Nestlé – Perugina, settimana di passione

Venerdì 13 l’incontro in Confindustria: le minacce dei sindacati, la sicurezza dell’azienda, l’intervento della politica

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di P.C.

Venerdì 13. Non proprio un giorno rassicurante quello fissato per l’incontro decisivo – nella sede Confindustria di Perugia – fra i vertici di Nestlé e i rappresentanti dei sindacati. Resta da capire se si rivelerà davvero infausto. E per chi.

LA MANIFESTAZIONE IN PIAZZA MATTEOTTI – GALLERY

Le sigle sindacali

Spettatori e protagonisti Si annunciano frenetici i giorni che conducono a quello che potrebbe essere uno degli appuntamenti più importanti nella storia recente della Perugina, figlia dell’intuizione di Luisa Spagnoli – la donna che inventato i Baci – e di Giovanni Buitoni, la cui storia di amore e imprenditoria è stata recentemente riletta da una fiction Rai. C’erano tanti spettatori perugini davanti alla tv ad emozionarsi nel rivedere sullo schermo un pezzo di storia della propria città. Pochi, troppo pochi, sabato mattina in piazza Matteotti, dove pure era stata convocata tutta la città. C’erano i rappresentanti istituzionali, quelli sì. A tutti i livelli e di tutti gli schieramenti politici. Mancava la città. Mancava la gente comune. E nemmeno gli operai Perugina sono riusciti a coinvolgere le persone loro vicine: facendo un rapido calcolo, sarebbe bastato che ognuno degli oltre ottocento lavoratori di San Sisto portasse in piazza un amico o un parente per riempire il centro di Perugia. E invece piazza Matteotti, colorata e rumorosa, era piena a metà. Secondo la Questura, i presenti erano fra i 1000 e i 1500. «Perugia non è Terni», hanno spiegato amaramente alcuni sindacalisti in piazza, nel sottolineare che probabilmente, negli ultimi anni, il legame fra la Perugina e i Perugini non è così simbolico come si potrebbe immaginare leggendone la storia. Non che questo dia minor forza alle sacrosante rivendicazioni sindacali per il rispetto dell’accordo di aprile 2016 (finito il tempo delle folle oceaniche che fermano le città) ma, certo, tutti si aspettavano più gente, se non altro per fare più notizia: fuori dai confini regionali giornali e tv hanno sostanzialmente ignorato la protesta di sabato, dedicando viceversa ampio spazio a Ilva e Catalogna. Altro tema – questo – sul quale occorrerà riflettere, in ambito sindacale, politico e giornalistico.

I DETTAGLI DELL’ACCORDO: IL DOCUMENTO

Campi: «Buitoni fu messo all’angolo» Ma non mancano le critiche ai sindacati, seppur fatte in chiave storica. «Un giorno bisognerà pur raccontarla perbene la storia – ha scritto sui social il professore Alessandro Campi, docente proprio nel capoluogo di Storia delle dottrine politiche – per capire come si sia arrivati a questo punto. Bisognerà per esempio ricordare, oltre le lacrime versate in queste ore, quanto siano state la protervia e la mancanza di visione strategica dei sindacati, con le loro assurde rivendicazioni, a mettere all’angolo la famiglia Buitoni, costringendola alla vendita forzata dell’intero gruppo. Si prese tutto per pochi miliardi di lire dell’epoca Carlo De Benedetti, che dopo nemmeno un anno rivendette il gruppo alla Nestlé a dieci volte il prezzo d’acquisto. Da allora non è stato altro che un continuo smembrare, decentrare, chiudere, licenziare ed esternalizzare, con un danno per il territorio, in termini economici ma anche professionali e di cultura d’impresa, che forse nessuno aveva messo nel conto in questa misura. Questo per la storia, che la sinistra umbra che oggi marcia a fianco del lavoratori preferisce dimenticare. Quanto alla cronaca, è quella che vediamo: siamo all’epilogo annunciato e inevitabile – oltreché doloroso – di una vicenda che la politica locale non è mai stata in grado di gestire. La miopia ha sempre un prezzo. E quando lo si deve pagare si scopre che è particolarmente alto».

