Omicidio di Giuseppina Corvi, 30 anni a Franco Rinaldi

Il 13 aprile del 2014 l’uomo aveva massacrato a martellate e coltellate la moglie a Terni, all’interno di una palazzina di borgo Rivo

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di F.T.

30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato, oltre alla sospensione della potestà genitoriale e all’interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della pena: questa la sentenza emessa venerdì pomeriggio dal gip Maurizio Santoloci nei confronti di Franco Rinaldi, l’operaio 48enne che il 13 aprile di un anno fa ha massacrato a martellate e coltellate la moglie Giuseppina Corvi (43) all’interno di una palazzina in via del Fringuello, nel cuore di borgo Rivo. Una condanna pesante, esemplare, la massima possibile con le modalità del giudizio abbreviato.

I familiari La decisione è arrivata alle 14 e 30, dopo circa due ore di camera di consiglio ed è stata accolta come una sorta di liberazione dai familiari della povera donna che, attraverso gli avvocati Andrea Temperanza e Daniele Federici, parlano di «sentenza giusta che chiude una vicenda terribile e che conferma la fiducia da sempre riposta nella giustizia». Il giudice ha escluso qualsiasi attenuante, riconoscendo al tempo stesso tutte le circostanze aggravanti contestate dall’accusa – rappresentata in aula dal pm Elisabetta Massini – a partire dalla premeditazione, fino alla crudeltà con cui il delitto è stato compiuto.

Risarcimenti Pesanti anche le somme che Franco Rinaldi dovrà versare a titolo di risarcimento: un milione di euro al figlio minore (a cui è stata riconosciuta una provvisionale di 200 mila euro), 500 mila euro ai genitori di Giuseppina Corvi e 150 mila euro a ciascun fratello della donna.

Scontro di perizie L’udienza è stata aperta dalle deposizioni dei due medici legali – i dottori Alessandro Giuliani e Silvio D’Alessandro, il primo incaricato dal giudice e il secondo dalla difesa del Rinaldi – che hanno svolto altrettante perizie psichiatriche sull’imputato. Per il perito del tribunale, l’omicida è pienamente capace di intendere e di volere: uno status su cui non avrebbero influito i disturbi di personalità riscontrati. Diverso il giudizio del consulente di parte, secondo il quale le problematiche psicologiche avrebbero impedito a Franco Rinaldi di rendersi conto fino in fondo di ciò che stava commettendo.

La difesa Una linea, questa, sostenuta dal legale difensore dell’uomo, l’avvocato Marco Angelini del foro di Perugia, secondo il quale «la sentenza non tiene assolutamente conto dei disturbi psichiatrici emersi in entrambe le perizie». Il legale, anticipando la decisione di impugnare la sentenza in appella, parla di «decisione errata anche rispetto a quanto affermato di recente dalla corte di Cassazione che su una vicenda analoga, l’omicidio di Melania Rea, ha escluso l’aggravante della crudeltà». Di sicuro c’è che la sentenza emessa venerdì dal giudice Santoloci va in controtendenza rispetto allo sconto di pena stabilito dalla Suprema corte nei confronti di Salvatore Parolisi.

Il figlio Eloquente e al tempo stesso amaro il giudizio espresso dall’avvocato Francesca Abbati, legale a cui è stata affidata la curatela speciale del figlio 16enne della coppia: «La sentenza è giusta – dice – ma nulla potrà restituire al ragazzo una madre affettuosa e premurosa come era Giuseppina. Sarà purtroppo difficile, se non impossibile, rimarginare questa ferita».

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