Licei Angeloni, gli studenti raccontano un altro anno di pandemia

Nel volume ‘Raccontiamoci. Zibaldone di idee, riflessioni, scoperte’ i testi creativi di 65 ragazzi dell’istituto

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di F.L.

Per il secondo anno consecutivo gli studenti dei licei Angeloni raccontano la loro esperienza scolastica e di vita scandita dalla pandemia, mettendosi in gioco per dimostrare senso di responsabilità e capacità di resilienza. ‘Raccontiamoci. Zibaldone di idee, riflessioni, scoperte’ è infatti il volume in cui 65 ragazzi di tre classi del liceo economico sociale e di quello musicale hanno raccolto testi creativi – narrativi, descrittivi, poetici, argomentativi – realizzati dopo dialoghi costruttivi, riflessioni sulle letture e attività in cooperative learning. Il tutto partendo dall’ascolto ‘competente’ da parte degli adulti, ciò di cui hanno più bisogno gli adolescenti.

Manola Conti

I dettagli dell’iniziativa

Il progetto (con il patrocinio della Bct, Lions Club Terni e Rotary Club Terni) quest’anno ha dato vita al libro oltre che in versione cartacea anche in ebook. Nel volume 20/21 – curato come quello precedente dalla docente di lettere Manola Conti, con il sostegno della dirigente scolastica Patrizia Stilo – i testi prendono le mosse da progetti come ‘Siamo chi siamo’, ‘Talent di scrittura’ e ‘Musicalità del paesaggio sonoro’ e da libri discussi in classe. Poesie, acrostici, calligrammi, ambigrammi, Promessi Sposi, Divina Commedia, diritti, bullismo, scrittura creativa, sono oggetto dei vari capitoli. «Il progetto ‘Raccontiamoci’ – spiega la professoressa Conti – ha ascoltato i ragazzi in questo biennio segnato dalla pandemia, a causa della quale sono stati messi alla prova anche per cooperare alla gestione di questa sfida, responsabilmente. Abbiamo raccontato anche gli aspetti positivi della pandemia, come dar valore a quanto si poteva sottovalutare».

I temi trattati

Gli studenti hanno così potuto riflettere su tematiche delicate come i diritti, l’affetto, la letteratura, la musica e la vita ai giorni del coronavirus, le emozioni, le paure, le riflessioni su ciò che conta veramente. «Positiva la ricaduta sugli alunni – prosegue la referente -, per l’incremento dell’autostima, la collaborazione in tutte le attività di cooperative learning, la condivisione, il dialogo, la riflessione, le competenze di scrittura. Lavorando perché l’apprendimento sia non solo cognitivo ma anche emotivo e sociale, i ragazzi sono stati sostenuti nel chiarirsi il personale progetto di vita – facendoli confrontare con tematiche di attualità e con gli scrittori – sapendo che esiste per loro uno spazio accogliente ed inclusivo in cui formarsi. Insieme». Mercoledì la dirigente Stilo ha consegnato una copia del libro a ciscuno dei 65 studenti che hanno partecipato al progetto.

Alice, II M: «Sognavo diverso il mio inizio alle superiori»

Raccontano uno spaccato dell’esperienza due studentesse del biennio. «Mia madre – ha scritto Alice D’Amario, classe II M – lavora in ospedale ed è la coordinatrice responsabile della sterilizzazione e del ricondizionamento dei dispositivi medici utilizzati per la diagnostica, la chirurgia e la cura dei pazienti. Ancora prima che ognuno di noi si rendesse conto dell’effettiva gravità di questo virus, infilandomi le mani nelle tasche o aprendo il mio zaino, trovavo sempre un gel disinfettante, precedentemente posto lì da mia madre. Iniziò a consigliarmi di non stare in posti troppo affollati e a spiegarmi l’importanza di stare attenti alla pulizia delle mani, dato che i virus si diffondono molto rapidamente. Mia madre tornava dal lavoro sempre più tardi. Era molto stanca e provata. In casa portava sempre la mascherina e teneva le distanze da noi. Se ci fossimo infettati per colpa sua non se lo sarebbe mai perdonato. Iniziai, come mamma, ad indossare la mascherina in casa. Rientrata da scuola, mi assicuravo di disinfettare tutto per bene. Vivere il Covid è un po’ come vivere a metà. È come se qualcuno ci stesse rubando il tempo. Quello per crescere, sognare… L’adolescenza è già di per sé un momento complicato, dove dobbiamo fare i conti con profondi cambiamenti fisici ed emotivi, poiché tutto inizia a mutare dentro e fuori di noi velocemente. La nostra finestra sul mondo all’improvviso è divenuta quasi unicamente virtuale. Il mio inizio alle superiori l’avevo sognato in altro modo. Ho un carattere timido e introverso e riuscire a dare quel po’ di me che concedo agli altri, con la Dad è stato molto più faticoso. Dietro uno schermo è tutto più pesante, faticoso. La paura di non essere capita o di non essere abbastanza, l’angoscia di non saper emergere, la timidezza e le mille insicurezze che ti portano a bloccarti prima di attivare il microfono. Poi per fortuna c’è stato ‘Raccontiamoci’, un modo per fare toc-toc da quello schermo, per poter entrare e far sentire il mio pensiero e far conoscere parte del mio mondo. Credo che per noi ragazzi sia molto dura questa situazione, ma anche fare l’insegnante e l’educatore, in questo tempo di Covid più che mai, credo sia veramente complicato. Mi è sempre piaciuto scrivere e questo progetto ha alimentato ancora di più questa mia passione. Riaccendere le nostre speranze, la nostra fantasia e i nostri sogni con la scrittura credo sia stato ed è in assoluto una mano tesa pronta per essere afferrata, per non perdersi nell’apatia che comporta la situazione che stiamo vivendo. La nostra docente ed il nostro istituto ci hanno teso quella mano…ci hanno dato un’opportunità che è diventata un Dono e per questo gliene sono grata. Il progetto ‘Raccontiamoci’ è stata un’opportunità per parlare di molti argomenti importanti: il bullismo, il cyberbullismo, i pregiudizi, la libertà di espressione, il sentirsi inadeguati dati gli scioccanti standard da rispettare in questa società per non essere considerato uno sfigato, l’omofobia, il razzismo… ‘Raccontiamoci’ è, per noi ragazzi, un grido di speranza e sono contenta che venga udito da molte persone. Tutti meritano di essere ascoltati».

Irene II L: «Dad è stata un dono»

Ha scritto Irene De Vita, classe II L: «Da ottobre 2020, io ho dovuto adottare la didattica a distanza dato che mio padre ha una malattia che va salvaguardata, soprattutto in questo periodo. Un mezzo che mi ha aiutata molto è stato scrivere dei testi i quali, in parte, sono stati inseriti in ‘Raccontiamoci’, libro in cui vengono trattate varie tematiche tra cui l’adolescenza attraverso l’analisi di un racconto che, se avessi letto in tempi in cui non era presente la pandemia e io non fossi rimasta a casa, avrei certamente analizzato e visto sotto un punto di vista più immaturo. Secondo me, anche grazie a Raccontiamoci la dad, didattica a distanza, è stata un dono, dovremmo chiamarla didattica a domicilio!».

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