L’argomento era stato oggetto di polemiche, anche violente. E adesso la Giunta Regionale, su proposta del vice presidente ed assessore allo sviluppo economico Fabio Paparelli, ha approvato la rideterminazione in 31,02 euro dell’importo del canone unitario, per le ‘concessioni di grande derivazione’ di acque pubbliche, ad uso idroelettrico o forza motrice, con un aumento del 100%.
Le decisioni «Abbiamo anche deciso – spiega Paparelli – di destinare una parte importante degli importi riscossi ai territori, cui afferiscono le attività degli impianti, per progetti di sviluppo e miglioramento turistico-ambientale, secondo le modalità che saranno stabilite dalla giunta regionale sulla base di un protocollo d’intesa con gli enti locali interessati (Terni ed i Comuni dell’area Valnerina Ternana coinvolti). Gli stessi territori – ricorda Paparelli – in virtù di una serie di convenzioni stipulate a partire dal 1980 ed aggiornate sul finire degli anni ’90, hanno comunque usufruito di una serie provvedimenti e risorse (tra il 2000 ed il 2010 quantificabili in oltre 500 mila euro all’anno solo per il bacino ternano), che sono state destinate alla riqualificazione e miglioramento ambientale e turistico dei luoghi interessati».
Le precisazioni Secondo il vice presidente della Regione è così possibile «fare anche un po’ di chiarezza su alcune dichiarazioni rilasciate da consiglieri regionali e movimenti locali, che avevano parlato di una presunta ‘regalia’ fatta dalla Regione in favore delle grandi multinazionali straniere. Le Regioni Lombardia ed Abruzzo – dice Paparelli – prese a modello da costoro, hanno applicato l’attuale canone per le grandi derivazioni dal 2012, vale a dire solo tre anni fa. Prima di quella data anche il canone di quelle Regioni era del tutto confrontabile con quello dell’Umbria proprio perché determinato sulla base della normativa statale. Per quanto riguarda il canone ‘su produzione idroelettrica’, aggiuntivo a quello relativo alla portata nominale, che sarebbe applicato dalla Regione Lombardia, non se ne ha traccia nell’atto della giunta lombarda. Ciò non significa che, in futuro, non si possa fare un ulteriore approfondimento in materia valutando anche questa opportunità. I sovracanoni stabiliti dalla Regione Abruzzo per gli impianti di taglia superiore a 300 MWwinvece non sono applicabili alla centrale di Galleto. Altra ‘svista’ rilanciata sulla stampa locale era stata poi quella di classificare la centrale di Galleto tra quelle superiori a 300 Mw, giacché la portata nominale media è invece di 89.518,80 Kw».