‘Lybra’: parte da Terni il sistema criminale che aiuta le imprese ad evadere il Fisco

A segno l’indagine di Finanza e Procura. Nei guai anche consulenti fiscali e tributari. In sei accusati di associazione per delinquere

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Evadere le tasse, pagando sì per il ‘servizio’ – ma molto meno del dovuto – attraverso la compensazione fra debiti e crediti fiscali. Una compensazione – da qui il nome dell’indagine ‘Lybra’ – ‘dopata’, fittizia, creata dagli ideatori di un sistema che è nato di fatto a Terni, in una società di consulenza tributaria e fiscale con sede sì a Roma, ma operante stabilmente in città, con tanto di sede prestigiosa in pieno centro. A portare alla luce il tutto è stata la Guardia di Finanza di Terni, unitamente alla procura della Repubblica: sono 42 le persone indagate a piede libero – 6 delle quali per associazione per delinquere – con 39 società passate al setaccio e sequestri di conti correnti e beni, in Italia ma pure in Romania, che superano i 12,5 milioni di euro.

Terni: maxi blitz della Finanza per evasione fiscale. Sequestri milionari e decine di indagati in tutta Italia

I dettagli sono stati illustrati dal comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il colonnello Mauro Marzo, insieme al procuratore capo Alberto Liguori che si appresta a lasciare la città con l’emersione di un’inchiesta importante, che in Italia tocca quindici province in tutto: Terni, Milano, Torino, Novara, Verona, Lucca, L’Aquila, Teramo, Viterbo, Roma, Napoli, Potenza, Catania, Sassari e Nuoro. Con loro anche il maggiore Gabriele Gallozzi, comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle, ed i sostituti procuratori Giorgio Panucci e Giulia Bisello. Ma una menzione per quanto svolto è andata anche al predecessore di Gallozzi – Andrea Longo -, al comandante del Gruppo di Terni, il maggiore Matteo Filippi, ed al tenente Francesco Tuccillo del Nucleo Pef.

In sostanza, attraverso la società di consulenza ‘ternana’ venivano contattate realtà imprenditoriali gravate da debiti verso lo Stato in alcuni casi imponenti – fiscali ma anche nei confronti di Inps ed Inail -, proponendo la possibilità di compensarli attraverso crediti fittizi generati da società-cartiere create ad-hoc e sparse in giro per l’Italia, basate su prestanome con redditi personali decisamente modesti. In questo modo – è stato detto – la società esistente, quasi sempre consapevole del sistema e raramente in buonafede, riusciva a non pagare le tasse, versando alla società di consulenza ternana un compenso pari a circa il 60/70% di quanto risparmiato.

Risorse poi riversate su conti correnti, riciclate in immobili, beni di lusso e anche – elemento che ha rappresentato l’avvio dell’indagine – inizialmente utilizzati per acquistare un deposito di carburanti con sede a Terni, al prezzo di 450 mila euro. Tutto è finito sotto la lente degli inquirenti – che hanno potuto contare sulla collaborazione della Banca d’Italia e di Eurojust per le operazoni in Romania – e ora, oltre alle conseguenze penali, le società che si sono rivolte alla realtà ternana per evadere il Fisco (anzi, pagare di meno e non allo Stato), rischiano di perdere quanto versato e di dover liquidare alle casse pubbliche il dovuto, ovviamente maggiorato. E visto che in alcuni casi fra i debiti compensati c’erano anche contributi e oneri previdenziali, il danno cagionato finisce per colpire anche i lavoratori.

Intanto c’è il provvedimento del gip Barbara Di Giovannantonio, dopo un lavoro imponente da parte di autorità e polizia giudiziaria, che riporta nell’ambito delle finanze pubbliche le risorse – diverse delle quali finite in Romania – sottratte allo Stato. «Questa operazione ha del miracoloso – commenta il procuratore Liguori – considerando la portata dell’inchiesta, internazioale, in relazione alle forze di cui disponiamo. Terni, che evidentemente non è citta di sola droga sul piano dei reati, ma anche di concorrenza sleale che ci conduce anche in territori a maggior incidenza criminale, ha messo in campo le migliori energie di cui dispone. E le stesse intercettazioni eseguite in fase di indagine, hanno avuto un costo relativamente modesto se rapportato a quanto stiamo riuscendo a recuperare con i sequestri».

Fra le società che hanno beneficiato delle compensazioni, un paio – è stato spiegato – si trovano in provincia di Terni, tutte le altre fuori regione ed anche in centri grandi come Roma e Torino. Fra gli indagati, figurano invece anche commercialisti e liberi professionisti: uno di Catania, due di Avezzano e poi tre ternani che operano come consulenti tributari-fiscali. Di Terni anche alcuni dei prestanome per le ‘cartiere’ che generavano i crediti: due sarebbero del capoluogo ed uno di Narni. «Viene da pensare che qui esista un canale in grado di reclutare giovani con poche risorse, prospettando guadagni facili» è stato un altro inciso del procuratore capo. E l’ombra della grande criminalità organizzata, della ‘ndrangheta ed in parte della camorra, è lunga sul sistema messo in piedi, con la testa a Terni e i tentacoli che arrivano praticamente in ogni regione, anche all’estero.

Sette dei 42 indagati, tre dei quali gravati dall’ipotesi associativa, sono difesi dall’avvocato Samuele De Santis del foro di Viterbo. Il quale afferma che «sono stati disposti sequestri per fatti risalenti al lontano 2019, sul presupposto che i beni oggetto di sequestro siano provento di un furto perpetrato più un lustro fa. Ricorreremo – afferma – direttamente alla Corte di Cassazione (revisio per saltum, ndR) in quanto denotiamo evidenti carenze di legittimità, anche in riferimento alla presunta e assolutamente infondata accusa di associazione».

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