Perugia vs Spoleto: ormai è guerra

Ingressi, incassi, date, location. Ormai fra Umbria Jazz e Festival dei Due Mondi si litiga su tutto. La Regione proverà a mediare

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di P.C.

Saranno pure due eventi «non in competizione», come tutti i protagonisti si affrettano a sottolineare, ma Umbria Jazz e il Festival dei Due Mondi se le danno di santa ragione. Lo scontro più evidente si è verificato negli ultimi giorni, in occasione dei bilanci delle due manifestazioni, che hanno chiuso in contemporanea quest’anno per la prima volta. Ma l’esplosione – sembra palese – è figlia di un’acredine che serpeggia da parecchio.

LA PROVOCAZIONE DI PAGNOTTA, LA PROMESSA DELLA CECCHINI – IL VIDEO

La polemica Ha cominciato Carlo Pagnotta domenica mattina, nel corso della conferenza stampa di chiusura di Umbria Jazz. Si è difeso attaccando, rispondendo dati alla mano a chi denunciava un calo di presenze per la kermesse perugina: ha accusato i giornali di mistificare la realtà con dati (e foto) che non rispondono al reale stato delle cose, ha ricordato le peculiarità del calendario, l’assenza di big, l’annullamento di alcune serate. Infine, ha lanciato una staffilata al Festival dei Due Mondi di Spoleto, in particolare (quella esplicita) sulle date e sulle presenze, ma anche (fra le righe) sulla diversità di trattamento da parte dei media e sull’entità dei contributi pubblici.

«IL CALO DI PRESENZE INVENZIONE DEI MEDIA»

I compensi E, sempre parlando di soldi, c’è chi – fra i commentatori – ha visto nel nervosismo perugino anche un riferimento ai compensi di chi le due manifestazioni le dirige. In effetti, stando a quanto si legge sui siti internet ufficiali, Pagnotta prende zero euro di compenso (e come lui molti di quelli che fanno Umbria Jazz) mentre Giorgio Ferrara viaggia su cifre superiori ai 140mila euro a stagione. Ovviamente, per entrambi vanno poi conteggiati i rimborsi spese per trasferte e alloggi.

TUTTO SUL FESTIVAL DI SPOLETO – SEZIONE TRASPARENZA

La caduta Va precisato che Pagnotta, nel suo show, non ha mai citato direttamente né indirettamente Ferrara, salvo per fargli i complimenti per come ha ‘risollevato’ il Festival dei Due Mondi. Ma anche nella scelta del verbo c’era nascosta la punzecchiatura: «Noi la caduta non l’abbiamo ancora vista». E che punzecchiatura! «Un anno può andare peggio, un altro meglio – ha detto Pagnotta – però se Umbria Jazz viene riconosciuto anche dal Parlamento, ci sarà una ragione. Finalmente c’è un ministro che ha capito che esiste anche il jazz. Però, i contributi sono un pochino minori. Noi siam qui che aspettiamo».

TUTTO SU UMBRIA JAZZ – SEZIONE TRASPARENZA

Contaminazione o rigore Se poi si vuole un cambiamento, a Perugia, per Umbria Jazz, è opportuno fare riferimento agli spazi. Però è anche necessario mettersi d’accorso su cosa si vuole da Umbria Jazz: «Lo scorso anno mi hanno messo in croce per Mika, quest’anno per gli artisti pop della serata per Tenco, dimenticando – ricorda Pagnotta – che ogni festival ormai fa della contaminazione il suo forte. Poi, però, mi attaccano sui numeri delle serate, dicendo che non c’è stato il nome forte. Mettiamoci d’accordo allora». Cosa si vuole? Il rigore e la purezza del jazz o i nomi che attirano pubblico?

