in diritto circa la portata economica dei compensi e ritenuta la necessità che siano gli stessi amministratori a dare per primi il buon esempio, in un momento molto critico per la vita della comunità locale, siamo a comunicare la nostra disponibilità a svolgere l’attività di amministratori di “FarmaciaTerni – S.r.l.” rinunciando al compenso, con l’auspicio che anche altri amministratori dell’Ente e delle Partecipate locali possano aderire alla presente risoluzione».

 

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