Perugia, cremazione attiva a primavera

Dopo quasi un anno in cui il servizio non è stato disponibile, aggiudicato il nuovo appalto. L’azienda ha cinque mesi per terminare i lavori

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L.P.

Trenta giorni per il progetto esecutivo, altri 150 per la realizzazione vera e propria dell’impianto. Se tutto va bene, facendo due calcoli, per la primavera del 2017 dovrebbe tornare in funzione l’impianto per la cremazione al cimitero monumentale di Perugia.

Officine meccaniche E’ scritto nero su bianco nel bando di gara con cui la ditta Officine meccaniche Ciroldi Spa, un’azienda con sede a Modena, si è aggiudicata l’appalto per la realizzazione del nuovo forno crematorio per la cifra di 564 mila euro. La ditta, originaria dell’Emilia Romagna, ha vinto la gara con un ribasso di oltre il 17 per cento e ora dovrà progettare e realizzare il nuovo impianto crematorio al cimitero monumentale di Perugia dal momento che, dallo scorso gennaio, non è più possibile usufruire del servizio perché l’impianto è rotto.

La storia «Un forno crematorio moderno e di ultima generazione» aveva promesso l’assessore Wagué per quella che, in Umbria, è una vera e propria tradizione che affonda le radici già sul finire dell’800, quando venne fondata per la prima volta l’associazione per la cremazione e un primo forno crematorio che nel 1895 venne donato al Comune. Dopo mesi di disservizi che hanno portato gli utenti a raddoppiare le spese, oltre che le beghe burocratiche, andando a cercare il servizio fuori regione, soprattutto in Toscana, finalmente l’appalto è stato assegnato.

La ditta Ora l’azienda dovrà presentare il progetto esecutivo vero e proprio e indicare tutti i lavori e le forniture necessarie per la realizzazione dell’intervento come stabilito nel progetto preliminare validato lo scorso dicembre e passato di nuovo sotto la firma del dirigente in aprile. Il costo totale dell’appalto, di 600 mila euro, vede una spese di 564 mila euro per i lavori veri e propri, con 269 mila euro per sicurezza e manodopera, non soggetti a ribasso d’asta, e 295 mila euro la progettazione e il coordinamento in sicurezza dell’impianto.

Manutenzione  Tra i lavori che la ditta dovrà realizzare quelli degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti, 517 mila euro, e quelli di restauro e manutenzione di beni immobili sottoposti a tutela per 37 mila euro circa che, qualora la ditta non abbia le dovute certificazioni, dovranno essere subappaltati.

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