Lago di Piediluco: «Cronaca di una malattia mai curata»

Per Federico Bisonni e Sandro Piccinini «il piano di gestione del lago deve essere rivisto e aggiornato. La situazione ambientale è diversa da quella di 20 anni fa»

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di Federico Bisonni e Sandro Piccinini
ex consigliere circoscrizione ‘Velino’ ed ex consigliere comunale a Terni

Dalla maestosità dell’antico lago Velino passando per la creazione del bacino mantenuto fino agli anni ‘30, per finire con la trasformazione e la degenerazione di oggi. Le cause di questa situazione sono da ricercare nella gestione del lago. La situazione della salute del lago di Piediluco è tornata all’attenzione dell’opinione pubblica di recente, in particolare a seguito dell’immissione fuorilegge del persico trota nelle sue acque. Infatti, per via della già nota fragilità del lago stesso, non si possono immettere nelle acque specie diverse da quelle autoctone senza seguire la regolamentazione adeguata che è dettata dalle leggi europee, nazionali e regionali vigenti.

Tuttavia è importante far notare a tutti che il problema più grande per la salute e per l’ambiente del lago di Piediluco non è riconducibile esclusivamente all’immissione del persico trota. Si fa presente infatti che l’ultima semina è stata effettuata nel 2013 e si trattava di ‘luccetti’. Viene infatti da chiedersi dove erano la regione e le associazioni ambientaliste quando sono stati istituiti i siti Natura 2000. Forse dormivano? È ovvio, palese e sotto gli occhi di tutti che prima di ogni altra qualsiasi cosa sia importantissima la salvaguardia della natura e della vita del lago. È pertanto necessario, a qualunque costo, mettere in campo tutte le azioni finalizzate ad essa. Vorremmo tanto sapere a che punto sono le indagini per la verifica dello stato di salute del lago, soprattutto perché l’ultimo monitoraggio ittico risale, oramai, a 10 anni fa e, ancora di più, ci preme sapere a che punto è la verifica del monitoraggio di tutte le altre parti che riguardano il lago, in particolare perché le ultime, fatte dall’Arpa, risalgono a 20 anni fa. Vorremmo inoltre sapere che fine abbia fatto il Robot Galileo, acquistato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia e dall’Arpa, i cui scopi erano molti come ad esempio quello di verificare la profondità del lago e che è stato, tra l’altro, assemblato proprio a Piediluco nel 2014. Al lago Trasimeno, in provincia di Perugia, di sicuro le cose vanno molto meglio. Infatti lì tutti e gli 8 comuni che si affacciano sulle sue sponde ‘remano’ nella stessa direzione: attingono ai fondi europei ed ai finanziamenti dedicati ai siti Natura 2000 con tanto di progetti esecutivi.

Da noi, invece, c’è il silenzio assordante del Comune su questo tema. Non si fanno programmazioni, niente progetti, non ci sono competenze. Esatto, le competenze. Viene quindi da chiedersi perché se mancano le competenze il lago è inserito da ben 20 anni nei siti Natura 2000. Il suo territorio non ha ottenuto nessun contributo, nessun finanziamento, ma forse è così proprio perché chi di dovere non ha presentato nemmeno un progetto. Ormai lo sconcerto, la delusione e la rabbia che ne deriva sono arrivati al culmine. Nel 2006 alcuni consiglieri della circoscrizione Velino richiedevano il declassamento del sito poiché dall’ente regionale non esistevano azioni di tutela, miglioramento o monitoraggio del sito. Nel 2013 fu elaborato un piano di gestione, se la memoria non ci inganna, gestito dal Comune di Foligno, la Comunità montana di Narni, l’Università di Camerino e l’Osservatorio di Villa Fabri. In questo comitato gestionale non figurava neanche un rappresentante del territorio, né di Piediluco né di Terni. I risultati sono esclusivamente negativi, a distanza di otto anni sono sotto gli occhi di tutti. Al Trasimeno, invece, il piano di gestione se lo sono elaborato e gestito a proprio uso e consumo.

