Morto per l’infezione alla gamba: ospedale di Terni condannato

Gli eredi di un anziano venuto a mancare nel 2012 dovranno ricevere oltre 500 mila euro dal ‘Santa Maria’. Per i giudici fu errore medico

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A poco più di tre anni di distanza dalla decisione del tribunale civile di Terni datata gennaio 2018 – nessuna responsabilità a carico dell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ di Terni -, la corte d’appello di Perugia (presidente Claudia Matteini) nel settembre del 2021 ha ribaltato quella sentenza e condannato l’ospedale ternano a risarcire – per un totale di oltre 500 mila euro oltre a rivalutazione, interessi e spese – i tre eredi di un ternano di circa 70 anni che nell’agosto del 2012 morì a causa di una grave infezione alla gamba sinistra. A riportare la notizia è il quotidiano ‘Il Messaggero‘ con un articolo a firma di Nicoletta Gigli.

L’origine del problema

Secondo i giudici dell’appello, sulla base della Ctu rinnovata, i sanitari del pronto soccorso – ed in particolare coloro che avevano eseguito la consulenza ortopedica – non avevano riconosciuto la natura né l’entità della patologia da cui l’anziano era affetto, ricollegando il problema alla gamba ad un recente intervento neurochirurgico alla colonna lombare, quando invece le due cose erano indipendenti fra di loro e lo stesso paziente, pochi giorni prima, era stato sottoposto ad una infiltrazione di acido ialuronico e lidocaina al ginocchio sinistro.

Poteva essere salvato

Così, dopo l’iniziale rimozione del liquido accumulatosi all’altezza del ginocchio, l’anziano venne trattato con antinfiammatori ed antidolorifici. Tuttavia elementi come quelli emersi dalle analisi del sangue, la stessa febbre e la sofferenza renale, avrebbero dovuto – secondo i periti incaricati – far comprendere subito le origini del quadro clinico, aggravato anche da una trombosi. Le condizioni dell’uomo, così, peggiorarono rapidamente fino a trasformarsi in uno shock settico fatale: neppure il ricovero in rianimazione aveva consentito di migliorare la situazione. Per la corte d’appello di Perugia, il paziente poteva essere salvato ma così non fu. Da qui la decisione di condannare l’azienda ad un risarcimento significativo, sollecitato dai promotori della causa civile rappresentati dall’avvocato Fabio Lancia del foro di Terni.

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