‘Proroga ricostruzione’, ma è il sisma del ’97. Architetti: ‘Così non va’

Altri 12 mesi per chiudere le pratiche a 25 anni dal terremoto che distrusse il folignate. I professionisti chiedono di sbloccare il settore ricostruzioni

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Sembrava un refuso nel comunicato stampa, non lo era. Il sito internet dell’assemblea legislativa conferma e pure la registrazione dell’incontro: l’assemblea legislativa regionale dell’Umbria ha prorogato la ricostruzione pubblica per il terremoto del 1997. Venticinque anni fa.

Altri 12 mesi per gli enti in regola con gli adempimenti

Prima nel 2017, poi nel 2018, quindi nel 2019: ogni volta la Regione aveva cercato di stabilire, con delle leggi regionali, il termine ultimo per la ricostruzione. E ogni volta si è dovuti arrivare obtorto collo ad una proroga per le opere relative al terremoto del 1997. L’ultima è stata decisa martedì, approvando modifiche alle ‘Norme per la ricostruzione delle aree colpite dagli eventi sismici del 2016’, specificatamente rispetto all’articolo sulla conclusione della ricostruzione pubblica nelle aree colpite dal sisma del 1997, i cui termini vengono prorogati di ulteriori dodici mesi. La norma prevede che gli enti attuatori della ricostruzione che alla data di entrata in vigore della legge abbiano provveduto agli adempimenti indicati dalla legge 1/2017 rispetto a “Programmazione e rendicontazione opere pubbliche” non incorrono in sanzioni e dispongono di ulteriori 12 mesi per adempiere.

APPROFONDIMENTO: LA RICOSTRUZIONE IN UMBRIA E MARCHE DOPO LE SCOSSE DEL 1997

Intanto gli architetti lanciano l’allarme: «Così non va»

«Il settore delle costruzioni sta vivendo un lento e progressivo logorio, apparentemente inarrestabile»: a denunciarlo è Paolo Moressoni, a nome del consiglio dell’ordine degli architetti della provincia di Perugia. «A quanto è possibile osservare – sostiene Moressoni in una nota – è un dramma su tutti i fronti: ricostruzione post sisma, superbonus e anche sul Pnrr. Sembra tutto su un binario morto, la pazienza messa a dura prova tra amarezza e malinconia di ciò che avrebbe potuto essere».

Le materie prime

«Il primo problema riguarda le materie prime: basti pensare che il 70% dell’ acciaio arriva da Russia e Ucraina, così come la materia prima per produrre le nostre ceramiche. A questo si aggiunge che c’è difficoltà di approvvigionamento delle altre materie prime, come ad esempio il legno, il costo dell’ energia che è schizzato al di sopra di ogni limite, il costo dei trasporti moltiplicato, tutto ulteriormente appesantito da immancabili speculazioni».

«Sta di fatto che i professionisti che hanno lavorato sulla scorta dei superbonus riponendo la loro fiducia sulla stabilità di una misura che invece a più riprese è stata colpita a bordate dal Governo, notoriamente contrario, e rattoppata alla meglio dal Parlamento. La cessione del credito è di fatto rimasto un problema irrisolto. Nonostante stia arrivando un nuovo provvedimento che consentirà agli istituti bancari e assicurativi la possibilità di una ulteriore cessione ai propri correntisti, il problema non si risolverà».

«Chiusa la convenzione per finanziare la ricostruzione»

«Sul fronte sisma – sottolinea Moressoni – stiamo, inoltre, osservando che alcuni istituti di credito hanno chiuso anche la convenzione che consente di finanziare la ricostruzione, che, come noto, anche questa è assicurata con il meccanismo del credito d’ imposta. Speriamo non si allarghi ulteriormente anche questo fronte altrimenti gli effetti per le zone terremotate sarebbero tremende».

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