di S.F.

Il quarto confronto è quello giusto. Il piano industriale 2016-2017 di Asm, approvato in giunta comunale lo scorso 22 giugno, ha ricevuto il via libera nella III° commissione consiliare presieduta da Sandro Piermatti. L’atto ha avuto il semaforo verde con cinque voti a favore, due contrati e un astenuto. Con tanto di ‘battaglia verbale’ tra Enrico Melasecche di ‘I Love Terni’ e il segretario comunale del Pd Jonathan Monti, ribattezzato il ‘Principino di Collestatte’.
‘L’arringa’ CdA di Asm al gran completo per ascoltare e dare risposte – in larga parte del confronto – sulla raffica di richieste di De Luca del M5s e Melasecche: il presidente Carlo Ottone e i consiglieri Sara Processi e Floris Ragnoni hanno rassicurato sulla stabilità dell’azienda e sulla capacità di essere in grado di rispondere alle sfide del mercato. Su tutti ci ha pensato Ragnoni a tentare di convincere i consiglieri: «Vi invito a deliberare questo atto, perché vi assicuro che l’Asm è un soggetto che è ancora capace di camminare con le proprie gambe. Amministriamo con massima abnegazione e srenità. L’acredine e le vicissitudini politiche non ci riguardano».

Gli attacchi Melasecche tuttavia – già in precedenza aveva fatto presente di avere più di qualche perplessità – è stato tutt’altro che convinto: «Tre domande secche, non mi avete risposto. Voglio sapere i rapporti con Cosp in merito agli introiti relativi alla raccolta differenziata, i debiti/crediti in atto con il Comune e se la concessione del servizio idrico è stato effettivamente pagata quando fu fatta. Consegnate tutte le corrispondenze con Cosp, dovete farlo. Zero parole inoltre su UmbriaEnergy, GreenAsm e Italgas, questioni che andrebbero approfondite. La realtà è che Asm si è indebolita».
Contrario anche De Luca che, elencando una serie di problematiche, ha sottolineato che il documento è «mancante di alcune parti»; il consigliere ‘grillino’ ha quindi parlato a lungo della soluzione di un’azienda ‘in house’, ovvero ovvero soggetta a un controllo analogo da parte dell’amministrazione a quello esercitato sui propri uffici, e del rischio leggato al settore idrico. Per De Luca, in definitiva, è da evitare che si proceda con la vendita delle quote – minoritarie – perché «così sarebbe impossibile la trasformazione in un’azienda ‘in house’ e renderebbe insanabile la situazione». Il consigliere del M5S ha voluto poi ribadire il rischio di dover mandare a casa sessanta lavoratori sugli sviluppi del piano di privatizzazione e chiesto se «ci sono stati flussi finanziari corposi con Acea».

Il ‘Principino’ Quanto tutto sembra andare verso una conclusione calma e serena, Melasecche chiede di nuovo la parola sull’ordine dei lavori. Tuttavia Monti ha qualcosa da ridire in merito ed ecco che il consigliere di ‘I Love Terni’ si scatena: «Segretario del partito ex comunista, mi fa finire?» e prime risate dei presenti in sala consiliare – compreso l’assessore al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi -, che aumentano poi quando il ‘confronto’ prosegue e Melasecche denomina Monti come «Il Principino di Collestatte». Un minuto, siparietto terminato e si vota: la III° commissione consiliare dà l’ok.