Rendite catastali, ok al confronto con l’agenzia delle entrate

Perugia, passa la proposta di revisione sulla base del reale valore di mercato. Cesaro (Fi): «Serve per rendere più equa la tassazione per i locali commerciali»

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Passata all’unanimità in seconda commissione, mercoledì mattina, la proposta di revisione delle rendite catastale sul territorio comunale di Perugia. Ora la (apparentemente scontata) approvazione in consiglio comunale; forse già lunedì, prima seduta utile. Dopodiché partirà l’interlocuzione con l’agenzia delle entrate, per cominciare a scardinare quel totem di numeri e percentuali sedimentatosi negli uffici e negli archivi catastali per decenni.

Grossa attenzione

Apparentemente un tema settoriali, che si basa su termini tecnici (aliquote, rendite, percentuali) genericamente non commestibili per il cittadino comune; viceversa – e il riscontro anche mediatico della proposta lo testimonia – la revisione delle rendite catastali sul territorio del comune di Perugia ha suscitato fortissimo interesse, sia in città sia fuori. Diverse telefonate sono arrivate anche alla nostra redazione per avere informazioni in più, dopo la pubblicazione del primo articolo. E alcune società del settore si sono candidate per curare l’operazione, che però deve ancora avere l’avallo politico dell’assemblea cittadina. Dopo il primo passaggio, la scorsa settimana, nella mattinata di mercoledì se n’è riparlato in commissione, alla presenza della giunta. Poi il consiglio comunale. Quindi il coinvolgimento dei tecnici e l’interlocuzione con chi di dovere.

Cosa si può fare

Come specificato dagli assessori Cristina Bertinelli e Margherita Scoccia, i margini di intervento dell’amministrazione comunale sono limitati. Ma comunque ci sono. La proposta – firmata dai consiglieri Cagnoli e Cesaro (Fi) impegna la giunta a «interagire con l’agenzia delle entrate e del territorio per intraprendere un processo di revisione delle rendite catastali alla luce delle effettive condizioni di vivibilità delle varie zone della città e al reale valore di mercato, che non può essere ininfluente, per riportare in equilibrio la tassazione degli immobili, creando una coerenza fra il valore dell’immobile e la sua redditività». Nel corso della discussione è stata aggiunta anche una postilla, per porre particolare attenzione anche al riclassamento catastale degli immobili di categoria speciale: opifici, alberghi, teatri, centri sportivi e palestre.

I tempi sono cambiati

«Un tempo il settore immobiliare era un volano dell’economia italiana e non esisteva la tassa sugli immobili, che ora invece grava in modo evidente sulle tasche degli italiani, come si sono resi conto i cittadini che la stanno pagando in questi giorni – spiega in aula Michele Cesaro – a questo aggiungiamoci la crisi del settore edilizio cominciata oltre dieci anni fa e la recentissima crisi provocata dalla pandemia, che ha inciso in particolare sulle locazioni dei locali commerciali, i cui proprietari si sono visti richiedere una rimodulazione dei canoni, senza contare i tanti proprietari che hanno locali sfitti da anni o che li fittano a prezzi più bassi rispetto ad anni addietro, pur ritrovandosi con una rendita alta, spesso altissima».

La terra di mezzo

Dal punto di vista geografico, le zone in cui è diviso il territorio sono due: la zona 1 (dal centro storico a Madonna Alta), la zona due (che parte da Pian di Massiano e si snoda verso le periferie). Incastrata fra le due c’è la terra di mezzo – zona Bellocchio Fontivegge, per capirci – dove si paga quanto un negozio di corso Vannucci ma si ha un valore e una visibilità (per non parlare di vivibilità) ovviamente inferiore. E ciò ancor prima dell’ulteriore sprofondamento del quartiere nel vortice di degrado e violenza cui si è assistito nell’ultimo decennio in particolare. I proprietari non riescono a piazzare gli immobili sul mercato delle locazioni né delle compravendite, ma pagano tasse da ‘zona Vip’.

È cambiato il ‘valore’ dei vari quartieri

«E forse anche per questo – chiosa Cesaro – che al Bellocchio vediamo tanti locali sfitti: il senso della mia proposta è quello di mettere in luce questo squilibrio, nella consapevolezza che se, da un lato, potrebbe esserci una diminuzione sensibile nel gettito del comune dai locali del centro, dall’altro lato, nel segno della perequazione, potremmo avere più gettito dai locali che si trovano in zone che si sono sviluppate e sono tuttora in via di sviluppo». Senza considerare l’auspicabile riqualificazione delle zone in difficoltà, su cui l’ente sta lavorando e che potrebbe essere favorita anche da questa rivoluzione nella tassazione.

La seduta della commissione (video)

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