«Le misure previste dal Governo nella legge di stabilità sembrano andare in direzione del non incremento della pressione fiscale su cittadini ed imprese. Ciò non può che trovare la condivisione della Regione Umbria, da anni impegnata a non attuare alcun aumento della tassazione autonoma». A dirlo è il vice presidente della Regione, Fabio Paparelli, al ritorno dalla Conferenza delle Regioni convocata dal presidente, Sergio Chiamparino.
Il commento «Come Regione Umbria – ricordano Paparelli e la presidente Catiuscia Marini – nonostante anni molto difficili per l’economia, per il lavoro, per i bilanci degli enti pubblici, abbiamo fatto la scelta politica di non aumentare aliquote ed addizionali di nostra competenza che avrebbero potuto portare un gettito consistente nel bilancio regionale. Lo abbiamo fatto perché abbiamo piena consapevolezza della situazione di criticità che sta attraversando il Paese e con esso la nostra regione, con ricadute dirette su famiglie e imprese. Se questa è la direzione che intende prendere il Governo ci trova dunque concordi, in quanto corrisponde ad una decisione che la Regione Umbria ha assunto da tempo e in piena autonomia».
La legge Paparelli rivela che «il giudizio espresso dalla Regioni sulla legge di stabilità è stato sostanzialmente positivo, anche se rimangono aperte alcune questioni da chiarire relative al miliardo del Fondo sanitario, se è o meno inclusivo dei farmaci innovativi, Lea e contratti del personale, e al taglio di 900 milioni extra sanità su cui le Regioni hanno chiesto al governo un impegno a ridurlo ulteriormente».
Chiamparino Nel corso della riunione, spiega poi Paparelli «ho espresso, anche a nome della presidente Catiuscia Marini, vicinanza e pieno sostegno al presidente Chiamparino, che ha rassegnato le proprie dimissioni, poi congelate fino alla approvazione della legge di stabilità, da presidente della conferenza Stato Regioni a causa del disavanzo della Regione Piemonte, a seguito del giudizio di parifica della Corte dei conti, conseguente alla sentenza della Corte costituzionale sull’interpretazione normativa sulla contabilizzazione dei debiti fuori bilancio. Si tratta di una situazione contabile che risale al 2013 e che non è imputabile a Chiamparino, ma che lui ha ereditato dalla precedente giunta. Da qui la richiesta di tutti i presidenti delle Regioni, e anche dell’Umbria, senza esito, di ritirare le dimissioni e proseguire il proprio impegno».