L’Aifa sospende per precauzione l’uso di Astrazeneca in Italia

La decisione dopo che si è mossa la procura di Biella ipotizzando omicidio colposo. Intanto in Umbria, negli ultimi tre giorni, oltre 3 mila cittadini avevano ‘disertato’ la somministrazione del vaccino

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L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha sospeso a titolo precauzionale – la decisione è stata comunicata lunedì pomeriggio – l’utilizzo del vaccino Astrazeneca in Italia. Un provvedimento che – precisa la stessa agenzia – è stato assunto «in via del tutto precauzionale e temporanea», in attesa dei pronunciamenti dell’Ema, l’agenzia europea per i medicinali, la cui ulteriore valutazione è attesa per giovedì 18 marzo. Anche l’Oms ha fatto sapere che non c’è alcun motivo per smettere di somministrare il vaccino, ma ha convocato per martedì una riunione per studiarne la sicurezza.

Provvedimenti analoghi in altre nazioni

La sospensione – riporta la nota di Aifa – «è in linea con analoghi provvedimenti adottati da altri paese europei (come Germania e Francia, ndR). Ulteriori approfondimenti sono attualmente in corso e – aggiunge l’agenzia – si valuteranno, congiuntamente, tutti gli eventi che sono stati segnalati a seguito della vaccinazione». L’Agenzia italiana del farmaco «renderà nota tempestivamente ogni ulteriore informazione che dovesse rendersi disponibile, incluse le ulteriori modalità di completamento del ciclo vaccinale per coloro che hanno già ricevuto la prima dose».

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I Nas sequestrano il lotto sospetto dopo le recenti morti

Sono ancora da accertare i presunti rischi del vaccino anti-coronavirus di Astrazeneca, ma dopo i recenti decessi successivi alla somministrazione del prodotto (l’ultimo, del professore di Biella), i carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni, su disposizione della locale procura, hanno proceduto al sequestro delle dosi del lotto incriminato (ABV5811) presso tutti gli hub italiani di distribuzione e i centri di vaccinazione. Sarà l’autopsia a stabilire le cause della morte del docente ma, in attesa degli esiti dell’esame necroscopico, è stato comunque disposto il blocco delle somministrazioni dello stesso lotto sull’intero territorio nazionale.

Concomitanza temporale

Nonostante non ci sia alcuna evidenza scientifica che permetta di stabilire un nesso tra la somministrazione del vaccino e la morte dell’uomo, secondo il procuratore di Biella, Teresa Angela Camelio, per via della «concomitanza temporale, unitamente all’assenza di patologie pregresse o in essere ‘gravi’, non si può escludere la sussistenza di un nesso eziologico tra i due fenomeni e la conseguente ipotesi di un delitto». Aperto quindi un fascicolo penale per omicidio colposo.

Il Germania: «Troppe trombosi»

«Dopo intense consultazioni su gravi eventi trombotici in Germania e in Europa,il Paul-Ehrlich-Institut raccomanda la sospensione temporanea de vaccino AstraZeneca». Lo scrive l’Istituto federale tedesco per i vaccini. «Gli esperti vedono ora un accumulo impressionante di una forma speciale di trombosi venosa cerebrale molto rara (trombosi della vena del seno), in connessione con una carenza di piastrine del sangue (trombocitopenia), e sanguinamento in prossimità temporale alle vaccinazioni con AstraZeneca».

La posizione di Astrazeneca

L’azienda produttrice del vaccino ha specificato che su un totale di 17 milioni di vaccinati nei Paesi Ue e in Regno Unito, ci sono stati appena 15 eventi di trombosi venosa profonda e 22 eventi di embolia polmonare segnalati tra coloro a cui è stato somministrato il vaccino, in base al numero di casi che la società ha ricevuto all’8 marzo. Intanto però, dopo Danimarca e Francia, anche la Germania aveva sospeso le vaccinazioni con Astrazeneca. 

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

Nel weekend in Umbria crollo delle vaccinazioni

Negli ultimi tre giorni, intanto, in Umbria è stato registrato un crollo delle adesioni alla campagna vaccinale per la parte relativa ad Astrazeneca. Venerdì 12 marzo su 2.500 vaccinazioni prenotabili, hanno aderito e quindi si sono vaccinati 2.000 cittadini. Sabato 13 marzo, su 1.700 posti prenotabili, si sono presentati per la vaccinazione in 1.430, mentre domenica 14 marzo i posti prenotabili erano 2.500 e riservati ad anticipare la prenotazione del personale scolastico, i cui appuntamenti erano già fissati per aprile e maggio: si sono prenotati in meno di 100.

Codacons Umbria: «Pronti ad azioni di risarcimento»

Dopo lo stop al vaccino Astrazeneca in tutta Italia deciso oggi dall’Aifa, e a seguito delle varie indagini aperte dalla magistratura su casi di decessi sospetti registrati nel nostro paese, il Codacons scende in campo anche in Umbria per intentare una azione risarcitoria a favore di tutti i cittadini della regione che, a seguito della somministrazione del vaccino anti-Covid, abbiano subito reazioni avverse gravi.

«Da giorni stiamo ricevendo le denunce dei cittadini che si sono sottoposti alla vaccinazione Astrazeneca e segnalano problemi, in alcuni casi anche gravi, insorti dopo la somministrazione delle fiale – spiega il Codacons – ovviamente dovranno essere le autorità preposte a valutare un possibile nesso di causalità tra le vaccinazioni e le reazioni avverse gravi, ma ciò che è certo è che, se saranno accertati errori o anomalie in merito al vaccino, i responsabili dovranno risarcire i cittadini per i danni arrecati sul fronte della salute e per i rischi fatti correre agli utenti».

