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Home » Perugia, ancora botte nel carcere Capanne

Perugia, ancora botte nel carcere Capanne

di Francesca Torricelli
13 Giugno 2017
in Cronaca
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Il carcere di Perugia

Il carcere di Perugia

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Alla vigilia dell’ispezione dei vertici nazionali e regionali del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), è stato registrato un nuovo grave episodio di violenza all’interno del carcere Capanne di Perugia.

L’episodio di violenza «Martedì abbiamo registrato l’ennesima rissa tra detenuti, questa volta tra tre albanesi e un camerunense al Reparto circondariale II sezione a regime aperto», racconta Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del sindacato. «Il detenuto camerunense è stato portato all’ospedale con uno zigomo rotto e i medici gli hanno confermato che dovrà essere operato. Non fosse stato per il tempestivo intervento dell’unico agente di polizia penitenziaria, il ristretto africano ha rischiato addirittura di essere ucciso. I tre albanesi sono stati portati all’isolamento. Ma non finisce qui. Oggi – sempre martedì; ndr – la Sezione, su intervento del direttore, è stata chiusa e questo ha fatto scatenare una protesta da parte degli altri occupanti della Sezione ancora da sedare. Per di più è in corso una manifestazione al teatro del carcere dove vi sono agenti e civili».

La visita Proprio mercoledì 14, il Sappe visiterà i posti di servizio dei poliziotti in servizio nel carcere di Perugia Capanne e il segretario generale esprimerà la sua solidarietà agli agenti di polizia penitenziaria. Donato Capece evidenzia come i gravi episodi accaduti in pochi giorni a Perugia sono «sintomatici del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E la situazione è diventata allarmante per la polizia penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici».

La denuncia Il Sappe torna a denunciare il ciclico ripetersi di eventi critici in carcere che vede coinvolti detenuti stranieri. «È sintomatico – spiega il leader nazionale dei Baschi Azzurri – che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 19 mila e 200. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione».

«Intervenire urgentemente» Capece sollecita ministro e Capo Dap a intervenire: «È solo grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno, se il numero delle tragedie in carcere è fortunatamente contenuto. Ma è evidente a tutti che è necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziari, a cominciare dal ripianamento delle carenze organiche dei reparti di polizia penitenziaria dell’Umbria».

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