Italia, attivati sei studi clinici sul coronavirus

Netto calo nel trend dei positivi ma serviranno giorni per confermarlo. L’annuncio del presidente del Css, Franco Locatelli

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I dati di lunedì 30 marzo, relativi all’epidemia di coronavirus in Italia, nella consueta conferenza stampa delle ore 18 della Protezione civile. A fornirli il capo Angelo Borrelli. Con lui Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: «Ad oggi i positivi totali sono 77.528 con un incremento rispetto a ieri di 1.648 pazienti, di cui 3.981 in terapia intensiva, 27.795 ricoverati con sintomi e 43.752 (58%) in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi. Oggi purtroppo i deceduti sono stati 812. Il totale dei guariti invece è di 14.620 e rispetto a ieri sono 1.590 in più, il numero più alto di guarigioni fino ad ora». Domenica 29 marzo i nuovi casi erano stati 3.851, i decessi 756 e le guarigioni 646. Sul piano dei controlli, solo domenica sono state denunciate oltre 6 mila persone che hanno violato l’obbligo di quarantena, fra cui anche alcuni positivi al Covid-19.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

L’analisi

Così Franco Locatelli: «Anche in questa giornata stiamo assistendo a dei dati che, con la sola eccezione dei pazienti deceduti, ma per vedere un effetto in tal senso abbiamo tuttavia bisogno di un intervallo temporale maggiore, sono esattamente in linea con quelli accumulati negli ultimi giorni. Cala il numero dei soggetti che risultano positivi, a fronte di un numero di tamponi non certo inferiore rispetto a quello che veniva realizzato nelle altre giornare, il numero di coloro che necessitano di terapie intensive non è più così alto come una settimana fa e in più mi prendo il privilegio di condiviere con voi il dato della regione più interessata dalla situazione epidemica. In particolare fra Lodi e Bergamo, le zone più colpite, il numero di eventi respiratori infettivi per i quali sono stati chiamati mezzi di soccorso della Lombardia è marcatamente ridotto. Addirittura rispetto a giornate come il 14/15 marzo, siamo alla metà di interventi richiesti sul territorio. Ciò ci racconta e conferma di quanto le misure di contenimento sociale che sono state intraprese, per quanto condizionanti per ciascuno di noi, hanno avuto un effetto assolutamente importantissimo. Proteggere gli altri vuol dire proteggere sé stessi e viceversa».

«Attivati sei studi clinici»

«Voglio poi riflettere sugli studi clinici – ha aggiunto Franco Locatelli -. Ho più volte sottolineato che nella straordinarietà della situazione epidemica si fosse identificato un percorso di approvazione degli studi clinici del tutto unico e singolare per consentire velocità e agilità nell’attivazione degli studi. Ho il piacere di comunicarvi che sono stati attivati addirittura già sei studi clinici e altri due hanno avuto il parere favorevole dell’Agenzia italiana del farmaco, in particolare della Cts di Aifa, e fra poco verranno ulteriormente attivati. Fra questi due studi vanno rimarcati: il primo è quello promosso dall’Oms per testare diversi approcci di terapia farmacologica per prevenire la replicazione virale. Uno studio a ‘multibraccia’, a più gruppi di trattamento, che arruolerà molti pazienti e ci darà risposte solide e definitive su varie strategie farmacologiche. L’altro studio che voglio citare è basato sul pricipio della ‘randomizzazione’ per i pazienti gestiti domiciliarmente. Questo dà la miura di quanto è efficiente il sistema italiano. Infine – ha aggiunto Locatelli – circa i vari laboratori impegnati sulla diagnostica molecolare dalla infezione da coronavirus in Italia, ad oggi sono 126: uno sforzo profuso ad ogni livello ed è importante sottolineare che non c’è una singola regione italiana che non abbia almeno un laboratorio regionale di riferimento».

«È chiaro – ha aggiunto il presidente del Css – che la comparsa degli anticorpi ha una certa latenza rispetto all’infezione e addirittura alla comparsa dei sintomi. Il ruolo della identificazione di una sieropositività serve più per definire il tasso di ‘sieroprevalenze’, e diffusione dell’infezione, ed avere un’idea che consentirà di avere informazioi utili sul rapporto fra sintomatici e asintomatici. Il metodo cui con cui verranno condotti questi studi è solido, robusto sotto ogni profilo. Avremo tre aree nazionali: ad alto impatto epidemico, altre in cui l’incidenza è minore e infine quelle in cui l’incidenza è più bassa. Saranno ben sviluppati questi modelli esattamente tenendo in considerazione anche le fasce di età in modo da avere una distribuzione bilanciata e le informazioni saranno di primaria importanza. Sul contributo dei laboratori universitari si stanno valutando tutte le soluzioni, non c’è alcuna preclusione».

Sui comportamenti da adottare e il trend in calo che potrebbe far allentare l’impegno dei cittadini: «Questi dati – ha detto Locatelli – devono invece motivare e incentivare i migliori comportamenti. Stiamo vedendo i risultati, non sarebbero stati possibili senza le misure di contenimento: proseguiamo con i sacrifici perché è la strada giusta». Circa il ‘picco’ di cui tanto si parla, e tanto atteso: «Ci sono più ipotesi, non faccio previsioni. Mi interessano di più l’allentamento della pressione sui pronto soccorso e la riduzione del carico della pressione sulle terapie intensive. È fondamentale mantenere le misure soprattutto per prevenire che, come già accaduto, dilaghino i contagi in alcune aree del territorio nazionale, che ci siano altri focolai. Quanto dureranno riguarda il decisore politico ma ci stiamo già confrontando in ambito di comitato tecnico scientifico per dare suggerimenti che possano aiutare queste scelte. Stiamo andando nella direzione giusta e non cambiamo, questo è ciò che penso, la strategia».

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