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Home » «Presi in contropiede dal virus. Ma molto è cambiato e non siamo ‘da capo’»

«Presi in contropiede dal virus. Ma molto è cambiato e non siamo ‘da capo’»

di Fabio Toni
24 Dicembre 2021
in Ambiente e salute, Apertura 5, Coronavirus, In evidenza
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Luca Gammaitoni

Luca Gammaitoni

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«Se siamo ‘da capo’? No, ci sono delle similitudini con la peggiore delle ondate, quella dell’ottobre 2020, ma la situazione oggi è molto diversa». A parlare è Luca Gammaitoni, professore ordinario di Fisica presso l’università degli Studi di Perugia, con con umbriaOn ha fatto il punto sulla grande ascesa di contagi da Covid-19 che da alcuni giorni sta caratterizzando l’Umbria, e non solo. «Stupisce – afferma Gammaitoni – la grande rapidità con cui salgono i casi e questo, al di là dei sequenziamenti che vengono effettuati, dà l’impressione che ci stia circolando un virus molto aggressivo, che sia Omicron o un’altra variante. Di sicuro c’è che siamo di fronte ad una crescita molto veloce e un po’ inattesa, perché le condizioni avrebbero lasciato ipotizzare un andamento diverso».

SPECIALE COVID – UMBRIAON

IL NUOVO DECRETO FESTIVITÀ – LEGGI

Luca Gammaitoni

«Presi in ‘contropiede’»

«Questa ondata – prosegue il docente di UniPg – è partita in Umbria in alcune zone, come quelle di Foligno e Spoleto, per poi diffondersi nel resto della regione. È iniziata soprattutto dai giovanissimi e da altre persone non vaccinate o con un ciclo vaccinale incompleto, per poi colpire anche soggetti che avevano ricevuto due dosi. Grazie al fatto che le persone infette sono mediamente giovani o che hanno comunque una certa protezione vaccinale, finora l’impatto sulle ospedalizzazioni e sui decessi è stato molto basso rispetto ad un anno fa. Se questa escalation si può definire un ‘contropiede’ del Covid-19 e delle sue varianti? Direi di sì ma questa volta la ‘difesa’ è molto più solida. Le dinamiche matematiche che studiano lo sviluppo delle epidemie sono analoghe a quelle degli incendi: alcuni roghi sembrano domati e invece ripartono come e più di prima. Ricordiamo che c’è un 25% di popolazione non vaccinata, giovanissimi soprattutto, ma anche adulti ‘resistenti’ e poi non tutti hanno completato il ciclo con tre dosi che sono molto più protettive. Senza dimenticare che la protezione decade con il passare del tempo».

«Non torneremo ‘come eravamo’»

«Per ora – prosegue il professor Gammaitoni – elementi di allarme non ci sono, nel senso che non torneremo ‘come eravamo’, con le terapie intensive piene e gli ospedali in tilt: è molto improbabile. Preoccupa sì l’impennata dei contagi e per questo servirebbe una capacità di testing e tracciamento adeguata. L’impressione, sinceramente, è che il virus circoli indisturbato. Servono quindi attenzione e prudenza, non panico, soprattutto in questo periodo di festività».

«Dai due ai tre mesi per ‘smaltire’ questa ondata»

In merito a ricoveri e decessi, la cui curva varia all’incirca 7/10 giorni dopo i contagi, secondo Luca Gammaitoni «se avessero subìto un grande impatto da questa escalation, lo avremmo già visto. A fine ottobre 2020 abbiamo immediatamente registrato un rialzo delle ospedalizzazioni mentre ora no: escluderei che possa avvenire. Non è sorprendente che le nuove varianti del Covid siano più aggressive, anzi forse esistono solo perchè lo sono. Bisogna però evitare di buttare altra ‘legna’ sul fuoco: dobbiamo fare test, tracciare, isolare, suggerire prudenza ai giovani. Perché questa ondata è soprattutto nel segno dei giovani e dei non vaccinati. Quanto tempo ci vorrà per smaltirla? Dai due ai tre mesi: i picchi hanno tutti lo stesso andamento, salgono molto rapidamente, raggiungono il punto di flesso in cui la crescita rallenta, arrivano al massimo e poi iniziano a scendere. Noi purtroppo siamo nella prima fase in cui si cresce velocemente. Probabilmente servirà buona parte dell’inverno e avremmo sperato diversamente. Di certo ora la probabilità di finire in ospedale sono un decimo rispetto a quelle di un anno fa. La pericolosità sociale dell’epidemia è più bassa ma ciò non vuol dire che non bisogna stare attenti. Anzi».

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