Ospedale di Perugia: «Sentenza storica del Consiglio di Stato»

Cimo Umbria: «Bocciate le Unità di degenza infermieristica. Finalmente ripristinato il principio che è in capo al medico la gestione clinica del paziente»

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«E’ una sentenza storica, perché è stato definitivamente ripristinato, a livello nazionale, il principio che spetta al medico la gestione del percorso clinico e terapeutico del paziente, nel rispetto del ruolo e delle funzioni del personale infermieristico. Il personale medico non può operare ‘a distanza’, in quanto altrimenti ciò dovrebbe determinare una traslazione delle responsabilità, non consentita dall’ordinamento, come chiaramente scritto dai magistrati». Il segretario regionale di Cimo Umbria, Marco Coccetta e la presidente della Federazione Cimo-Fesmed dell’Umbria, Cristina Cenci, commentano così la sentenza del Consiglio di Stato che il 24 giugno ha definitivamente bocciato le Udi (Unità di degenza infermieristica), confermando così quanto aveva già statuito il Tar dell’Umbria nel 2016. La sentenza del Consiglio di Stato, sottolinea l’avvocato Romina Pitoni, il legale che ha seguito la vertenza fin dal primo momento per conto di Cimo e Aaroi, «sancisce anche un altro principio fondamentale: le organizzazioni sindacali, in questo caso Cimo e Aaroi, sono legittimate a ricorrere contro un provvedimento regionale a tutela di un interesse collettivo di cui sono istituzionalmente portatrici».

La vicenda

La vicenda prende spunto da un provvedimento emesso dalla giunta regionale dell’Umbria nel 2015 «quando di fatto legittima, presso l’azienda ospedaliera di Perugia, un’Unità di degenza ospedaliera con 12 posti letto», spiegano Coccetta e Cenci. «Alle organizzazioni sindacali appare fin da subito evidente che non è chiara la gestione del paziente, da qui la decisione di ricorrere avverso il provvedimento regionale. Siamo di fronte a una sentenza destinata a fare giurisprudenza e che rende giustizia, dopo sette anni, ad un atto precipitoso e sconclusionato dell’azienda ospedaliera di Perugia. La precedente direzione aziendale, infatti aveva con arroganza portato avanti un’iniziativa che la categoria medica aveva fortemente criticato e sulla quale era intervenuta successivamente la Regione Umbria a dare il proprio placet. Al di fuori però di quanto previsto da norme giuridiche nazionali e dalle stesse leggi regionali, Cimo ha contestato fin da subito l’istituzione dell’Udi presso l’azienda ospedaliera universitaria di alta specialità, quale è il Santa Maria della Misericordia di Perugia, per la confusione di ruoli e responsabilità che la nuova modalità organizzativa di lavoro avrebbe potuto ed in effetti ha poi generato, nell’ambito delle competenze di medici ed infermieri. La gestione infermieristica ha una sua assoluta peculiarità che non può però prescindere dal percorso di diagnosi e cura che spetta esclusivamente al medico. Questa sentenza che fa giurisprudenza, permetterà in tutto il nostro Paese di evitare situazioni simili che possono arrecare grave rischio alla salute del cittadino».

La conclusione di un lungo percorso

«Giunge finalmente al termine un lungo percorso – è il commento di Alvaro Chianella, segretario regionale Aaroi – volto a ristabilire la correttezza dei rapporti tra le varie professionalità presenti nel servizio sanitario nazionale. Un sistema funziona se tutti svolgono il loro ruolo senza sconfinamenti. La sentenza del Consiglio di Stato conferma la specificità del ruolo medico e la non sostituibilità con altre figure. Questo era il principio in base al quale abbiamo iniziato questa azione legale e il vederlo riconosciuto non può che renderci soddisfatti e fiduciosi». 

 

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