«Preoccupazione»: è questa la parola che serpeggia insistentemente dalle parti dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali della Forvia-Faurecia di Terni, dove il piano di ristrutturazione e riorganizzazione che lo scorso anno ha portato a 50 esuberi sembra fare solo da preludio ad altre decisioni difficili. Secondo rsu e segreteria provinciale di Fiom Cgil infatti «sembra imminente la richiesta di aprire nuovamente la cassa integrazione ordinaria, con l’evidente rischio di terminarla in tempi relativamente brevi e di lasciare i lavoratori senza ulteriori ammortizzatori sociali nei prossimi mesi». Timori che si aggiungono a quelli espressi anche dalla rsu Uilm, secondo cui «riferimenti organizzativi, modalità di gestione approssimativa e poca trasparenza negli obiettivi potrebbero essere elementi, anche se scaturiti da una confusione europea, che deflagrano sulla solidità di uno dei più importanti plant della multinazionale francese».
«La riorganizzazione serviva ad affrontare questi anni difficili per poi rilanciarsi, oppure è stata solo l’inizio di una scelta più radicale e decisiva?» si chiedono i rappresentanti della Fiom, che annunciano che nei prossimi giorni verificheranno «la disponibilità unitaria a chiedere un confronto all’azienda per verificare lo stato dell’arte e chiedere impegni concreti sul piano industriale, anche simbolici come, ad esempio, il rinnovo del contratto di affitto del capannone dove attualmente insiste lo stabilimento di Terni». A preoccupare rsu e segreteria provinciale è il fatto che «a fronte di un portafoglio ordini che vede solo progetti di serie già in essere (Iveco e Ferrari), non vi è alcuna certezza rispetto a nuovi progetti. Sostanzialmente – sostengono – lo stabilimento Forvia di Terni rischia, a nostro avviso, di essere emarginato dalle strategie di sviluppo del corporate e, allo stesso tempo, di essere relegato alla condizione di stabilimento produttore prevalentemente di ricambi; quindi, destinato a gestire i ridotti volumi normalmente legati alle richieste del mercato legate alle vetture che terminano il proprio ciclo di vita. Registriamo, inoltre, un diniego preciso rispetto a nuovi investimenti e riconversioni produttive, sia riguardo l’avvio di produzioni differenti dai sistemi di scarico, sia in riferimento al settore degli autobus alimentati ad idrogeno. Tra l’altro, in quest’ultimo caso, con una filiera che avrebbe potuto essere in buona parte addirittura racchiusa all’interno del territorio umbro, configurando così una notevole strategicità a livello logistico».
«Tutte queste nostre rivendicazioni – sottolineano rsu e sindacato Fiom – non sono state prese in considerazione, proprio perché la scelta aziendale era quella di affrontare la crisi contingente dell’automotive e rilanciare l’azienda, a partire dal 2027, rimanendo nel business che ha sempre caratterizzato il mercato di riferimento di Faurecia-Forvia. Ci aspettiamo, quindi, che gli impegni presi non siano rimessi in discussione e che si proceda, coerentemente, tenendo fede ai presupposti su cui abbiamo costruito gli accordi in questi anni».
I lavoratori di Forvia-Faurecia manifesteranno il proprio disappunto sulle attuali relazioni industriali si presenterà venerdì 28 marzo, in occasione dello sciopero dei metalmeccanici. Un presidio è previsto alle 10 sotto la sede ternana di Confindustria per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Rispetto all’annuncio di un tavolo regionale sul settore automotive, la rsu e la Fiom ternana hanno invece accolto positivamente la notizia, auspicando che l’annuncio «si trasformi il prima possibile in una data», anche se «la discussione partirà scontando comunque un ritardo di anni».
Anche la rsu Uilm confida che alla conclusione del percorso di cassa integrazione straordinaria e procedura di licenziamento volontaria ed incentivata e al raggiungimento degli obbiettivi prefissati «lo stabilimento e tutti i lavoratori siano al sicuro». «La confusione organizzativa, senza manager nei posti essenziali» è secondo la Uilm «la conferma della poca lucidità che si utilizza per gestire una fabbrica come quella che conoscevamo e che, dopo la ristrutturazione, manca di riferimenti che garantiscano il ruolo determinante all’interno della multinazionale». Viene quindi chiesto «di aprire una nuova discussione con la proprietà per capire investimenti e prospettive future», considerando «prioritario il mantenimento dei livelli occupazionali e salariali».