La posizione della Regione Umbria

Nel tardo pomeriggio la comunicazione da palazzo Donini: «La Regione Umbria ha sospeso tutte le somministrazioni del vaccino AstraZeneca a seguito delle disposizioni di Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che ne ha deciso il divieto di utilizzo, in via del tutto precauzionale e temporanea, su tutto il territorio nazionale. Il commissario straordinario regionale per l’emergenza Coronavirus, Massimo D’Angelo, ha immediatamente informato i referenti dei punti vaccinali territoriali ed ospedalieri e dato mandato a Umbria Salute e Umbria Digitale di inviare tempestivamente messaggi sms e/o mail a tutti i prenotati con AstraZeneca per martedì e mercoledì, comunicando di non presentarsi per la vaccinazione».

Coletto: «Cittadini devono fidarsi»

«Preoccupa la situazione di diffidenza diffusa tra la popolazione dopo il ritiro di un lotto del vaccino Astrazeneca, ma in questa fase non possiamo permetterci di mandare a vuoto intere giornate vaccinali, perché raggiungere in tempi brevi un numero elevato di vaccinazioni è un passaggio fondamentale per sconfiggere la pandemia». Ad affermarlo è l’assessore alla salute della Regione Umbria, Luca Coletto, rendendo noti i dati ufficiali sull’andamento delle vaccinazioni con Astrazeneca negli ultimi tre giorni della scorsa settimana. «La scienza ritiene il vaccino AstraZeneca sicuro ed efficace, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e l’Ema hanno dichiarato che possiamo continuare a usarlo. Invitiamo i cittadini ad avere fiducia».

«Nessun vaccino buttato»

Sempre su Astrazeneca è il commissario per l’emergenza Covid-19 in Umbria, Massimo D’Angelo, a sottolineare che «il vaccino per le sue caratteristiche si conserva per 6 mesi e quindi, in questa fase in cui sono state registrate mancate adesioni alla vaccinazione, non è stato buttato nessun vaccino tra quelli messi a disposizione domenica scorsa e nei due giorni precedenti. Questo tipo di vaccino non ha bisogno di congelazione  in quanto la conservazione avviene in frigorifero a una temperatura compresa tra 2 e 8 gradi». Infine D’Angelo informa che «proseguire in modo celere la campagna di vaccinazioni, si stanno valutando nuove strategie sulla base del piano nazionale che ha modificato alcune priorità».

Le rassicurazioni degli scienziati

Il virologo Palù: «Nessuna correlazione»

«Non c’è nessun rischio con Astrazeneca – dichiara il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù – nessuna correlazione finora dimostrata né nesso causale tra vaccino e mortì. C’è molta emotività rispetto ai vaccini, già ai tempi del vaccino anti-influenzale, ma a tutt’oggi, e questo vale per Astrazeneca, non c’è nessuna correlazione sinora dimostrata né un nesso causale tra la somministrazione del vaccino e le morti che si sono verificate. Per questo, prima di prendere certe decisioni bisogna essere molto cauti». Parlando domenica alla trasmissione ‘Mezz’ora in più’, Palù ha ricostruito i casi recenti: «Il caso austriaco si trattava di un’ematopatia, cioè una malattia del sangue; a Napoli si trattava di un infarto intestinale e in Sicilia è ancora in atto l’autopsia. Posso dire che, sia dagli studi validativi che dalle milioni di dosi che sono state somministrate, specie nel Regno Unito che è un laboratorio a cielo aperto, non si sono verificati incidenti tromboembolici o mortali correlati. In totale i casi di tromboembolia sono stati circa 250 su 11 milioni, né più né meno di quelli riscontrati con Pfizer e siamo ben al di sotto dell’incidenza relativa di questi fenomeni nella popolazione normale, soprattutto negli anziani cioè circa 1 su 1.000 o 2.000».

Lo statistico Gammaitoni e l’esempio del cappello

Come spesso sta facendo in questi mesi, il professor Luca Gammaitoni, docente di statistica, prova a portare un po’ di razionalità nel dibattito in corso: «Tra coloro che oggi in Italia indosseranno un cappello, molto probabilmente domani ci scapperà il morto. Ma non è detto che sia colpa del cappello». Poi l’analisi matematica: «Ogni giorno in Italia muoiono, per le cause più disparate, in media poco meno di 2.000 persone. Ogni giorno in Italia circa 60.000 persone indossano un cappello. La probabilità che uno dei morti di domani appartenga a questo gruppo è 60.000/60.000.000 = 0,1%. La probabilità che non vi appartenga è quindi il 99,9%. La probabilità che nessuno di loro domani sia morto è circa 0.999^2000 = 13,5%. Quindi la probabilità che almeno uno di loro sia morto è 86,5%. A proposito, è la stessa probabilità che tra le persone che oggi fanno il vaccino Astrazeneca, domani ci scappi il morto. Ma non è detto che sia colpa del vaccino. Stabilire connessioni di causa-effetto – osserva Gammaitoni – è molto più complicato che limitarsi ad osservazioni di eventi. Per questo abbiamo bisogno degli scienziati. E gli scienziati ci dicono che è molto più probabile morire a causa del Covid-19 che a causa del vaccino».

 

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