La storia dell’avvocato Domenico Bucci di Ferentillo ancora affascina i tanti visitatori al museo, raccontata dall’autore Carlo Favetti nel libro ‘Le mummie di Ferentillo’. La riportiamo di seguito.
«Tra le ombre del vecchio borghetto della Conte di Precetto – si legge -, una figura avvolta in un mantello nera avanzava tra la nebbia. Bussò con forza al grande portone. Il rumore del batacchio si perse nella notte fonda, fredda ed insidiosa. L’avvocato sedeva nel suo studio, ancora intento al disbrigo di alcune pratiche. Preso il lume si affrettò ad aprire. Riconobbe subito un suo amico. Era venuto per avvertirlo che un gregge stava distruggendo il suo oliveto. L’avvocato, senza esitare, si avvolse nella cappa e insieme si diressero su, verso la strada del convento di Santa Illuminata».
«Giunti all’incrocio con il sentiero del piano, ecco all’improvviso spuntare dalla grande quercia due individui che, con il coltellaccio alla mano, li assalirono. L’amico falso traditore, si unì a quelli e giù colpi alla cieca. L’avvocato, nonostante fosse stato colto alla sprovvista, siccome era aitante e coraggioso, trasse dalla tasca il coltello, inseparabile compagno in quei tempi e cominciò a difendersi energicamente. Ma poco poté. Colpito a morte dai tre, con ventisette coltellate, ebbe tuttavia la forza prima di cadere esanime, di uccidere il traditore che ora giace con lui per sempre. Conosciamo veramente il nome e cognome dell’illustre vittima e anche i suoi parenti a Precetto, in quella casa dove lui ha vissuto».
«Domenico Bucci, così si chiamava, nato a Ferentillo, plurilaureato a Roma, ha ricoperto alcune cariche importanti, non solo a livello istituzionale. È stato un alto funzionario presso la prefettura della città di Pavia […]. Lui riposa nella bara all’interno del cimitero museo. È stato l’ultimo ferentillese sepolto in questa cripta. I parenti (eredi Mirabelli) hanno sempre preferito che il corpo del loro congiunto, a differenza delle altre mummie, rimanesse chiuso all’interno della bara. L’essere umano ha sempre manifestato una certa tendenza spirituale per quanto riguarda la morte, e la cura che riserva ne è la dimostrazione».
Il cimitero museo di Santo Stefano a Precetto di Ferentillo, oltre alla sua pertinenza religiosa, è anche un contenitore di cultura ed arte. Infatti alcuni affreschi, che meriterebbero essere recuperati, risalenti alla fine e prima metà del XIV secolo, raffigurano la Vergine col Bambino, un San Bernardino da Siena, San Cristoforo, alcune Sante – forse Sant’Agnese e Santa Caterina d’Alessandria – tra deliziose cornici a fiore di cardo e scritte dedicatorie. Affreschi ridotti a metà a causa dall’intervento alla struttura del XVI secolo per l’edificazione del vano superiore. Affreschi che sono ritornati alla luce tra il pavimento e la parete della chiesa superiore.