«Tanti pensano si tratti solo di ‘semplici’ massaggi. Ma non è così. Noi operatori shiatsu ci prendiamo cura della persona nella sua totalità, anche di aspetti che si tende a considerare poco o nulla. E la certezza è che dentro di noi ci sono risorse inaspettate, anche quando si pensa di aver esaurito ogni possibilità, ogni strada». A parlare è la ternana Francesca Marrone: 32 anni di attività alle spalle di cui 27 anche nell’ambito della cassa mutua di Ast. Con lei, analizziamo un ambito spesso poco conosciuto, se non proprio travisato, qual è lo shiatsu.
«L’operatore shiatsu – spiega – cerca di restituire un giusto ritmo all’organismo, ‘regolando’ l’energia che scorre nei dodici principali meridiani che caratterizzano il nostro corpo. Parliamo ad esempio della circolazione sanguigna, della linfa e degli impulsi trasmessi al sistema nervoso. L’obiettivo di un operatore è stimolare l’energia, riequilibrarla, darle frequenza, qualità ed ampiezza».

Ma quali sono i passi di un percorso che appare così complesso? «Prima c’è la diagnosi di Hara che riguarda il nucleo centrale, la ‘pancia’ della persona, attraverso cui percepire le dodici funzioni dei meridiani principali, lo stato dell’organismo e il suo funzionamento. E ciascuna funzione è collegata ad altre, ad esempio un intestino che non funziona correttamente va a gravare anche sul cuore».
La fase successiva è rappresentata da quella ‘esplorazione’ che, attraverso dita e mani consente all’operatore di comprendere le condizioni di energia di ciascun meridiano: «Questa forma di pressione digitale, inizialmente molto dolce, è anche terapia, riattivazione delle funzioni generali. Sette sedute sono un tempo ragionevole per raggiungere i primi obiettivi, poi dipende anche dalla risposta della persona».
Ma qual è il rapporto fra shiatsu, medicina tradizionale e altre pratiche come la fisioterapia, intesa nel senso più generale del termine? «Lo shiatsu è una disciplina antichissima, che affonda le proprie radici millenarie nella cultura giapponese. L’approccio è molto meno meccanico rispetto alla fisioterapia, orientata su una cultura occidentale funzionale basata sul rapporto causa-effetto. La relazione con la medicina tradizionale, di contro, può essere assolutamente costante, specie per alcune branche come la neurologia, la psicologia. Noi operatori – prosegue Francesca Marrone – non siamo tuttologi, sappiamo fin dove possiamo arrivare e indirizziamo le persone nel modo più corretto. Tornando alla relazione con altre discipline ‘occidentali’ caratterizzate da approcci pragmatici e meccanici, lo shiatsu associa mente e psiche sulla base di una cultura millenaria. L’obiettivo per noi non è il problema specifico, ma il benessere generale della persona».
Per diventare operatori, spiega Francesca Marrone – che ha il proprio studio in largo Ottaviani 24 a Terni – «esistono scuole certificate la cui durata è di tre anni. Poi è previsto un esame che consente l’iscrizione all’Albo della federazione. Nella propria ‘carriera’, comunque, non si smette mai di imparare. Personalmente ho frequentato l’istituto europeo di shiatsu a Roma, nato nel 1986, e terminato quello è iniziato un percorso di conoscenza fatto di continue specializzazioni con i maestri che sono stati allievi di Masunaga».