LA VICINANZA SULLE MAGLIE DEL PERUGIA

Calcio e cioccolato

Polemiche a sinistra E arrivano le risposte. «Molti ritengono che i sindacati non siano stati, come ora, sempre all’altezza della situazione – ha scritto Giuseppe Mattioli di Sinistra per Perugia – ma confondere i ruoli e le responsabilità non è giusto e completamente sbagliato. Il limite della manifestazione, secondo me, è stato quello della mancanza di una nuova linea industriale da contrapporre all’azienda. Questa poteva essere l’occasione giusta, forse l’ultima che rimaneva, per cambiare, dato che quella seguita sino ad ora non aveva portato risultati positivi. Inoltre mi aspettavo che, data la piazza molto partecipativa, arrivasse la richiesta di una lotta molto più incisiva nei confronti della Nestlè, fino ad arrivare allo sciopero generale. In ultimo è mancato il messaggio forte e chiaro da mandare, da quella piazza, alla Nestlé: se la Perugina non è più nel suo interesse primario, noi chiediamo che venga ceduta ad un gruppo industriale italiano che creda nel potenziale economico, commerciale e sociale della Perugina». Malcontento anche fra i giovani: «Rimane molto amaro in bocca per una piazza numerosa ma non pienissima – ha scritto Andrea Ferroni, portavoce dei Giovani Comunisti – una piazza che non è stata nemmeno in grado di chiedere uno sciopero generale».

BOCCI: «NON POSSIAMO INDIETREGGIARE» – INTERVISTA VIDEO

Il governo deve muoversi Già sabato, dopo la manifestazione dei lavoratori in piazza Matteotti, il segretario regionale del Pd Giacomo Leonelli aveva assicurato la vicinanza del partito e del segretario Matteo Renzi. Un altro rappresentante del Partito Democratico, e del governo, il sottosegretario Gianpiero Bocci, ha fatto presente la necessità di agire a livello nazionale: «Salvaguardare i posti di lavoro ma anche la storia e il futuro di questa città – ha detto a umbriaOn – le istituzioni hanno dimostrato unità e coesione e ciò dovrà spingere il governo a entrare in una vertenza che non potrà prevedere alcun arretramento. I confini nazionali non sono più indicatore per alcune vicende, lo abbiamo visto anche per Ast che, come Perugina, rappresenta un polo industriale che rappresentano l’identità di questa regione. Il 13 mi aspetto un cambio di rotta netto: non c’è più bisogno di incontri interlocutori. Le parti devono assumersi le loro responsabilità e il governo da questo punto di vista deve assumere una posizione netta». Appello al governo che è arrivato anche da Maurizio Landini, in piazza con i lavoratori Perugina.

PORZI: «REGIONE FA LA SUA PARTE» – INTERVISTA VIDEO

Bandiere rosse

Regione e Comune In prima fila, sotto il palco, c’erano Catiuscia Marini e Andrea Romizi, rimasti fino all’ultimo ad ascoltare le rivendicazioni dei delegati sindacati di Perugina e delle altre aziende umbre in crisi. «L’obiettivo di una comunità regionale e di chi la rappresenta è lavorare per mantenere siti produttivi ed investimenti strategici come condizione per garantire il lavoro – ha detto la Marini – Nestlé deve essere obbligatoriamente un interlocutore importante che deve garantire gli impegni sugli investimenti produttivi e su un piano industriale che parla al futuro, perché ha capacità finanziaria, reti lunghe nei mercati globali e capacità di marketing e di pubblicità». C’era anche la presidente dell’assemblea legislativa umbra: «Il consiglio regionale è vicino a tutti i lavoratori delle aziende in crisi e delle loro famiglie», ha detto Donatella Porzi. «Spero che i lavoratori abbiano sentito la nostra vicinanza, così come noi sentiamo vicino il valore del messaggio che viene da questa piazza – ha detto a umbriaOn il sindaco Romizi – saremo presenti nella vicenda come abbiamo già fatto al Mise, serve unione di tutta la comunità e di tutte le istituzioni».

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