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Home » Norcia: «Non c’è solo corso Sertorio»

Norcia: «Non c’è solo corso Sertorio»

di Lucina Paternesi
27 Dicembre 2016
in Attualità, Dal territorio, In evidenza, Terremoto 2016
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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L.P.

Il sole che nel giorno di Natale ha illuminato l’Umbria, è tornato a splendere anche su corso Sertorio, nella parte di centro storico di Norcia che non è più zona rossa.

I container a Norcia
I container a Norcia

Container E mentre venerdì scorso è stato consegnato il primo modulo abitativo collettivo in viale XX Settembre che ospiterà 48 persone, proseguono, senza sosta, le verifiche sugli edifici. Al momento, in Umbria, circa il 67% risultano agibili, mentre non utilizzabili per rischio esterno sono 338 stabili, oltre 3 mila, invece, gli esiti di non utilizzabilità. Ancora da completare, secondo i dati diramati dalla Protezione civile, altri 3.882 sopralluoghi. Intanto i nuovi moduli, precisa il sindaco Alemanno, permetteranno a 13 famiglie, i più colpiti già dal sisma del 24 agosto, di uscire dalle tende.

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La casa popolare dove viveva Roberto Elisei

Gli spazi All’interno dei grandi container, oltre alle camere, ci sono spazi comuni arredati con divanetti, una sala mensa con due televisori, due bagni con docce suddivisi per sesso, un fasciatoio e un’area lavanderia. In attesa del completamento della cucina che servirà le tre aree container, ai pasti pensa ancora la Protezione civile. Una soluzione temporanea, come ha ricordato il sindaco, che però non piace a molti. «Dovevano creare i presupposti per mettere subito la casette, per tutti» è il leit motiv di chi, dal 24 agosto, è senza più una casa. Le prime casette saranno pronte a inizio gennaio e verranno consegnate, in ordine di priorità, per 20 famiglie a Norcia e 18 a San Pellegrino.

Contributi Già da venerdì, invece, sull’albo pretorio del comune di Norcia è stata pubblicata la nuova determina con cui si assegnano i contributi per l’autonoma sistemazione ad altri 89 nuclei familiari. Si va dai 600 euro di chi è solo in famiglia ai 2 mila euro per chi ha figli o anziani a carico. E se le istituzioni, dal canto loro, cercano di fare di tutto per limitare al massimo i disagi c’è chi, purtroppo, rimane sempre indietro. E’ il caso di Roberto Elisei che, fino al 24 agosto, viveva con la sua famiglia nelle case popolari di Sant’Eustachio, dichiarate inagibili già dopo le prime scosse.

Edifici distrutti dal sisma
Edifici distrutti dal sisma

La storia di Roberto Oggi, a distanza di mesi, non ha ancora ricevuto alcun contributo dal comune e non sa neanche se rientrerà tra i primi a poter beneficiare di una casetta. Assieme a lui ci sono altre 23 famiglie che sono state allontanate da via Case Sparse e spinte a scegliere la soluzione degli hotel e a cercare riparo da parenti e amici. A più di 4 mesi dalle prime scosse, questa zona di Norcia sembra un luogo spettrale, ben lontano da corso Sertorio ripulito e illuminato per Natale.

Le case popolari «Non me ne sono potuto andare perché altrimenti non avrei potuto continuare a lavorare – dichiara Roberto Elisei – ma qui non c’è niente da festeggiare. E’ inutile riaprire un pezzo del corso se poi tutt’intorno sembra ci sia stata la guerra. Se ne sono andati tutti». Fuori dal centro, in effetti, si vedono solo ruderi, case devastate, saracinesche esplose sotto alla potenza devastante del sisma, finestre lasciate aperte e desolazione. «Non so ancora se e quando potrò riavere una casa – commenta Roberto – dico solo che i lavori per le nuove case popolari, quelle ancora in costruzione, non sono mai stati interrotti ma dentro ci sono già le crepe delle scosse del 30 ottobre». Danni strutturali evidenti, grosse crepe su tutti i muri, appena pitturati. Così appaiono oggi le nuove case popolari dell’Ater che dovrebbero essere pronte per l’anno prossimo.

Il premier entra in una Sae
Il premier Gentiloni entra in una Sae

Le casette Per chi è ancora in attesa di sapere quando potrà riavere un tetto non si respira aria di festa e le promesse di un graduale ritorno alla normalità restano più un miraggio che una speranza concreta. «Mi chiedo come sia possibile far dormire e mangiare 48 persone tutte insieme nei container. Si dovevano urbanizzare le aree per costruire, in fretta, e installare le casette subito per tutti. Questo è solo uno spreco di soldi inutile e che non restituisce dignità a una popolazione già duramente provata dal freddo e da tanti mesi senza una casa».

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