La Cgil vuole «contrastare il Jobs Act, non solo con la mobilitazione, ma anche con tutti gli altri strumenti possibili, sia sul piano legale che su quello della contrattazione. E questo perché la nuova riforma del lavoro voluta dal governo Renzi e che il sindacato considera una vera e propria aggressione ai diritti dei lavoratori, la partita è assolutamente aperta».
Il seminario Se ne è parlato, giovedì mattina, in un seminario pubblico, molto partecipato, organizzato dalla Cgil dell’Umbria e coordinato dal segretario generale Mario Bravi. Un momento di conoscenza e approfondimento della normativa che ha visto l’importante contributo di tre giuristi, Stefano Giubboni, docente di diritto del lavoro all’università di Perugia; Carlo Calvieri, docente di diritto costituzionale nello stesso ateneo e Andrea Lassandri, coordinatore del corso di laurea in consulenti del lavoro e relazioni aziendali all’università di Bologna. A interloquire con loro, dopo la relazione introduttiva di Giuliana Renelli, della segreteria regionale Cgil Umbria, è stata Serena Sorrentino, segretaria nazionale del sindacato.
I ricorsi Dal dibattito sono emersi seri e pesanti dubbi di costituzionalità sulla nuova normativa, «dubbi clamorosi» per usare le parole del professor Giubboni, che vanno dall’eccesso di delega fino alla violazione del principio di uguaglianza, e che «preludono ad una stagione di cause e ricorsi in sede giudiziaria che il sindacato si prepara ad affrontare».
La contrattazione Ma accanto a questo «c’è da mettere in campo una risposta più rapida, che possa limitare gli effetti negativi del Jobs Act sui lavoratori. Per questo la stagione di contrattazione che è alle porte sarà fondamentale – ha detto nel suo intervento Serena Sorrentino – una stagione che si profila come uno scontro impari, nel quale il governo non riveste più un ruolo di osservatore tra le parti, ma ha scelto di schierarsi e ha modificato in questo senso profondamente la funzione del diritto del lavoro, che non è più indirizzato a sostegno del soggetto più debole, ma è al servizio di quello più forte».
La svolta Quella che la Cgil definisce «la liberalizzazione dei licenziamenti, insieme alla precarizzazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato con il cosiddetto ‘contratto a tutele crescenti’», per il sindacato sono due degli elementi più evidenti che indicano la netta svolta decisa dal governo. Le associazioni datoriali – ha detto ancora Sorrentino – oggi si siedono al tavolo di contrattazione sventolando il testo del Jobs Act e dicendoci che con quello hanno già avuto tutto ciò di cui avevano bisogno. Ma è proprio con la contrattazione, quella nazionale e soprattutto quella di prossimità e aziendale, che noi dovremo recuperare quei diritti che la legge ha cancellato. Sarà una sfida molto difficile – ha concluso la segretaria della Cgil nazionale – ma è nostro compito batterci per ricostruire un diritto che ridia dignità al lavoro».