Pnrr Umbria: «Ok le premesse ma sul resto non ci siamo»

Per Vincenzo Sgalla (Cgil Umbria) «il piano è da riscrivere altrimenti si rischia un’altra occasione persa»

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di Vincenzo Sgalla
Segretario generale Cgil Umbria

In questi giorni si è detto molto sul recovery plan in salsa umbra. Questo è sicuramente un buon segno e dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che è imprescindibile, come abbiamo evidenziato con insistenza negli ultimi anni, un nuovo progetto di sviluppo per l’Umbria. Ma il documento della Regione risponde a questa necessità? Questo è tutto da dimostrare. Anzi, la mia impressione è che si rischi un’ulteriore occasione persa.

Vincenzo Sgalla

In primo luogo il Pnrr in salsa umbra manca di una coerenza di fondo. Esso si basa, infatti, su una premessa ben fatta, analizza la situazione umbra senza tanti infingimenti, a differenza di quanto faceva l’ultima giunta Marini, che negava l’evidenza, assecondata dai soliti sparring partner di comodo. Il documento indica invece la direzione di marcia giusta verso cui orientare le risorse. Ma poi nello svolgimento – le sei missioni e i relativi capitoli – va in tutt’altra direzione. Sembra quasi che il documento sia scritto da due mani diverse. E questa dicotomia, a mio avviso, è frutto di una precisa scelta che fa la presidente Tesei: usare le risorse del recovery plan per sistemare il suo consenso politico, forse persino gli equilibri della sua maggioranza. Questo è inaccettabile, l’Umbria ha bisogno di una direzione di marcia chiara, definita. Non di contentini elettorali buttati là per tenere buoni pezzi di maggioranza o peggio soddisfare interessi particolari.

Cosa sarà l’Umbria dopo il piano Draghi? È del tutto evidente che c’è uno scarto incolmabile tra quello che c’è scritto nel Pnrr nazionale, approvato ieri da tutto il parlamento, e la lista delle cose incompiute negli ultimi dieci anni scritte nel documento regionale. Mentre si mettono centinaia milioni di euro per la digitalizzazione del nostro paese, noi riproponiamo il nodo e il nodino di Perugia. Mentre c’è un piano nazionale tutto orientato alla salvaguardia dell’ambiente, noi scriviamo poche righe sulla fondamentale bonifica dell’amianto.

Abbiamo detto che è un documento senza una visione, molti commentatori hanno confermato questo limite. Allora presidente Tesei, anziché chiedere ‘patti di sangue’ inopportuni, alla luce di quanto approvato ieri dal parlamento riapra una discussione vera tra gli attori sociali, le istituzioni locali, le università, per individuare poche direttrici chiare e davvero strategiche. E faccia diventare questa discussione per pochi, una opportunità per tutti. L’Umbria ne ha davvero bisogno.

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