Due presìdi, per chiedere di non chiudere i Patronati. L’annuncio è arrivato lunedì mattina, quando Acli, Cgil, Cisl e Uil hanno illustrato i motivi per i quali, a loro avviso, non devono essere operati i tagli previsti dal Governo.
I servizi «I tagli ai Patronati, previsti nella legge di stabilità, andranno a colpire le fasce più deboli della società. Si tratta di 28 milioni di euro in meno, che si vanno ad aggiungere ai 35 milioni di tagli dell’anno scorso. Risorse dei lavoratori che sono destinate a garantire servizi ai cittadini (22 milioni all’anno, dei quali 500 mila in Umbria) che, attraverso il lavoro dei Patronati, hanno come obiettivo quello di offrire pari condizioni di accesso al sistema sociale delle tutele. Attraverso il loro intervento, infatti – dicono Acli e sindacati – si sopperisce ad inefficienze dello Stato e a problemi di digital divide».
Politici assenti Nel corso dell’incontro, «nel quale si è preso atto dell’assenza degli onorevoli parlamentari umbri che erano stati invitati a partecipare», fanno notare Acli, Cgil, Csil e Uil, sono stati annunciati due presidi di protesta: uno a Perugia, davanti all’Inps e all’Agenzia delle entrate, e l’altro a Terni, davanti alla sede Inps. Entrambi sono stati organizzati per il 4 dicembre alle 10, «quando i Patronati aderenti al Ce-Pa di Perugia e Terni rimarranno chiusi per ribadire il proprio no a quelli che si presentano come dei veri e propri tagli strutturali del Governo. Alla protesta si uniranno anche i Caf delle 4 organizzazioni anch’essi interessati da pesanti tagli previsti dalla legge di stabilità».
L’occupazione Questi tagli, dicono ancora i sindacati, «mettono in pericolo anche l’assetto occupazionale delle strutture stesse dei Patronati – solo in Umbria se ne contano 29 diversi, con 250 dipendenti – che rischia di essere ridotto di un quinto ed è come se venissero stracciate 1.200.000 firme, quelle che sono state raccolte tra i cittadini contro il taglio l’anno scorso, per ribadire il ruolo fondamentale dei Patronati».