Il sindaco di Magione Giacomo Chiodini chiede ufficialmente al presidente della Provincia Nando Mismetti «un incontro tecnico-politico per dare una sterzata definitiva ai ritardi accumulati sui lavori della frana di Sant’Arcangelo di Magione sulla strada regionale 599 per Chiusi», avvenuta nel maggio 2012.
«Esasperati» «Sono necessarie spiegazioni dettagliate – dice il primo cittadino – sull’oggettiva situazione dell’azienda impegnata nel cantiere, che dall’inizio dell’estate lavora a singhiozzo, e soprattutto su come s’intende procedere per il completamento dell’opera e la riapertura della strada. Preminente interesse è la qualità dell’intervento, strettamente legato ad aspetti di sicurezza, ma si è di fronte ad un disagio esasperante che va avanti ormai da anni».
Altri ritardi «Dopo un cronoprogramma presentato dalla direzione lavori in assemblea pubblica a Sant’Arcangelo che prevedeva la chiusura del cantiere per il mese di agosto – sottolinea Chiodini – si prende atto che difficoltà sopraggiunte stanno allungando i tempi molto oltre quanto preventivato dalla stessa azienda e dai tecnici della Provincia di Perugia. Tutto questo produce – prosegue il sindaco – una viabilità a corsia unica che va avanti ininterrottamente da anni».
La vicenda Chiodini infatti ricorda che «l’evento franoso principale avvenne nel 2012. L’iter di finanziamento dell’opera, dal costo significativo anche per alcune prescrizioni paesaggistiche forse eccessive, è durato per tutto il 2013, risolvendosi solamente con un finanziamento ministeriale ottenuto dalla Regione Umbria. Solo alla fine del 2014 – aggiunge – si arriva alla consegna dei lavori, slittati a causa della brutta stagione all’inizio della primavera. Da allora, dopo un rapido intervento per lo zoccolo in cemento armato, si sono susseguite sistematiche lentezze, malgrado un cronoprogramma dei lavori che ad aprile scorso aveva infuso ottimismo in tutta la cittadinanza. Ora – conclude Chiodini – è necessario fare il punto con azienda e tecnici provinciali: la situazione, sempre seguita con attenzione dall’amministrazione comunale, richiede un interessamento diretto dei vertici politici della Provincia, a partire dal presidente Nando Mismetti».
La replica della Provincia, attraverso l’Area Viabilità dell’ente, arriva a stretto giro: «È prevista per il 30 settembre 2015 l’ultimazione delle lavorazioni principali a Sant’Arcangelo di Magione, al km 9+800 della S.R. 599. L’avanzamento delle lavorazioni nel cantiere in questione ha subito ritardi, rispetto al crono-programma previsto, per una serie di motivazioni, tra cui la proposta di variante tecnica avanzata dalla ditta appaltatrice a proprie spese, consistente nell’adozione di una differente soluzione strutturale a causa delle difficoltà della stessa ad ottenere le forniture dei materiali». Proposta che ha comportato la necessità di procedere all’ottenimento della prescritta autorizzazione sismica.
Intoppi «I relativi tempi – spiegano i tecnici della Provincia – comprendenti la redazione della documentazione progettuale, il procedimento di istruttoria e di ottenimento del parere, sono stati compressi quanto possibile, ma sono comunque risultati di molte settimane». A ciò va aggiunto che «le prove sperimentali condotte sul terreno fornito dall’impresa, obbligatorie e tese a garantire il rispetto delle prescrizioni di capitolato e la sicurezza della struttura, hanno evidenziato una non compatibilità di tipo chimico tra il terreno stesso e il materiale di cui sono composte le geogriglie, tale da costituire il rischio di un decadimento delle prestazioni nel tempo e una conseguente riduzione del livello di sicurezza. Ad oggi – spiegano dall’Area Viabilità – le problematiche relative al primo punto hanno trovato soluzione, mentre relativamente al secondo sono in corso, da parte della ditta appaltatrice, le indagini per il reperimento di idoneo materiale presso le cave disponibili nell’area».
Tempistica I tempi contrattuali, dopo l’ultima proroga prevedono l’ultimazione delle lavorazioni principali per il 30 settembre 2015, condizioni meteo permettendo. «Decorso tale termine – concludono dall’ente – se non interverranno cause di forza maggiore e l’impresa non avesse provveduto al completamento delle opere principali che consentano la riapertura del traffico in entrambi i sensi, scatteranno le penali previste dal capitolato speciale d’appalto, fino ad arrivare alla rescissione del contratto che, in base a quanto assicurato dall’impresa, non dovrebbe avere ragione di fondamento».