Italia, 29 marzo: 3.851 casi, 756 deceduti

Consueto bollettino quotidiano della Prociv sull’emergenza coronavirus in Italia. Richelli: «Dati intensive migliorano»

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Come ogni giorno, anche domenica 29 marzo intorno alle ore 18, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha diffuso i dati del giorno relativi all’emergenza coronavirus in Italia. Con lui il professor Luca Richeldi, primario di pneumologia del ‘Gemelli’ di Roma. «Abbiamo un totale di 73.880 positivi con un incremento di 3.851 pazienti. Di questi 3.906 sono in terapia intensiva. Purtroppo oggi registriamo 756 nuovi deceduti. Il totale dei guariti è di 13.030 persone, rispetto a ieri sono 646 le persone guarite in più». Sabato i positivi erano stati 3.651 (venerdì 4.401), 889 i morti (969 venerdì), i guariti 1.434 contro i 589 del giorno precedente.

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

La ‘call’ per gli infermieri, chiusa sabato, ha portato a 9.948 domande ricevute dalla Prociv. Lazio, Lombardia e Campania sono le regioni da cui sono sopraggiunte più domande. Borrelli ha poi precisato che «circolano falsi volantini con intestazione del ministero dell’Interno: se li vedete, avvertite le forze dell’ordine».

LA GIORNATA DEL 29 MARZO IN UMBRIA

Il professor Richeldi, pmeumologo, ha spiegato che «i numeri del fine settimana, guardando il più crudo, quello dei deceduti, dicono che ci sono cambiamenti grandi – un trend in diminuzione – nell’ordine del 10/15% al giorno. Segno che il sistema sanitario sta rispondendo. Lo stesso lo vediamo sui ricoverati delle terapie intensive, i reparti che hanno avuto il maggiore impatto. L’incremento oggi è stato di 50 unità: riflettiamo e prendiamolo come un segno di incoraggiamento perché con i nostri comportamenti salviamo delle vite».

MAPPA CASI, DECESSI E GUARITI UMBRIA ALLE ORE 11 DEL 29 MARZO 2020

Sul fatto che tale trend dipenda da mancanza di posti nelle terapie intensive, Richeldi ha detto che «questa non è l’informazione che ho io. E un passaggio da 124 a 50 mi riesce difficile pensare che sia dovuto ad una saturazione delle intensive. Tanto che mi risulta che i posti disponibili siano in incremento. Credo che si stia riuscendo faticosamente a fermare i casi gravi, soprattutto nella popolazione più vulnerabile».

Sulle positività fra medici, infermieri, operatori sanitari, Richeldi ha detto che «alcuni studi ci fanno pensare che il virus circolasse in Italia dai primi giorni di gennaio. E il primo caso diagnosticato è del 22 febbraio. Non potevamo essere preparati. Sui contagi, e purtroppo i decessi di chi lavora nella sanità, i percorsi separati di triage sono stati disposti ovunque e si tratta di una misura decisiva in questo senso. Purtroppo parliamo di un virus che ci ha colti alla sprovvista e che in questo momento migliaia di ricercatori al mondo stanno studiando, perché tante cose non le conosciamo ancora. Speriamo di avere presto terapie, infine vaccini». Secondo Richeldi «gli studi epidemiologici non possono essere fatti in una fase emergenziale, per quelli ci sarà tempo. So che l’Iss, l’Oms, lo ‘Spallanzani’ stanno pianificando questi studi che saranno molto importanti quando questi numeri inizieranno a calare. Ora è cruciale implementare le misure di distanziamento sociale che sono in atto nel nostro paese».

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