Poste Italiane, la Regione si impegna

Fabio Paparelli: «Pronti a mettere a disposizione anche il patrimonio immobiliare pur di scongiurare la chiusura degli uffici periferici»

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Un incontro urgente per affrontare l’importante e preoccupante questione della prossima chiusura di alcuni uffici postali e della razionalizzazione delle aperture di altri.

L’Anci A richiederlo è il presidente di Anci Umbria, Francesco De Rebotti e dal coordinatore dei piccoli Comuni dell’Umbria, Giuseppe Chianella, alla direzione regionale di Poste Italiane: «Sarebbe fondamentale – dice Anci – coinvolgere le amministrazioni interessate dal piano di razionalizzazione, per poter tenere conto delle differenti esigenze dei territori, sviluppando così un rapporto sinergico con il sistema dei Comuni».

L’annuncio «La Regione è disponibile a mettere a disposizione anche il proprio patrimonio immobiliare pur di scongiurare la chiusura degli uffici periferici di Poste Italiane in Umbria». A dirlo è l’assessore regionale a patrimonio e riforme, Fabio Paparelli: «Condivido pienamente e faccio mie – ha detto – le preoccupazioni espresse dall’Anci regionale e da alcuni parlamentari, oltre che dai sindacati, sulla drammatica situazione che si sta verificando in alcune zone rurali e montane a causa dell’imminente chiusura di uffici postali ritenuti ‘non produttivi’».

Rossi Il senatore Gianluca Rossi (Pd) ha annunciato che chiederà spiegazioni al ministero dello sviluppo economico: «Non possiamo permetterci di rendere ancora più difficile e irraggiungibile questo servizio per tutte quelle fasce deboli che ne fanno uso frequente, né di allontanare i servizi postali dai centri storici o, come il caso di Terni, da zone turistiche come la cascata delle Marmore o il lago di Piediluco, dove tra l’altro sono stati fatti investimenti sinergici degli enti locali per potenziarne il bacino turistico».

Nevi Il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Raffaele Nevi, sposta il tiro: «Mentre in Toscana il governatore Enrico Rossi si mobilita ed esprime un secco no alla chiusura di alcuni uffici postali programmata da Poste Italiane, in Umbria il silenzio della presidente Marini sta diventando sempre più assordante. È’ del tutto evidente – dice – che la chiusura, così come la riduzione degli orari degli sportelli, causerà gravi disagi ai cittadini delle frazioni minori e contribuisce al rischio di spopolamento di queste realtà. Chiederò che si convochi subito un tavolo di confronto tra Regione, Poste Italiane ed enti locali per scongiurare le chiusure e costruire un percorso che possa portare a scelte diverse da quelle che si potrebbero profilare».

I pensionati Contro la decisione di Poste Italiane si erano schierati anche i sindacati, perché «andrà essenzialmente ad aumentare il disagio di centinaia e centinaia di pensionati e pensionate che non solo saranno costretti a spostarsi ma vedranno impoverita anche la loro vita sociale quotidiana» e si erano detti «pronti alla mobilitazione per garantire che i servizi essenziali non vengano ridotti, o tolti del tutto».

I centri sociali Per l’Ancescao di Terni si tratta di «una scelta sbagliata che non tiene nemmeno conto del parere espresso dall’Autorità garante delle comunicazioni, contraria alla chiusura degli uffici postali nelle aree svantaggiate, che ha opportunamente sollecitato Poste Italiane ad una concertazione con le amministrazioni locali prima di procedere alla chiusura».

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