Le case di riposo: «Noi indifesi senza i tamponi»

I titolari dele struttre chiedono test rapidi a personale e anziani: «La Usl non riesce a dirci se e quando saranno disponibili. Attende la Regione»

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di A.T.

«Abbiamo richiesto i tamponi alla Usl ma non sanno cosa risponderci perché aspettano la delibera della Regione per capire come muoversi». Ad affermare l’attuale situazione di stallo nelle residenze protette o case di cura del ternano è Sabrina Tini, amministratrice di Villa Sabrina, casa di riposo per anziani di Otricoli (Terni). Dopo il decreto che imponeva dispositivi di sicurezza (guanti, gel, mascherine) a tutto il personale e il divieto di visita ai parenti degli ospiti, si apre un altro scenario nel panorama delle residenze per anziani.

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«Test rapidi per personale ed ospiti»

La maggior parte di loro, infatti, ha fatto richiesta di tamponi rapidi ma la Usl non ha potuto dargli una risposta: «Glieli abbiamo chiesti ma non hanno saputo dirci se, quando e come saranno disponibili. È una specie di Caporetto, nessuno sa quello che deve fare» afferma il titolare di un’altra residenza protetta. La necessità di effettuare il test non è direttamente proporzionale al diminuire dei contagiati: sebbene negli ultimi giorni si sia notato un graduale calo dei positivi e dei decessi, senza un vaccino il virus continuerà a circolare e, purtroppo, le persone più fragili saranno ancora bersagli.

La richiesta, forte

È per questo motivo che le case di cura stanno facendo pressione alle autorità sanitarie locali per ottenere test da effettuare su larga scala, non solo ospiti e dipendenti: «Se assumiamo qualcuno dobbiamo essere certi che non sia contagiato, idem per un anziano che si reca in ospedale per altri motivi di salute e poi torna in residenza, lo stesso vale per un nuovo ospite» continua il titolare, pensiero confermato anche da Tini che afferma: «Li chiediamo affinchè non si formino nuovi focolai. Finora è andato tutto bene, speriamo solo che continui così ma abbiamo bisogno dei tamponi».

«Ho le armi spuntate»

La maggior parte degli amministratori di queste case ha tenuto le dita incrociate – mentre portavano avanti le misure imposte dal governo – nella speranza che nessuno degli anziani venisse colpito: «Per ora è andato tutto bene – dice il titolare di Valla Serena, struttura di Terni -, se dovesse capitare un positivo chiamo la Usl e se dovessimo chiudere, chiuderemo. Ho le armi spuntate, non ho tamponi nel cassetto». Un appello corale nei confronti di un solo interlocutore, la Usl, che a sua volta, però, prende disposizioni dalla Regione. Dita incrociate, quindi, nell’attesa di risposte e, soprattutto, di tamponi.

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