È arrivato il momento che il piano di gestione del lago venga rivisto rapidamente e venga aggiornato, soprattutto a causa della situazione ambientale molto diversa da quella di 20 anni fa. Va inoltre ricordato un altro evento di quest’anno. Sappiamo tutti, infatti, che, ad inizio 2021, la società che si occupa della gestione dell’utilizzo e sfruttamento del lago a fini idroelettrici ha ‘prosciugato’ il bacino del lago per diversi giorni per poter risolvere i problemi causati dal maltempo al Salto ed al Turano. Un episodio mai avvenuto in tutti questi anni e che, soprattutto, non ha avuto nessun controllo e nessuna verifica. Questa situazione potrebbe aver causato dei seri danni sia all’ecosistema che alle già fragili sponde del paese. Gli uffici competenti avranno verificato le condizioni del lago dopo questo avvenimento?

Vorremmo tanto sapere se poi, nel frattempo, è stato fatto un altro rilievo batimetrico ed anche se è stata verificata la funzionalità idraulica delle forme di drenaggio utilizzata dalla avifauna delle specie ittiche per la riproduzione, visto che, a noi, risulta che l’ultima volta in cui sono stati fatti questi rilievi risale al 2001-2002. Tra i monitoraggi effettuati nel passato e quelli più recenti potrebbero essere cambiate molte cose, come ad esempio le quote di massimo e di minimo invaso. Queste quote sono importanti poiché altrimenti i dati raccolti potrebbero essere non solo diversi ma soprattutto sbagliati. L’autorità del bacino del Tevere che fine ha fatto? Non doveva redigere un nuovo piano sul sistema Nera Velino? Ci sentiamo in dovere di ribadire che se non si è in grado di gestire un sito Natura 2000, come avvenuto negli ultimi 20 anni riguardo il lago di Piediluco, è necessario escluderlo o quantomeno declassarlo. Oppure chi di dovere si impegni a valorizzare questa risorsa straordinaria, rispettandone l’ambiente e curandolo, sia dal punto di vista naturalistico che paesaggistico, per poter far partire un nuovo sviluppo economico compatibile. Così non può più funzionare.

Certo, un campo di flottaggio è incompatibile con un sito Natura 2000 ma capiamo l’importanza di ciò dovuta agli incendi sempre frequenti nelle nostre realtà. Siamo troppo in ritardo, non è possibile abbassare la guardia, questa situazione va affrontata. A nostro avviso la regione, latitante ed assente quando si parla dei problemi e sulla tutela dell’ecosistema di questo lago, dovrebbe attivare da subito un tavolo tecnico che affronti il problema sia dal punto di vista extra-regionale, regionale e locale, preferibilmente senza fare la stessa fine del tavolo tecnico istituito negli anni 2009-2014 dall’ente regionale e che non ha prodotto alcun risultato benefico al centro lacustre. A che punto sono per esempio i sistemi di filtraggio e gli impianti di depurazione lungo l’asse del Nera e del Velino? Sono stati realizzati tutti? A che punto sono i progetti e i lavori per abbattere l’inquinamento delle troticulture che viene riversato sul lago? E sono stati risolti a Piediluco i problemi relativi alle fognature delle varie lottizzazioni e delle varie unità abitative poste a meno di 200 metri dal collettore?

E, non da ultimo, c’è il problema di chi subentrerà al posto dell’attuale gestore dell’impianto idroelettrico. Costui sarà coinvolto nei processi di sfruttamento delle acque con richieste specifiche come il consolidamento delle mura spondali? Sarà richiesta la stipula di una nuova convenzione tipo quella fatta nel 2002 dal compianto sottosegretario onorevole Enrico Micheli e retroattiva al 2000 che prevedeva risorse dedicate per i paesi ricadenti nell’area del bacino idrico? Indubbiamente c’è tanto da lavorare ed impegnarsi per il bene comune di questi territori. Lavoriamo per non perdere altri treni.

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