di Alice Tombesi
«Poco fa ho ricevuto la notizia che aspettavo. Domattina mi dimetteranno, anche il secondo tampone è risultato negativo». Le parole di questa giovane ragazza di 29 anni che vive a Orvieto, risultata positiva al Covid-19 e ricoverata all’ospedale di Terni, sono un grido di speranza per tutti quelli che ancora lottano per sconfiggere il virus. La sua forza di volontà è stata accompagnata dal calore e la cura dei medici, gli infermieri e tutti coloro che l’hanno fatta sentire come a casa: « Mi piacerebbe ringraziare Gioia, Mirko, Emanuela – la caposala, una persona meravigliosa – le ragazze che ci portavano il cibo, il dottor Gradoli che ci ha messo al corrente ogni giorno di come stavamo e di quanto stavamo migliorando qui al Mar4 (uno dei reparti adibiti ai pazienti Covid). Mi hanno fatto sentire meno sola, come se fossi in una mini famiglia».
EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON
Il ricovero a Orvieto e poi a Terni
Il coronavirus, insieme ad un uragano di emozioni susseguitesi velocemente, ha travolto questa giovane ragazza quasi due settimane fa quando, improvvisamente, si è ritrovata ad avere una terribile tosse e la febbre a 39.4: «Il mio medico di base è venuto a visitarmi e mi ha subito consigliato di chiamare il numero verde regionale». Numero che, secondo la ragazza, è stato di poco aiuto se non inutile: «Mi hanno solo chiesto se avevo avuto contatti con persone positive. Io faccio la tabaccaia, ho lavorato fino a pochi giorni prima del ricovero, come potevo sapere se ero stata a contatto con qualcuno affetto dal virus?». Così la segnalazione della giovane è caduta nel vuoto, al contrario della febbre: «Dopo qualche giorno stavo ancora male. Il dottore è tornato, mi ha misurato l’ossigeno e avevo 88. Sono stata subito portata nell’ospedale di 0rvieto dal 118, mi hanno fatto la tac e poi trasferita a Terni».
Il piccolo grande gesto
Nel primo reparto dove è stata portata, le hanno messo l’ossigeno che ha dovuto tenere per quasi una settimana. Poi, dopo i primi miglioramenti, è stata trasferita al Mar4: «Quando mi hanno ricoverata non avevo alcun effetto personale con me, non pensavo di stare così a lungo in ospedale. Dopo un po’ il mio telefono si è scaricato così le infermiere hanno deciso di prestarmi il loro per fare le videochiamate con mio marito, rimasto a Orvieto e impossibilitato a raggiungermi – racconta la ragazza -. Ma non solo, hanno messo a disposizione un telefono comune da far utilizzare a tutti i pazienti per contattare i propri cari».
«La prima cosa che farò? Abbraccio i miei genitori»
Una solitudine piombata addosso in poche ore e attutita da medici e infermieri, che l’hanno resa meno spaventosa da affrontare e più facile da superare. Loro, insieme alla forza di questa giovane ragazza e insieme agli altri che stanno combattendo la battaglia del Covid-19, hanno trasmesso e trasmettono ogni giorno ai loro pazienti la tenacia necessaria per andare avanti e difficile da trovare nel buio di un virus che ti travolge in poco tempo: «La prima cosa che farò domani – conclude la ragazza – sarà riabbracciare i miei genitori. Questa esperienza mi ha insegnato ad apprezzare, più di tutte, la presenza delle persone che si danno per scontate».