CONTAMINAZIONI MUSICALI A CORSO VANNUCCI

La pelle dei coglioni Infine la ‘pagnottata’: «Abbiamo pubblicato le date anche per il prossimo anno (dal 13 al 22). Non mi fate per cortesia la domanda sulla sovrapposizione con Spoleto perché per questo dovete andare a Spoleto. Me l’hanno fatta per tanti anni. Mi permettete una battuta alla Pagnotta? Le date di Umbria Jazz sono quelle fisse, se le date invece del Festival di Spoleto sono elastiche come la pelle dei coglioni così non va bene. Noi manteniamo sempre le stesse date».

Perugia vs Spoleto Eppure, Pagnotta aveva esordito dicendo: «Non vorrei parlare di Spoleto perché i due festival non sono paragonabili, a meno che uno non lo voglia fare in modo strumentale e senza alcun senso reale. Non sono paragonabili per numero e quantità di concerti. Perché il pubblico di Umbria Jazz, solo per una sera, supera tutto il pubblico del festival di Spoleto».

LA POLEMICA SUI VARCHI: «ESAGERATI»

La risposta di Spoleto A Pagnotta, ha risposto per le rime il sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli: «Lasciamo il rammarico e le polemicucce a chi quest’anno ha avuto qualche presenza in meno. Quello che conta per Spoleto, dopo il terremoto, è aver dato un segnale di normalità e vitalità». A Spoleto hanno ricordato che in passato il tema della sovrapposizione era stato sollevato proprio dal Festival dei Due Mondi e che invece quest’anno viene ricordato solo per il calo di presenze registrato a Umbria Jazz.

Per Ferrara sono polemiche sterili Alla conferenza di chiusura di Spoleto era ovviamente presente anche Giorgio Ferrara, che invece ha preferito soffermarsi sui dati e sul consuntivo artistico (liquidando Pagnotta con una battuta: «Polemiche sterili, non mi interessa ciò che dice»). Poi, sul consuntivo artistico: «L’edizione ha chiuso in bellezza, in un decennio in cui abbiamo avuto gioie e dolori, come il terremoto e la morte di Carla Fendi. Abbiamo festeggiato i 60 anni del Festival e il suo fondatore Gian Carlo Menotti, abbiamo commemorato le vittime del terremoto con il Requiem di Silvia Colasanti in piazza Duomo. Il Festival di Spoleto – continua Ferrara – è definitivamente una realtà globale che tende ad includere e mai ad escludere. Mi riferisco a tutti i paesi del mondo che vi hanno preso parte».

Crescita costante In questi anni sia il pubblico che gli incassi sono in crescita – ricordano da Spoleto – dai 560mila euro del 2008 agli 860 mila circa di quest’anno. Il pubblico è cresciuto dalle 15mila presenze del 2008 alle 90mila di questa edizione. E per presenze si intendono, oltre gli spettatori, anche le persone che hanno visitato Spoleto durante il Festival (dati comune, alberghi e mobilità alternativa dalla sua apertura).

VIDEO IN CENTRO: NOTE DI JAZZ A CORSO VANNUCCI

L’impegno della Regione sulle date «Umbria Jazz non è importante solo per i biglietti venduti – ha detto da Perugia l’assessore regionale Cecchini – ma, in generale, per il contributo culturale che dà a Perugia. Basti pensare a ciò che si vede in corso Vannucci nei giorni del festival». Sulla sovrapposizione delle date, poi: «Alla fine non è che se ci sono due eventi contemporanei c’è minor turismo. Anzi. Si possono unire le forze anche dal punto di vista mediatico. Certo, siccome abbiamo 5 grosse cartucce da sparare, sarebbe meglio spararle in modo intelligente. Laddove riuscissimo a spalmarle in modo diverso potremmo coprire meglio il periodo. Da questo punto di vista, noi siamo a disposizione, è un suggerimento che possiamo dare, dopodiché la scelta spetta a loro, non dimenticando che gli eventi vengono organizzati da due Fondazioni. La Regione coordina, suggerisce, mette insieme, ma non redige il calendario degli eventi, che talvolta è legato anche alla disponibilità degli artisti. Il problema più grosso forse ce l’hanno le istituzioni e i giornalisti, che non possono essere contemporaneamente nei due eventi».

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