Impasse nell’esecuzione dei lavori di rifacimento di strada e aiuole in via Bramante a Terni, un intervento da tempo atteso e in fase di realizzazione. Nell’area del cantiere, infatti, durante le fasi di scavo delle buche per la posa a dimora di nuove alberature, è stato rinvenuto uno strato di ‘materiale antropico’, di riporto, probabilmente usato per livellare in passato l’area del parcheggio. A riferirlo è l’assessorato all’ambiente del Comune di Terni.
Di cosa si tratta
La prima ipotesi – ‘a vista’ anche in ragione del colore – è che si tratti di scorie di lavorazioni siderurgiche, un tempo – quando la normativa era decisamente più permissiva – utilizzate per livellare i piani stradali. Non molto diversamente da quanto ritrovato nel recente passato nel sottosuolo del parco ‘Rosselli’ ed anche in via Urbinati. Ora si dovrà procedere – in linea con il Testo Unico Ambiente – con la caratterizzazione per valutare l’eventuale contaminazione/inquinamento e quindi, probabilmente, con la bonifica. In campo, con l’obiettivo di definire la portata del problema, c’è Arpa Umbria chiamata a svolgere i primi sopralluoghi. Il materiale individuato potrebbe essere legato alla costruzione del complesso oggi sede di Usl ed Uffici finanziari, avvenuta qualche decennio fa. Sarebbe stato trovato a circa un metro di profondità .
La storia
In quanto a depositi di scorie siderurgiche e terre di fonderia, il Piano per la bonifica delle aree inquinate della Regione Umbria – datato 2008 – individuava in zona Fiori (a poche centinaia di metri dal parcheggio Usl di via Bramante) anche due distinti siti ‘a rischio’ per i quali però, negli anni, non sono state reperite le risorse necessarie per la bonifica. Scorie, in tal senso e sempre in zona, erano emerse in passato anche durante i lavori di realizzazione della – mai completata – metropolitana di superficie.
Tema aperto
Il ritrovamento, in ogni caso, non può che portare ad un’ulteriore riflessione sulle condizioni ambientali della città , suolo compreso, anche e soprattutto in relazione all’utilizzo che per decenni ne è stato fatto, in più parti. Il caso ha voluto che proprio nella giornata di martedì sia giunta a Terni la Commissione d’inchiesta parlamentare sulle eco-mafie, presieduta da Stefano Vignaroli (M5s) ed attesa da un ‘super lavoro’ che proseguirà fino a mercoledì con audizioni in serie sui temi ambientali di Terni, dal Sin di Papigno agli inceneritori, dalle inchieste avviate alle azioni sin qui messe in atto.