Licenziamento e condanne – tre i processi in cui era imputata – non sono serviti a limitare le condotte di una 60enne di Città di Castello, indagata per atti persecutori nei confronti di un medico della Usl e ora colpita anche dal divieto di avvicinamento al professionista. La misura è stata emessa dal gip di Perugia ed eseguita dai carabinieri del comando stazione di Città di Castello.
L’irruzione
Dipendente dell’azienda sanitaria, la donna era stata licenziata in passato per «gravi problemi relazionali e comportamentali all’interno della struttura», come riporta la nota della procura perugina sulla vicenda. Qualche giorno fa si è presentata di nuovo presso l’ambulatorio del professionista, interrompendo il servizio – diversi i pazienti in attesa di essere visitati – e pretendendo il reintegro sul posto di lavoro. Esasperato – la vicenda si trascina da alcuni anni – il medico ha così deciso di denunciarla di nuovo e le indagini dell’Arma hanno portato all’emissione della misura. Ora l’ex dipendente Usl non potrà più avvicinarsi alla vittima dello stalking e dovrà mantenere una distanza di almeno 500 metri dai luoghi abitualmente frequentati dal professionista.