Ponte Malagricci: con Ridolfi e Frankl ha ‘disegnato’ Terni

La cerimonia si è tenuta sabato mattina. Il ricordo del figlio: «Era l’uomo di equilbrio fra le personalità degli altri due»

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di Alice Tombesi

Nulla, se non un ponte intitolato a suo nome poteva rappresentare meglio quello che è stato il ruolo del famoso architetto Domenico Malagricci nel triumvirato composto da Mario Ridolfi e Wolfango Frankl. Ai tre che hanno fatto la storia dell’architettura contemporanea, l’amministrazione ternana ha voluto nel tempo dedicare luoghi simbolo della città di Terni: piazza Ridolfi prima, largo Frankl poi e infine il ponte ‘Domenico Malagricci’. Un cerchio che si è chiuso sabato mattina con l’intitolazione ufficiale della passerella sul fiume Nera e il tributo all’architetto con una targa.

«Tributo doveroso»

Presente all’inaugurazione, insieme a gran parte dei componenti dell’Ordine degli architetti, anche l’assessore all’edilizia privata e all’urbanistica, Leonardo Bordoni che, ricordando Malagricci, ha detto: «La targa attesta la riconoscenza di una collettività che attribuisce un merito a chi, pur non essendo ternano, ha dato tanto ai ternani. L’oggetto intitolato deve, in una certa misura, riguardare quella persona anche oltre la semplice memoria e celebrazione di un’opera. Il fatto che gli si intitoli una targa prossima ad una passerella va a ricordare quella che è stata la sua funzione all’interno del sodalizio: un filo conduttore tra caratteri diversi».

Una ‘squadra’ di personalità forti

Dinamiche, quelle dei conflitti di idee, che compaiono spesso in un gruppo. La chiave è trovare un compromesso, un punto d’equilibrio. L’ago della bilancia del gruppo Frankl-Ridolfi-Malagricci era proprio quest’ultimo, come ha ricordato anche il figlio: «Papà era una persona calma, ha sempre cercato di mediare tra gli altri due. Ridolfi a volte se ne andava da studio per non litigare con Frankl. Era cosciente della sua bravura quindi preferiva uscire perché sapeva di avere un carattere molto irascibile. Mio padre era allievo di Ridolfi all’Istituto tecnico e quando notò il suo talento, lo volle con sé. Arrivato nel 1949, papà imparò tantissimo da loro». «Un gruppo coeso in cui dove non arrivava uno, l’altro lo sostituiva», ha affermato l’architetto Luciano Marchetti. Sabato pomeriggio, alle ore 15.30 presso la sede dell’Ordine in piazza San Giovanni Decollato 1, si è tenuta anche una conferenza stampa sul tema dell’attività del gruppo Ridolfi, Frankl, Malagricci che ha raggiunto un interesse di carattere nazionale.

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