di Fra.Tor.
«A Terni si è diffusa una nuova droga, venduta nei negozi di cannabis light, dichiarata illegale con decreto ministeriale lo scorso 28 luglio: l’Hhc, un ‘cannabinoide semisintetico’. La sicurezza e la corretta informazione relativa all’uso dei cannabinoidi sono essenziali per prevenire potenziali danni alla salute e alla società». L’allarme arriva dal dottor Giulio Trivelli, sociologo e psicologo clinico esperto in disagio giovanile e dipendenze.

L’Hhc, un ‘cannabinoide semisintetico’
«L’Hhc, esaidrocannabinolo, noto anche come ‘cannabinoide semisintetico’, è un composto presente in minime quantità nella pianta di cannabis. Sintetizzato per la prima volta nel 1944 dal chimico statunitense Roger Adams, l’Hhc – spiega Trivelli – ha destato interesse nel campo cannabico, ma la sua estrazione complessa e costosa lo rende prodotto principalmente in laboratorio. La produzione dell’Hhc, sostanza che si rappresenta essere psicotropa, coinvolge un processo chiamato idrogenazione, in cui viene aggiunto l’idrogeno al delta-9 Thc presente nell’estratto di cannabis. Questo processo chimico modifica la struttura molecolare del Thc, spezzando il doppio legame di carbonio e creando così un olio denso chiamato Hco, olio di cannabis idrogenato. Per accelerare e favorire l’idrogenazione, i produttori utilizzano catalizzatori come platino, nichel, palladio e iridio. A fine lavorazione, il prodotto risultante è una sostanza ricca di Hhc, che può essere ulteriormente sottoposta a passaggi di raffinazione in laboratorio. L’Hhc ha quindi effetti simili al Thc che lo rendono de facto psicoattivo. Nonostante ciò, essendo così nuovo al mercato cannabico, gran parte delle informazioni a riguardo sono aneddotiche, frutto dell’esperienza soggettiva dei consumatori. Ciò permette soltanto di stabilire che l’effetto sia quello del Thc, ma di minore intensità, infatti, gli stessi produttori affermano che l’Hhc abbia una potenza pari a circa il 70-80% del Thc. Effetti che, come tutti gli altri cannabinoidi, possono variare a seconda della chimica dell’organismo, della tolleranza ai cannabinoidi, dalla quantità e qualità dell’Hhc che si utilizza».
Sicurezza e regolamentazione
Per il dottor Trivelli «preoccupanti segnali emergono riguardo alla sicurezza e alla regolamentazione dei cannabinoidi. Dato che l’Hhc disponibile deriva dalla canapa e non dalla cannabis come il Thc, ciò consente a produttori e rivenditori di aggirare alcune leggi che regolano o vietano il Thc. Pertanto non sorprende che i negozi ternani che vendono cannabis legale, come plausibilmente quelli di altre città, abbiano trovato un escamotage per introdurre sul mercato l’Hhc per incrementare i loro profitti. Il passaparola ha fatto il resto, creando uno spazio di consumo di una sostanza dannosa per la salute e di cui non si conoscono gli effetti poiché non vi sono ancora studi e ricerche scientifiche in merito. Durante la mia pratica clinica ho avuto modo di riscontrare che i miei pazienti ne hanno fatto uso, acquistandoli comodamente in uno dei negozi del centro, con conseguenze difficili da prevedere per la loro salute mentale. Il 28 luglio, l’Italia ha seguito l’esempio di Austria, Finlandia e Francia, dichiarando l’Hhc e i suoi derivati illegali e inserendoli nella tabella ‘I’ delle sostanze stupefacenti del DPR 309/90. Questa modifica ha dato all’Hhc lo stesso status giuridico del Thc».
Superficialità tra i giovani
Tuttavia, come psicologo esperto di dipendenze, Giulio Trivelli riscontra «con preoccupazione una crescente superficialità tra i giovani riguardo all’assunzione della cannabis. Un irresponsabile atteggiamento, accresciuto in maniera esponenziale di recente, che ha sminuito erroneamente la pericolosità dell’utilizzo di cannabis per la salute mentale, sopratutto nei giovanissimi, ora grava collettivamente con i suoi effetti sulla popolazione giovanile. È importante sottolineare che l’uso improprio e non regolamentato di sostanze come l’Hhc può causare danni seri al cervello e alla salute in generale. Tre esempi di danni correlati all’abuso di cannabinoidi includono: deterioramento delle capacità cognitive. L’uso cronico di cannabinoidi può influenzare negativamente le funzioni cognitive, come la memoria, l’attenzione e la capacità di apprendimento, specialmente nei giovani la cui corteccia cerebrale è ancora in fase di sviluppo; impatto sulle funzioni emotive. L’abuso di cannabinoidi può influenzare negativamente le emozioni e la regolazione emotiva, causando disturbi dell’umore come ansia e depressione; dipendenza e rischio di sviluppo di altre dipendenze. L’uso prolungato e incontrollato di cannabinoidi può portare alla dipendenza, aumentando il rischio di sviluppare altre dipendenze da sostanze o comportamenti. La sicurezza e la corretta informazione relativa all’uso dei cannabinoidi – conclude – sono essenziali per prevenire potenziali danni alla salute e alla società. È fondamentale educare i giovani sulle implicazioni della cannabis e sensibilizzare la comunità sulla necessità di una cultura della conoscenza relativa alle sostanze psicotrope dato che, ormai, appare sempre più evidente quanto le tecnologie ed i canali di distribuzione delle nuove sostanze psicoattive siano in grado di sfuggire agilmente alle istituzioni preposte al loro contrasto».