«Pentima non è il futuro universitario»

Terni: De Luca e Simonetti (M5s) contestano l’idea che il polo attuale possa diventare punto di riferimento per l’intera offerta universitaria

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di Thomas De Luca e Luca Simonetti
Consiglieri regionale Umbria e comunale Terni – M5s

Decine milioni di euro per svilire le prospettive di rilancio della città e veder spazzata via quella minimale offerta accademica prospettata in passato. Ieri (lunedì, ndR) il presidente della Repubblica si è recato all’apertura dell’anno accademico all’università di Interamna, purtroppo per noi si tratta di un’altra Interamna, cioè Teramo.

UNIVERSITÀ A TERNI: «UNITI PER IL RILANCIO»

Quella di Teramo è un’esperienza che dovrebbe insegnare molto alla classe politica umbra ed in particolar modo a quella ternana, una città di circa 50 mila abitanti che nel 1992 ha deciso di scorporare il proprio ateneo da quello di Chieti. Una scommessa in grado di generare un’offerta premiata da circa 10 mila iscritti. Terni ha bisogno di università e cultura più del pane.

Ipotizzare di accentrare un polo universitario dentro un Sito di interesse nazionale (Sin) soggetto a bonifica, ai margini della discarica per rifiuti speciali tra le più grandi d’Italia e per lo più in una delle aree di massima ricaduta delle polveri dell’acciaieria Thyssen, rappresenta non solo un colpo ferale ad ogni velleità di rilancio dell’ateneo in questo territorio, ma sarebbe un’ulteriore offesa e tentativo di svilimento di questa città.

Un’area totalmente scollegata dalla città dove la contaminazione dell’acqua, dei suoli e dell’aria è a livelli da record, grazie alla quale Terni è stata interessata dallo studio ‘Sentieri’ del ministero della sanità ed in cui sono stati riscontrati un eccesso di mortalità per patologie strettamente correlate alla matrice ambientale. Uno scenario post atomico dove insieme al vento si sollevano tempeste di polveri e metalli pesanti. A questo si è arrivati dopo milioni di investimenti e centinaia di proclami al cambiamento?

Sarebbe comprensibile l’utilizzo di parte dei laboratori per lo svolgimento delle attività di alcuni corsi. Ma pensare solo di creare un progetto attrattivo per gli studenti in un contesto simile vuol dire esclusivamente regalare alla politica un nastro da tagliare sulla pelle della città. Un nastro che rappresenterebbe di fatto la pietra tombale sul futuro dell’università nella conca ternana.

Come affermò in più di un occasione Andrea Liberati (ex capogruppo M5s in Regione, ndR), «Terni ha bisogno di essere contaminata, ma da saperi ed idee dei docenti e dei discenti», per questo immaginare di separare l’università dalle zone antropizzate della città è l’ennesimo schiaffo che si vuol dare alle ambizioni di rilancio di una città che vuol costruirsi un futuro che vada oltre la cultura della fabbrica.

La politica ha il dovere di elaborare alternative confrontandosi e mettendo in rete risorse e competenze, che devono portare ad un progetto comune di rilancio fino a guardare oltre l’esperienza con l’università di Perugia. Se questo è il massimo che da palazzo Murena si riesce a mettere sul piatto.

 

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