Perugia, imprenditoria straniera in aumento

La Camera di commercio: «Meno imprese costituite da cittadini comunitari a fronte di una crescita di quelle di extracomunitari». Sono 6 mila 603, il 9% del totale

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Una presenza che nella provincia di Perugia vale il 9% del sistema imprenditoriale. Riguarda quella straniera: al 30 giugno 2018 lo stock di imprese straniere ha toccato quota 6 mila 603 con un incremento dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2017.

La divisione e le ditte extracomunitarie

Il 78,4% delle 6 mila 603 operanti sul territorio provinciale di Perugia sono ditte individuali, il restante 21,6% società di capitali e di persone. In testa per quel che concerne le ditte individuali extra comunitarie c’è il Marocco a quota 1013, quidi Albania (710), Cin (356), Svizzera (258), Nigeria (221), Tunisia (141) e Algeria (100). I cittadini stranieri che hanno scelto la provincia di Perugia come sede delle proprie attività imprenditoriali provengono da 115 paesi di tutti i continenti.

Imprenditori comunità europea e incrementi, spicca la Nigeria

Minoritaria la rappresentanza di imprenditori originari della Comunità Europea: Romania (677 ditte) , Francia (189), Germania (124), Polonia (77, Lussemburgo (52), Gran Bretagna (47), Belgio e Paesi Bassi (56), Bulgaria (21) e Austria (13). In generale chi fa registrare un aumento più sostanzioso sono i nigeriani (+8.9%), quindi ucraini (+6,6%), macedoni (+5,4%), cinesi (+4,4%) e rumeni (+1,13%). In discesa i marocchini (-4,3%), i moldavi (-9.4%), i serbi (-3,9%) e gli iraniani (-6,3%). Da segnalare che nello stesso periodo l’imprenditoria perugina ha visto ridursi il numero delle proprie imprese di 289 unità, pari allo 0,4%.

L’integrazione

«La componente estera – spiega Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio di Perugia – è ormai una realtà strutturale all’interno del tessuto imprenditoriale provinciale, di cui rappresenta un significativo 9%. Numericamente, senza l’apporto delle oltre 6 mila imprese estere, l’intera base imprenditoriale della provincia sconterebbe una contrazione consistente. E non va dimenticato, che il fare impresa rappresenta, innegabilmente, un forte strumento di integrazione, che pertanto va incentivato e sostenuto. Nel II trimestre di quest’anno le imprese straniere risultano ancora in crescita anche se stanno emergendo segni di rallentamento, con una chiara tendenza verso nuovi equilibri geopolitici. Registriamo infatti un diffuso arretramento delle imprese costituite da cittadini comunitari (Francia, Germania, Polonia, Benelux, Austria), a fronte di una crescita di quelle che fanno capo a extracomunitari (Cina, Albania, Nigeria, Tunisia, Algeria, Macedonia e Ucraina)». I settori più scelti sono il commercio (30,6% delle imprese straniere), costruzioni (26,5%) e manifatturiero (8,3%).

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