Fra il secondo semestre 2016 e lo stesso periodo di quest’anno il calo degli occupati in Umbria è dello 0,8% ma, e questa è la sorpresa, cala anche il Pil (-0,6%) nonostante si parlasse di un trend positivo.
Il caso Umbria La Cgil torna ad accendere la luce sull’economia umbra, presentando i dati del rapporto Ires Cgil martedì mattina, nella sede della cassa edile di Perugia. Una fotografia con più ombre che luci, secondo Mario Bravi, presidente Ires Cgil Umbria, Marco Batazzi, ricercatore Ires Cgil Toscana, e Vincenzo Sgalla, segretario generale Cgil Umbria. La cosa più preoccupante è che, nel frattempo, il resto d’Italia sta cominciando ad avere riscontri positivi dal punto di vista della ripresa del Pil.
L’INTERVISTA A LORENZO TESTA, RICERCATORE IRES – VIDEO
Soffre l’edilizia Guardando i numeri, il calo più importante di occupati si registra nel settore edile (-18%), seguito da commercio (-7,4%) e industria (-6,8%). Ancora una volta, il terremoto può essere una delle spiegazioni ma di certo non è l’unica. È anche gli ammortizzatori sociali esprimono dati eloquenti: dimezzate le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, aumenta invece quella in deroga.
Meno stabilità Nei nuovi rapporti di lavoro cala l’incidenza del tempo indeterminato sui contratti. Anche in questo caso c’è una diversa velocità con il resto d’Italia. I dati Inps (che non tengono in considerazione i dati del lavoro stagionale) dicono che la forbice si sta allargando. Secondo il presidente Mario Bravi esiste un «Caso Umbria»
«Abbiamo fatto peggio delle regioni meridionali – ha detto – negare l’evidenza non aiuta ad affrontare i problemi. La lettura che si dà da molte parti, che ci dice che è stata invertita la tendenza, non trova riscontro. Viceversa, sottolineare il ‘caso Umbria’ non vuol dire essere catastrofisti. Il calo dei consumi conferma il trend».